Note architettonicheDa Mozart a Jimi Hendrix, le mitiche case dei musicisti ricordate da Roberto Cacciapaglia

Le dimore (spesso dimenticate) degli artisti più famosi della storia vengono “esplorate” dal compositore e pianista milanese nel suo ultimo disco

The main room of 23 Brook Street, now Handel & Hendrix in London. Credit Michael Bowles-Handel & Hendrix in London

La storia di Jimy Hendrix che compone le sue ultime cose tra le pareti che hanno accolto Haendel qualche secolo prima è affascinante. Ci sono luoghi che ispirano e luoghi che trattengono la creatività di chi li ha vissuti per poi restituirla. Ecco perché andare in giro per le case dei musicisti: raccontano i loro abitanti. Roberto Cacciapaglia ha un legame speciale con i luoghi. Racconta dell’isola di Vulcano, di Botany Bay in Inghilterra, del cimitero di Venezia, di una grotta in Persia dove chiunque entrasse piangeva.

Di quest’ultima non sappiamo granché, se ne parla in un libro di Gurdjeff, grande maestro del nostro musicista, ma non importa: è il significato che esprime a costituire senso per la musica di Cacciapaglia, insieme ad Assisi, Gerusalemme e altri luoghi sacri. Ma di tutti questi luoghi in realtà quello della sua ispirazione è quello interiore. Prima viene il “dentro”, poi si trasforma in musica per diventare il “fuori”. «Prendiamo Mozart. Non cancellava mai una nota, le sue partiture sono impressionanti. E quel piccolo padiglione in legno in cui si è ritirato per comporre Il flauto magico è sensazionale», spiega Cacciapaglia.

credits of Handel & Hendrix in London – Front elevations sketch

Si tratta di una casetta in legno vicino al teatro di Emanuel Schikaneder, cantante e impresario amico del compositore che gli commissiona l’opera. Sembra una piccola baita di montagna, egualmente spartana. «Oppure a casa di Beethoven. La cosa che colpisce maggiormente sono gli strumenti che utilizzava per sentire. Si complicano insieme alla sua sordità, sempre più importante, e trasmettono la fatica, il dolore e l’urgenza che aveva nel comporre la sua musica. È qualcosa di veramente struggente», continua Cacciapaglia, che si sofferma sull’assenza di un sentire così grande da diventare dolore.

Ora giunge a Torre del Lago, a casa di Giacomo Puccini: «Un luogo incredibile quello di Torre del Lago già dal punto di vista naturalistico, con quello specchio d’acqua quasi spettrale. Anche la casa lo è. Dentro c’è tutto, il suo mondo, fatto di poche cose in verità, soprattutto del suo pianoforte. Si capisce la sofferenza, la fatica nel comporre… una figura decisamente anti-verdiana».

credits of Handel & Hendrix in London – Handel & Hendrix event

Torna l’intenzione. Forse è proprio l’intenzione a rimanere impressa tra le mura di quelle case, così come nell’animo del pubblico quando ascolta la musica. «La musica si incontra al di là dei generi, a questo ho lavorato sin da quando ero studente. La musica mi pone davanti allo specchio come la meditazione e la contemplazione. Il luogo della musica è quello dove si perdono le radici, è la luce. E gli Invisible Rainbows che danno il titolo al mio nuovo disco sono in noi. Sono la nostra intenzione».

Si siede al pianoforte e suona una sola nota. Schiaccia un tasto distrattamente, poi respira, si concentra, lo schiaccia di nuovo. Sembra un altro suono… «Se entro in uno stato di profondità il suono esce come una freccia e raggiunge la stessa frequenza di chi ascolta. Pitagora parlava di note sferiche che si riempiono di contenuto interiore». Musica e matematica. Anche l’architettura è matematica, c’è qualche affinità tra il costruire un edificio e il costruire una partitura, chiedo. «Forse sì. Perché suoni e luoghi si armonizzano e poi resta un’energia particolare, che quei luoghi conservano. Il suono come ho detto è una freccia, ma anche un ponte. La musica è la più intima delle arti, ma anche la più sociale, è libera e ha la capacità di liberare chi ascolta… La musica è condivisione, come quella di uno spazio».

The Magic flute House on the Kapuzinerberg. Photo by Würthle & Sohn Salzburg around 1885.

Ci sono luoghi particolari di ispirazione per lei? «Parto sempre dall’interno, compongo spesso a casa o in studio, ma anche camminando per strada o sul treno. Porto con me i luoghi, anche quelli naturali, che spesso mi catturano perché tengono insieme tutti gli elementi. Sono cresciuto con una mamma siciliana molto legata ai ritmi della natura. Mi spiegava che dopo il tramonto, tutta la natura si ferma. È una pausa di circa quaranta, quarantacinque minuti prima che venga buio. Allora arriva la notte, il momento di espirazione della terra. Fino all’aurora, seguita da circa quaranta, quarantacinque minuti di sospensione prima dell’alba, del giorno, quando la terra inspira.

Questa, mi diceva la mamma, è la respirazione a livello planetario. Il mio lavoro inizia sempre dal silenzio, dal mare calmo, per entrare dentro di me in uno spazio abbastanza profondo. Il resto viene da sé». E cosa accade? «Scrivo il suono nudo. Lo distinguo da quello sociale, delle maschere, dal suono cioè che si veste nelle diverse epoche, nei luoghi, nelle architetture, negli abiti, negli oggetti del tempo in cui viene composto. Io cerco l’essenza e la personalità dell’uomo, un po’ come quello che si può esperire in una cappella, l’edificio noto a tutti più vicino all’eterno».

Casa di Puccini

Invisible Rainbows è il nuovo disco di Roberto Cacciapaglia, uscito il 24 febbraio. Compositore e pianista, si diploma in composizione sotto la guida di Bruno Bettinelli presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano, dove studia anche musica elettronica e direzione d’orchestra. Lavora allo studio di Fonologia della Rai e collabora con il CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) di Pisa, studiando le applicazioni del computer in campo musicale. Protagonista della scena musicale internazionale più innovativa per la sua musica, che integra tradizione classica e sperimentazione elettronica, pubblica il suo primo disco nel 1974 con l’etichetta tedesca Ohr, “Sonanze”, primo LP quadrifonico pubblicato in Italia, ed entra in contatto con gruppi come Popol Vuh e Tangerine Dream. Da allora non ha più smesso, collaborando con realtà internazionali. È fondatore e dirige “Educational Music Academy”, accademia musicale che nasce nel 2012 con l’obiettivo di dare voce ai giovani talenti.

Roberto Cacciapaglia