Le nomine della premierLa lista delle scelte di Meloni per i vertici delle grandi aziende di Stato

La presidente del Consiglio è al suo primo test per il consolidamento del potere. La partita principale è sulle cinque big: Eni, Enel, Leonardo, Poste e Terna. Scelte centrali anche per tenere le redini del Pnrr

LaPresse

Ci sono ancora 48 ore per chiudere la partita dei 135 incarichi da affidare nella galassia delle società pubbliche. A partire dalle cinque big: Eni, Enel, Leonardo, Poste e Terna.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni è al suo primo test per il consolidamento del potere e del suo governo. E la prova di forza della leader sta mettendo sotto pressione i partiti. Anche perché il progetto della premier è di nominare, entro giovedì, uomini da lei indicati nelle posizioni apicali proprio delle cinque big.

Roberto Cingolani è il nome che tiene ancora in sospeso tutte le caselle. All’ex ministro della Transizione ecologica Giorgia Meloni aveva promesso la guida di Leonardo ed è a quella promessa che la premier vuole tenere fede. Ma non è così semplice.

I ministri leghisti Giancarlo Giorgetti e Matteo Salvini puntano a ottenere almeno la presidenza dell’Eni. Meloni invoca «competenza», ha preteso l’ultima parola su tutti i profili dei manager e punta a fare il pieno, cinque ad su cinque, a dispetto dei desiderata della Lega.

In cima c’è Claudio Descalzi, inamovibile come ad di Eni. «Descalzi all’Eni non si tocca e alle Poste resta Matteo Del Fante», aveva avvertito la presidente. C’è poi l’ipotesi della prima donna destinata ad approdare al vertice di una società pubblica quotata in Borsa, cosa di cui Meloni aveva parlato in occasione dell’8 marzo. Si parla di Giuseppina Di Foggia, ceo di Nokia Italia, per la guida di Terna.

Il Corriere, citando fonti di governo confermano, dice che «Giorgia è irremovibile, non ascolta nemmeno i ministri di Fratelli d’Italia». Francesco Lollobrigida non sarebbe riuscito a imporre Maurizio Ferrante alle Poste. A mani vuote anche Guido Crosetto, che pensava di affidare Leonardo a Lorenzo Mariani, ceo di Mbda Italia.

In Enel, al posto di Francesco Starace, Meloni è determinata a promuovere come ad Stefano Donnarumma, ora in Terna, nonostante la contrarietà iniziale di Salvini e Giorgetti che avrebbero preferito una personalità di maggiore esperienza. La seconda ragione per cui i riflettori sono puntati su Enel è l’opportunità di affidare il ruolo di presidente a Paolo Scaroni. Il manager che per nove anni guidò l’Eni è l’uomo per il quale Silvio Berlusconi, prima del ricovero, si sarebbe speso con forza attraverso Gianni Letta e Antonio Tajani. Ma Meloni starebbe valutando per la presidenza anche Luciano Carta, ora in Leonardo. La premier è tra coloro che rimproverano a Scaroni l’accordo con Gazprom e i rapporti passati con Putin.

Come scrive Lucia Annunziata sulla Stampa, la partita delle nomine può dare alla premier più poteri e più strumenti per portare avanti il malandato Pnrr. Le prime cinque aziende partecipate di cui si discute valgono in borsa 141 miliardi e da sole possono diventare il core della messa a terra del piano. Con un accentramento delle decisioni. Qualche giorno fa il sindaco di Milano Beppe Sala lo ha detto senza troppa felicità: «Alla fine il Pnrr si farà con Eni, Enel e Leonardo».

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