Non solo matrimoni Guida ragionata al mondo dei confetti

Matrimoni, certo, ma anche cresime, battesimi, prime comunioni: i confetti sono compagni nelle occasioni più importanti delle nostre vite. Abbiamo chiesto a Giorgia Fantin Borghi come sceglierli e servirli nel miglior modo possibile

Foto di Luigi Pozzoli su Unsplash

Non passano mai di moda. I confetti sono una presenza simbolica e immancabile in tutti i grandi momenti di festa delle nostre vite. «A volte ci sono altre tendenze momentanee che lo sorpassano ma il confetto è senza tempo, soprattutto il classico con la mandorla di Avola». Giorgia Fantin Borghi, esperta di arte della tavola, organizzatrice non solo di matrimoni, ma di ogni genere di eventi legati all’arte del buon ricevere, ci svela tutti i segreti dei confetti. Con la bella stagione si apre il periodo di matrimoni, cresime, battesimi, prime comunioni, tutti momenti in cui il confetto è assoluto protagonista: cerchiamo di capire come sceglierlo e come proporlo ai nostri invitati nel modo più corretto ed elegante possibile.

Modi e mode
«Quello che non va più di moda – spiega Fantin Borghi – è la “confettata”, un tavolo separato dove servire ogni genere di confetti. Oggi nei matrimoni si preferisce inserire i confetti nel tavolo dei dessert, come dolcetti da degustazione. Si possono scegliere tre, quattro o cinque qualità, ma non deve mai mancare l’Avola. In ogni caso occorre prestare attenzione ai confetti “sfusi”: fino quando il Covid non ci ha portato a modi più urbani, c’era la pessima abitudine di prenderli con le mani direttamente dai contenitori in cui venivano serviti. Secondo il galateo del matrimonio più tradizionale, dovrebbe essere proprio la sposa, con l’aiuto del marito, a girare fra i tavoli distribuendo i confetti, che andrebbero versati dalla ciotola direttamente nelle mani degli invitati con l’aiuto di un cucchiaio d’argento, generalmente un oggetto prezioso di famiglia parte addirittura della dote». Una scelta sicuramente coreografica ma davvero poco funzionale. Meglio, forse, optare per soluzioni più pratiche, ad esempio «una bella palettina con cui riempire dei sacchettini: ogni convitato ne potrà prendere una parte da gustare sul posto e altri da portare a casa».

Un discorso a parte merita la bomboniera: «Negli ultimi anni quelle “solidali” sono andate per la maggiore. Si consegna un sacchettino con i confetti e un foglio (o pergamena) con una scritta simile a “l’equivalente della nostra bomboniera è stato devoluto in beneficenza”. Ma, se devolvere una parte dei propri denari è certamente scelta lodevolissima dal punto di vista etico, risulta però assai poco elegante informare della cosa tutti gli invitati: la beneficenza non si espone pubblicamente. Meglio rassicurare gli sposi: anche un semplice sacchettino sarà assolutamente apprezzato e ben accolto dagli ospiti rispettando nel contempo tradizioni e galateo che non impone certo un regalo sfarzoso ma un semplice (e doveroso) ringraziamento.

Il termine bomboniera deriva dall’utilizzo di una preziosa scatolina porta dolcetti, bon-bon appunto, che spesso veniva regalata come segno ben augurante. Considerando comunque la possibilità di fare agli ospiti un piccolo regalo, con il tempo si è pian piano optato per altri oggetti, più semplici magari, eppure in qualche maniera personalizzati: dal fazzolettino ricamato alla pianticella, dal vasetto di miele alla mini-bottiglia di olio locale, sempre con etichette create ad hoc. Nulla di tutto questo è obbligatorio ovviamente, ma ritengo che sia comunque molto gentile lasciare anche solo un piccolo regalo per dire “grazie” a chi ha voluto condividere con noi un momento importante».

«Un’altra moda del momento sono le dragées, praline simili a confetti ma ripiene di un cuore morbido, ricottine, cioccolato, creme di vari gusti. Una scelta un po’ esterofila, sicuramente apprezzata dagli ospiti a cui però, nel caso fosse necessario operare una scelta, io personalmente preferirei il classico italianissimo confetto. Ma si sa, i gusti sono gusti!».

