Alzi la mano chi non sarebbe curioso di assistere, da ospite o anche solo da spettatore, al banchetto per l’incoronazione di re Carlo III. Non possiamo certo essere lì, ma possiamo raccontare i risvolti gastronomici della giornata, tenendo presente in primo luogo che si tratterà di un «banchetto di Stato, dove vigeranno le norme stabilite da Elisabetta: no a crostacei e aragoste, dunque, no ad aglio e soffritti, per consentire a tutti di godere il menu senza rischi per la digestione». A guidarci in questo viaggio tra i sapori di una tavola da favola è Luisa Ciuni, giornalista e scrittrice, vera e propria autorità in materia di Windsor, tema cui ha dedicato diversi libri.
Lamprede come draghi
È lei a spiegarci come Carlo dovrà affrontare un assaggio a dir poco insolito: «La lamprey pie, torta di lamprede, verrà servita a Carlo, e lui dovrà mangiarla. Se i cuochi di corte non riusciranno a trovare le lamprede, dovranno trovare qualche pesce simile per sostituirle». Le lamprede sono infatti ormai rarissime: solo impropriamente considerate pesci, sono in realtà dei vertebrati primitivi, parassiti dalla bocca circolare irta di denti. Proprio il loro aspetto spaventoso le rende protagoniste della insolita torta salata che Carlo si troverà nel piatto: «Mangiare la lamprey pie è un segno di forza e potere, un simbolo di vittoria: il re deve trionfare su qualcosa di oscuro, un po’ come San Giorgio che uccide il drago. È una tradizione che risale al Medioevo: Elisabetta l’ha mangiata, tutti i re d’Inghilterra l’hanno mangiata».
Il big lunch
Da una torta salata all’altra, da una tradizione antichissima a una moderna: «Il big lunch – spiega Ciuni – è un grande picnic esteso a tutti i sudditi. Nei giardini di Buckingham Palace, e contemporaneamente nei giardini, nelle terrazze, ma anche nelle strade, di tutto il Paese si allestirà un picnic, così che tutti festeggino idealmente insieme. Protagonista sarà la Coronation Quiche, torta di verdure molto semplice, scelta da Camilla e proposta con un servizio più informale, semplificato rispetto a quanto previsto dal cerimoniale di un classico tè inglese. Fave e spinaci sono i protagonisti del piatto. La ricetta è stata fornita ai sudditi insieme alle foto, in modo che chi vuole cimentarsi ai fornelli la possa riprodurre».
Verdure e gusti semplici
Del resto, si sa, Carlo è un appassionato degli ortaggi: «Non è vegetariano, ma ama molto le verdure, che devono provenire dalla sua tenuta di Highrove. È attentissimo al cibo: vuole avere frutta e verdura fresca, miele delle sue api. Teniamo presente che avere ortaggi freschi e “a chilometro zero” in Inghilterra non è qualcosa di semplice, quasi scontato, come lo è da noi, anche per un fatto banalmente climatico. Ovviamente Carlo ha sempre dovuto viaggiare, e in viaggio ha sempre mangiato in base alle diverse situazioni, e ovviamente nei banchetti ci sono cibi internazionali. Ma quando è a casa sua mangia in modo molto salutare, tanto che si vanta di non aver preso neanche un chilo di peso in trent’anni. Beve poco, anche perché tende spesso a lavorare anche di notte. È molto austero. Non è incline alle golosità, ma è molto preciso su quello che trova in tavola, i suoi lussi sono lussi da principe. Un esempio? Carlo ama molto le uova, che vuole bollite per 2-3 minuti, a un punto di cotture difficilissimo da indovinare anche per gli chef: per questo gliene portano sei, in sei diversi punti di cottura, in modo che almeno un uovo incontri il suo gusto. Mangia cacciagione, e i salmoni che lui stesso ha pescato: in questo senso si rivela molto moderno, perché quello che viene cacciato o pescato deve essere consumato». Niente sprechi, insomma, soprattutto se si parla di uccidere un animale. E pochissime concessioni alla gola: «Ama l’Italia e la cucina italiana lo ingolosisce, anche se, ha detto, in Italia non si riesce mai a capire quando finirà un pranzo».