La battaglia di SalaIl diktat del governo a Milano contro il riconoscimento dei figli di coppie gay

Il prefetto, su indicazione del Viminale, ha chiesto al Comune di interrompere la registrazione alla nascita dei bambini di coppie omogenitoriali, avvertendo che in caso contrario sarà annullata dalla Procura. Il sindaco oggi ufficializzerà lo stop al registro anagrafico

Claudio Furlan/LaPresse

Milano è costretta a mettere un freno alle sue battaglie per i diritti civili. E dire addio alla registrazione all’anagrafe dei figli delle coppie omogenitoriali.

Il prefetto di Milano ha chiesto al Comune di interrompere il riconoscimento alla nascita dei figli delle coppie gay e lesbiche, avvertendo che in caso contrario saranno annullati dalla Procura.

Lo stop riguarda i nuovi atti di nascita. Il sindaco Beppe Sala aveva ricominciato a registrare certificati anagrafici con due genitori dello stesso sesso a luglio scorso, spiegando in occasione del Pride che interveniva perché Parlamento e governo non avevano colmato il vuoto di legge sulle famiglie omosessuali, nonostante le ripetute sollecitazioni della Corte costituzionale. Un atto figlio dell’assenza di legislatura sul tema, ha detto spesso Sala, e anche frutto di un’attenzione ai diritti che Milano ha sempre manifestato dalla giunta arancione di Giuliano Pisapia.

Sala ieri ha incontrato l’associazione Famiglie arcobaleno e le famiglie coinvolte spiegando la svolta del ministero e ha promesso che darà «battaglia politica» al governo. Quello che, di fatto, è il primo atto di Giorgia Meloni e del suo ministro dell’Interno Matteo Piantedosi in tema di diritti civili, riguarda centinaia di famiglie milanesi.

La stretta del prefetto, decisa su indicazione del ministero dell’Interno, recepisce la sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite del 30 dicembre, in cui i supremi giudici avevano stabilito che i bambini nati all’estero con la maternità surrogata dovessero essere riconosciuti in Italia come figli di entrambi i genitori con l’adozione in casi particolari, che richiede l’approvazione di un giudice, e non con la trascrizione diretta all’anagrafe. Il 19 gennaio il ministero dell’Interno, in una circolare diretta ai prefetti, ha sottolineato lo stop della Cassazione alle trascrizioni dei certificati dei figli di due padri nati all’estero con maternità surrogata e li ha sollecitati a «fare analoga comunicazione» ai sindaci.

La circolare del prefetto di Milano Renato Saccone però non si limita a trasmettere le indicazioni del governo sui bambini nati con la surrogata all’estero: sollecita a interrompere i riconoscimenti dei figli di due madri nati in Italia e si riserva di dare indicazioni su quelli nati all’estero sempre da due donne. Si legge: «È stato effettuato, da parte di questa Prefettura, un approfondimento – quanto a casi rilevati e a orientamenti amministrativi e giurisprudenziali – relativo alle iscrizioni e alle trascrizioni degli atti di nascita, riportanti dati di genitori dello stesso sesso». E «alla luce del divieto per le coppie composte da soggetti dello stesso sesso di accedere a tecniche di procreazione medicalmente assistita, il solo genitore che abbia un legame biologico con il nato può essere menzionato nell’atto di nascita che viene formato in Italia. Parimenti esclusa è la trascrizione di atti di nascita formati all’estero riconducibili alla fattispecie della maternità surrogata».

Secondo il prefetto, il divieto vale anche per i figli nati all’estero da coppie lesbiche, ma «in ragione dell’assenza di indicazioni normative» ha chiesto un parere all’Avvocatura dello Stato in merito.

Mentre la sentenza della Cassazione dava indicazione di riconoscere con l’adozione in casi particolare i figli di due padri nati con la surrogata all’estero, la giurisprudenza è più incerta sul caso dei figli di due madri nati in Italia grazie alla fecondazione eterologa fatta all’estero. La Cassazione si è pronunciata sette volte contro il riconoscimento alla nascita, ma non a Sezioni Unite (quindi con meno «forza» giuridica), la Corte Costituzionale ha chiesto al legislatore di introdurre un riconoscimento tempestivo, mentre nove tra Tribunali e Corti d’Appello hanno autorizzato i riconoscimenti alla nascita. Proprio sulla base di questa incertezza giuridica alcuni sindaci, tra cui Sala, hanno continuato i riconoscimenti alla nascita. La Cassazione invece finora ha sempre autorizzato la trascrizione immediata dei figli di due lesbiche nati all’estero.

Le associazioni Lgbtq+ chiedono il riconoscimento alla nascita perché tutela di più e in modo più completo i minori. L’adozione dura tanto e dà una genitorialità limitata.

Sala ufficializzerà oggi la sua decisione con una dichiarazione, ma nel frattempo non sono mancate reazioni politiche e non. «Il sindaco ha dovuto cedere al pressing del governo Meloni», ha detto la presidente di Famiglie Arcobaleno Alessia Crocini dopo l’incontro con Sala. E ha aggiunto: «Siamo consapevoli di quanto questo governo si stia adoperando per togliere ogni minimo diritto di cittadinanza alle famiglie omogenitoriali in Italia».

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