Un ritocco all’insù, ma prudente. Il governo rivede al rialzo le stime di crescita per il 2023, ma non troppo. Secondo fonti del ministero dell’Economia, nel Documento di economia e finanza (Def) che il consiglio dei ministri dovrebbe approvare martedì 11 aprile, il Pil per quest’anno sarà previsto in aumento tendenziale dello 0,9%, superiore quindi allo 0,6% stimato lo scorso novembre nel quadro programmatico della Nota di aggiornamento al Def 2022
Di conseguenza migliorerebbe leggermente anche il deficit di bilancio in rapporto al Pil, scendendo dal 4,5% delle precedenti previsioni al 4,35% nel Def 2023. Le nuove stime, dicono al ministero guidato da Giancarlo Giorgetti, mantengono un approccio «prudente e serio».
La cautela è imposta dalla consapevolezza delle difficoltà legate al Pnrr e al suo potenziale effetto leva. La Corte dei Conti ha certificato la lentezza dell’attuazione del Piano: a fine anno, il livello della spesa cumulata dovrebbe rimanere inferiore di quasi 15 miliardi rispetto al quadro finanziario iniziale, definito dal governo Draghi. Il Def prenderà atto che la spinta sul Pil va ridimensionata. L’effetto positivo sulla crescita (+0,6% rispettivamente quest’anno e il prossimo; +0,7% nel 2025) si appresta a essere tagliato. Da una prima analisi condotta dai tecnici del ministero dell’Economia, l’apporto risulta decisamente inferiore rispetto alle ultime previsioni.
A preoccupare l’esecutivo è anche il rialzo dei tassi d’interesse. Un ostacolo sulla crescita. L’entità del taglio sarà decisa nelle prossime ore. E poi c’è da considerare il Superbonus: lo stop alla cessione dei crediti ha alzato una diga sulle casse pubbliche, ma non ha azzerato l’esborso. Un mix di elementi di pericolo. Proprio ieri l’Ufficio parlamentare di bilancio ha sottolineato che, anche se l’economia mostra segnali di ripresa moderata nel primo trimestre del 2023, «nel medio termine continuano a prevalere rischi al ribasso».
Funzionale al rilancio della pubblica amministrazione, indispensabile per supportare la crescita e il Pnrr, è il decreto approvato dal consiglio dei ministri che autorizza oltre tremila assunzioni, di cui circa due terzi, cioè 1.968, nel comparto difesa e capitanerie: 371 nei carabinieri; 289 nella guardia di finanza; 302 nella polizia, 616 nei vigili del fuoco e 390 nelle capitanerie di porto e nella guardia costiera. Nei ministeri, compresa la presidenza del consiglio, saranno invece assunti 1.057 tra impiegati, funzionari e dirigenti. Prevista anche la possibilità per gli enti locali di stabilizzare il personale che entro il 2026 abbia maturato almeno 36 mesi di servizio negli ultimi otto anni. Tra le novità la possibilità per le amministrazioni di ricorrere anche a lavoratori in somministrazione.
Mentre il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha annunciato per l’anno scolastico 2023-24 un piano di assunzioni a tempo indeterminato di docenti. Si parla di 50mila assunzioni, secondo Repubblica.
Resta invece ancora in bilico la legge sulla concorrenza. Il consiglio dei ministri, per la seconda volta consecutiva, ha esaminano ma non approvato il disegno di legge, che pure rientra tra gli obiettivi del Pnrr. Via libera al decreto legge per contrastare gli effetti della siccità. Verrà istituita una Cabina di regia interministeriale, presieduta dal premier o dal ministro delle Infrastrutture e sarà nominato un «Commissario straordinario» per la scarsità idrica. Il commissario realizzerà gli interventi urgenti decisi dalla Cabina di regia e potrà intervenire con poteri sostitutivi in caso di inadempienza.