Storia e tradizione
Il confetto è parte integrante della nostra cultura. «Il confetto – sottolinea Giorgia Fantin Borghi – è qualcosa che va di pari passo con la tradizione e un filo superstizione: pare che sia immancabile come porta fortuna, se mancasse a un matrimonio gli invitati più “adulti” storcerebbero di certo il naso. Ha anche a che fare con l’essenza stessa del matrimonio, con il nostro passato, con tutti quei riti che rafforzano l’importanza di un passo che è decisivo nella vita degli individui, ma anche nella struttura della società, con il volersi bene, il sostenersi, con quel “per sempre” che oggi non è più scontato ma è ancora bellissimo. I confetti sono parte della nostra cultura letteraria: li citano Boccaccio, Manzoni, Leopardi, hanno una storia che inizia ai tempi di Roma antica, quando erano preparati con frutta secca e miele. Successivamente e fino al diciottesimo secolo venivano ricoperti con zucchero di canna, raro e pregiato, ed erano considerati un prodotto di lusso, così come di lusso erano le preziose e raffinate bomboniere che li racchiudevano. Solo con l’avvento dello zucchero di barbabietola si iniziò a trasformarli in un dolce alla portata di tutti».

Sempre dispari, come le rose
Ovviamente il bianco è il colore da privilegiare, anche in occasioni diverse dal matrimonio: «Per il matrimonio il bianco è di rigore, per un battesimo si possono scegliere confetti di colori tenui come il rosa o l’azzurro, ma personalmente preferisco ancora il bianco preparando belle confezioni e giocando con i colori di sacchetti e nastrini. Per altre occasioni, come una laurea, occorre tenere conto che ai ragazzi in realtà non piace proporli, preferiscono cose meno demodé, come un semplice aperitivo. Nel caso di una cresima o di prima comunione, se si festeggia in casa, o comunque in un contesto informale, un’ottima scelta può essere raccogliere i confetti in una bella zuppiera e mettere a disposizione una paletta o un cucchiaio per servirsi e alcune ciotoline dove appoggiare i dolcetti per mangiarli con calma. Eventuali sacchettini possono essere proposti a parte, con un regalino se lo si desidera. Dovremmo sempre ricordarci di usare i guanti nel preparare i sacchettini fatti “in casa”. In ognuno disporremo cinque confetti (o comunque in numero dispari) preferibilmente avvolti in una velina per alimenti, per motivi igienici. Un po’ di ovatta posta sul fondo renderà il sacchettino molti più pieno e morbido. Un bel nastro per decorare il tutto e il gioco è fatto».

Quali confetti?
Come sempre la qualità gioca un ruolo fondamentale. Vi sono marche di confetti che sono una garanzia in questo senso, come Pelino, Maxtris, Buratti, Crispo, Mucci, Romanengo 1780, solo per citarne alcuni, ma un buon consiglio è di andare ad assaggiarli: «Se si ha la fortuna di avere vicino a casa una pasticceria che li produce a un costo ragionevole perché non rivolgersi a loro? Basta andare e assaggiare. In bocca dobbiamo sentire un confetto morbido, croccante ma amabile al morso, non deve intaccare il lavoro del nostro dentista, ma darci una sensazione di gradevolezza. Le mandorle possono essere di varie grandezze (dette calibro) ma devono comunque risultare croccanti, compatte e non eccessivamente dolci perché anche l’equilibrio di dolcezza è dato da una confettatura realizzata con zucchero di buona qualità. È d’obbligo comunque far sempre attenzione alla scadenza dei confetti e, specie d’estate, conservarli in un luogo fresco (ma mai in frigorifero). Scegliamo comunque prodotti italiani, i nostri sono i migliori: quelli di Sulmona sono forse i più noti, grazie a una tradizione ben radicata, ma la produzione che nel tempo si è sviluppata in molte altre regioni d’Italia come la Sicilia, la Puglia, l’Umbria e ovviamente anche la Lombardia, è assolutamente ottima! Se mai volessimo poi abbinare un buon vino alla distribuzione dei confetti, scegliamo un ottimo spumante italiano, perché con una coppa di Franciacorta e un confetto di qualità si è davvero in paradiso».

Giorgia Fantin Borghi, Ph Orlando Salmeri