Maniere fortiPer negoziare con la Russia bisogna cacciarla dal Donbas e dalla Crimea, dice l’ex capo della Cia

In una intervista al Corriere della Sera, Leon Panetta spiega che nei prossimi mesi Kyjiv deve mostrare al mondo che sta vincendo il conflitto e che può riprendersi la penisola persa nel 2014

LaPresse

Se l’Ucraina vuole costringere Vladimir Putin a negoziare la pace l’unico modo è riconquistare militarmente il Donbass e provare a riprendersi la Crimea. In una intervista al Corriere della Sera Leon Panetta, ex direttore della Cia e segretario alla Difesa sotto la presidenza di Obama, spiega perché l’esercito ucraino nei prossimi mesi dovrà cercare di avanzare il più possibile. Gli ucraini «dovrebbero chiarire che cercheranno di farlo, perché è la cosa che Putin teme: la Crimea è il suo bottino più importante in Ucraina e, se crede che sia a rischio, è il modo migliore per costringerlo a prestare attenzione ai negoziati».

Per questo motivo, secondo Panetta gli Stati Uniti dovrebbero «prendere seriamente in considerazione» l’idea di inviare le armi che servono a Kyjiv, compresi gli aerei caccia F16. Anche perché se l’Ucraina non riuscissce a respingere la Russia il rischio sarebbe quello di una lunga «guerra di attrito, scenario che incoraggerà coloro che non appoggiano la guerra e cercano di minare le politiche degli Stati Uniti e degli alleati. L’Ucraina deve mostrare che sta vincendo la guerra, e deve farlo presto».

Per Panetta è necessario anche riaprire il dialogo con la Cina. Un incontro diplomatico tra Joe Biden e Xi Jinping sarebbe un modo per rasserenare le tensioni politiche degli ultimi giorni, visto che il presidente cinese pochi giorni fa ha detto che da parte degli Stati Uniti c’è una azione di contenimento, accerchiamento e repressione della Cina. «È davvero importante provare ad aprire il dialogo, almeno per sviluppare una linea di comunicazione. E io credo che la Cina potrebbe avere una grande influenza nel cercare di portare Putin a negoziare. Bisognerebbe far pressione su Xi al fine che si muova in tale direzione».

Dialogo sì, ma da una posizione di forza. Washington deve stabilire delle «linee rosse su Taiwan, il Mar Cinese Meridionale, l’Ucraina, ma allo stesso tempo lavorare su quelle aree in cui l’accordo è possibile. Opporsi al dialogo è miope e dannoso. Questo non vale solo per gli Stati Uniti ma anche in Europa. Io capisco che ci sono Paesi che hanno certi legami e aree in cui la relazione con Pechino è importante per loro, perché anche gli Stati Uniti hanno questioni in cui è importante poter dialogare con Xi».