Sugli asili nido l’Italia è da sempre agli ultimi posti dell’Unione europea. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, per questo motivo, è previsto l’obiettivo di realizzare più di 260mila nuovi posti entro il 2025. Ma con molta probabilità, scrive La Stampa, resterà un obiettivo «irrealizzabile».
Parlerà anche di questo oggi il ministro agli Affari europei e Pnrr Raffaele Fitto nell’informativa con cui farà il punto in Parlamento in merito all’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Fitto l’ha battezzata «operazione verità», con particolare riferimento alla revisione del sistema di governance, su cui il governo è stato attaccato dalle opposizioni.
Ma l’intervento si concentrerà anche sulla terza e la quarta rata del maxi-finanziamento, che valgono rispettivamente 19 e 16 miliardi. Fitto illustrerà il lavoro fatto negli ultimi giorni per chiudere la trattativa con la Commissione europea e sbloccare così la tranche legata ai 55 obiettivi del secondo semestre dell’anno scorso. I tecnici europei stanno esaminando i documenti, l’auspicio è che i soldi possano arrivare a inizio maggio.
Numeri e date saranno funzionali, nel ragionamento del ministro, a spiegare che la colpa non può essere scaricata sul centrodestra al governo. Poi toccherà ai 27 obiettivi che vanno raggiunti entro il 30 giugno. E qui Draghi non c’entra. Fitto non nasconderà le difficoltà. Parlerà di «criticità». La prima è l’obiettivo intermedio sugli asili, una seconda riguarda la costruzione di impianti per il rifornimento delle auto a idrogeno.
Il problema asili, ben presente ai tecnici fin da Mario Draghi, è fra le più discusse a Palazzo Chigi sin da allora: i tempi dei Comuni sono troppo lunghi. La scorsa settimana, durante una lunga riunione a Chigi, Fitto ha discusso del problema con il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara. Quando il problema non sono i meri ritardi burocratici, c’è da fare i conti con decine di richieste di modifica dei progetti. Per accelerare i tempi, il ministro degli Affari europei e Valditara hanno chiesto aiuto alle strutture provinciali del Tesoro.
Una volta approvato in via definitiva il decreto per la riforma della governance del piano, ora il ministro deve correre per colmare i ritardi accumulati anche a causa di un provvedimento che ha paralizzato gli uffici ministeriali.
Fitto oggi ufficializzerà in via preventiva la difficoltà a raggiungere gli obiettivi di giugno. Un’ammissione particolarmente delicata. Anche perché il governo stesso, dopo aver promesso la completa revisione del piano entro il 30 aprile, ora ha preso tempo fino alla scadenza legale del 31 agosto. Per cui ora «tocca rispettare le scadenze intermedie», dice una fonte tecnica, sotto la garanzia dell’anonimato, alla Stampa. «A voler essere onesti, il governo non ha compreso fino in fondo la complessità amministrativa del Pnrr. L’attivismo politico di Fitto è apprezzabile, parlare con il commissario competente (Paolo Gentiloni, ndr) è sempre utile, ma conta anche la capacità della tecnocrazia di rispondere alle obiezioni dei singoli funzionari di Bruxelles».
Ora che il decreto di riforma dei poteri del Piano è approvato, Fitto cerca di far ripartire la macchina burocratica. Chiara Goretti, fin qui la responsabile della struttura di missione a Palazzo Chigi, dovrebbe restare ai vertici della struttura.
Entro un mese ci sarà un quadro preciso di tutti i ritardi del Pnrr: Palazzo Chigi sta raccogliendo i documenti per la relazione semestrale al Parlamento. Fitto spera così di poter dimostrare le responsabilità diffuse che stanno rallentando l’attuazione del Piano. «Siamo arrivati qui a ottobre, ci vuole malafede per sostenere che è tutta colpa nostra», va dicendo il ministro.