Il vino come sua ragione di vita, farlo riscoprire prodotto agricolo la sua missione. Stiamo parlando di Sofia Pepe. Figlia d’arte di Emidio Pepe, segue le orme del padre, affiancandolo nel lavoro in vigna dall’età di diciotto anni. Grazie alle sue doti diplomatiche e al suo essere paziente osservatrice, si guadagna presto la fiducia e il rispetto del veterano che gli affida così il suo sapere enologico e, con esso, il controllo della cantina. Erede di un tale scrigno di conoscenza, oggi Sofia è responsabile dei diversi lavori compiuti in campo e nella vinificazione. Al contempo, conduce l’azienda, non da sola però. «Siamo tre generazioni che lavorano insieme – racconta infatti – Abbiamo l’esperienza delle persone adulte, mamma e papà ultranovantenni, io e mia sorella e, infine, l’energia dei giovani. I nipoti lavorano infatti già a pieno ritmo in azienda».
Emidio e Rosa, Sofia e Daniela, Chiara ed Elisa, una famiglia appunto, mossa ogni giorno da quella visione che aveva spinto il capostipite a fondare la sua piccola realtà vinicola nel 1964. Quella stessa visione da preservare è per lui anche il segreto della sua «giovinezza interiore» nonché essenza del progetto Pepe, sintetizzata da Sofia nell’impegno di «lavorare in maniera naturale e genuina, rispettando il vino come essere vivente». «In vino vita» è infatti il loro slogan, il principio portante della loro filosofia, applicata ogni giorno in quel lembo di terra, nella parte settentrionale dell’Abruzzo, dove sorge la loro azienda e casa, a Torano Nuovo. Tra le sponde del Mar Adriatico da un lato e il Gran Sasso dall’altro, i suoli ricchi d’argilla particolarmente drenanti, la posizione dei vigneti perfettamente esposta, la rilevante escursione termica e il vento costante hanno reso questo territorio da sempre a vocazione vinicola. Un territorio che si è rivelato d’elezione per i diciassette ettari di vigneti autoctoni di Montepulciano e Trebbiano entrambi d’Abruzzo e oggi anche di Pecorino, della famiglia Pepe da più di sessanta anni, scelto per natura. Ed è proprio ascoltandola, conoscendo le sue potenzialità, credendo nelle sue forze che Sofia, il suo team e l’ancora preziosa guida di Emidio mantengono questo terreno vivo per vini vivi, applicando i valori della biodinamica.
Avvicinatisi al movimento nel 2005, la giovane erede sottolinea in realtà come tali pratiche agricole fossero già «consuetudine» a Casa Pepe. Il rifiuto della chimica, il rispetto delle fasi lunari, l’obiettivo di avere un terreno «vivo e strutturato» erano state infatti le colonne portanti del metodo di lavoro adoperato dal padre sin dall’inizio. Oggi, inoltre, utilizzano preparati biodinamici e sovesci per riattivare i microrganismi del suolo, rianimando e arricchendo così la sostanza organica. Lasciano crescere la vegetazione spontanea, ottenendo e custodendo così quella biodiversità essenziale per assicurare la presenza delle famiglie di lieviti innescanti le fermentazioni spontanee. Il prodotto dell’azienda agricola Pepe è infatti un vino definito «naturale». Non viene realizzato snaturando la sua origine agricola, ma anzi, come afferma con chiarezza Sofia, «prendendo il meglio che la natura ci dà nella nostra zona» e adottando metodologie che la rispettino il più possibile. La raccolta delle uve avviene esclusivamente a mano e con essa tutto il processo di vinificazione. Illustra infatti la viticoltrice: «L’uva bianca è pigiata con i piedi, quella rossa viene diraspata a mano. I vini non fanno legno, ma due anni in vasche di cemento e poi invecchiamento in bottiglia», che pioneristicamente Emidio ha destinato anche alle bottiglie del Montepulciano d’Abruzzo, permettendogli di raggiungere la sua migliore espressione.
Il metodo della famiglia Pepe è quindi, come da loro definito, «genuino», «artigianale» in ogni sua fase, pensato per ottenere un vino che possa farsi espressione identitaria del territorio, del suo clima, della stagione in cui viene prodotto quanto del carattere unico dei suoi vigneti. Proprio la condivisione di questa idea di produzione vinicola e di vino ha siglato nel 2005 l’incontro tra l’azienda familiare abruzzese e il movimento delle Triple A. «È stato veramente un matrimonio bellissimo. C’è grande rispetto da parte di tutti e due» esorta entusiasta Sofia. Come perfetti coniugi, lei con la sua famiglia e Luca Gargano della “Velier” si sono trovati «sulla stessa lunghezza d’onda», si sono fatti forza a vicenda, crescendo insieme, cambiando negli ultimi venti anni la percezione e il mercato dei vini «genuini» e «artigianali». Come lei stessa nota: «C’è molta più attenzione, più consapevolezza di quello che si beve, delle persone che si hanno di fronte e dei prodotti che riescono a produrre, di avere qualcosa di vivo davanti». Una consapevolezza questa che i Pepe cercano di alimentare quotidianamente, aprendo le porte della vecchia casa di Emidio, nel contesto della loro tenuta, ad appassionati di vino quanto a impavidi curiosi. Un soggiorno presso l’“Agriturismo Emidio Pepe” vuol dire vivere infatti un’esperienza non solo rilassante, ma, al contempo, formativa: «una full immersion» alla scoperta del loro «organismo agricolo». È prevista infatti una visita ai campi in cui è prodotta la variegata biodiversità di culture. Questa è impiegata per arricchire i suoli e restituire alla natura quanto preso, nonché per preparare il menu stagionale servito dal ristorante della struttura quattro volte alla settimana. La giornata continua con una visita alla cantina di produzione e a quella di invecchiamento e si conclude con una degustazione delle annate più giovani dell’azienda. Un percorso a tappe, che contribuisce in modo interattivo e stimolante a formare il cliente del presente e del futuro a una nuova immagine del vino. «Non più una moda – come afferma determinata Sofia – ma prodotto apprezzato nella sua personalità, grandezza, genuinità».