La fissazioneL’infantilismo di destra e sinistra, e l’infinita illusione contiana del Pd

Ho vinto io, no tu no: le scaramucce tra i leader e l’inesauribile miraggio dei Democratici di costruire con Conte un’alleanza anti Meloni, nonostante il leader grillino continui a cercare di scavalcare i dem e a trattare posticini con il Governo

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Uno dei motivi della distanza tra la politica e i cittadini è certamente dovuto all’infantilismo, chiamiamolo così, dei leader quando ognuno dice ho vinto io e l’altro gli risponde no tu no, in un penoso rimpiattino nel quale i fatti vengono regolarmente piegati alla propria propaganda. Da questo punto di vista ieri è andato in scena una specie di commedia tra le due donne al comando del governo e dell’opposizione, Giorgia Meloni ed Elly Schlein, ognuna delle quali, come i pugili alla fine del match, ha alzato il braccio in segno di vittoria. Tutto per autoconvincersi che le cose vanno bene, sia per il governo che per il Partito democratico. Si dirà che da anni succede sempre così, ma forse da due donne, e specie da una newcomer, ci si poteva aspettare qualcosa di più serio. Non ha vinto nessuna delle due, in parole povere. L’Italia non è tutta in mano a Giorgia Meloni e non guarda più di tanto a Elly Schlein. I partiti di governo hanno preso quel che dovevano prendere pur senza sfondare – qui ha ragione Elly – e il Pd è uscito dalla sala di rianimazione: ma era il minimo sindacale. 

Dopodiché non è da amministrative parzialissime come queste che si possono ricavare chissà quali segnali generali, e dunque si potrebbe lasciare Meloni&Schlein rimirarsi ai rispettivi specchi e chiudere qui la lettura del voto di domenica e lunedì, aggiungendo solo che ovviamente i ballottaggi saranno importanti per avere qualche piccola indicazione in più, in particolare se il Pd prenderà Vicenza, dopo il bel risultato di Brescia, dove evidentemente il sindaco uscente Emilio Del Bono ha davvero lasciato un terreno fertile. 

Schlein ieri è apparsa particolarmente euforica forse anche perché crede di poter leggere in questo voto qualcosa di più della relativa tenuta del suo partito, come un barlume di strategia, di prospettiva politica, in questo drammatico deserto dominato dalla destra. Può darsi che sulla base dell’effetto ottico causato dal sistema elettorale delle amministrative, che premiano lo schema del fronte contro fronte, la segretaria del Pd stia accarezzando l’idea, appunto, di metter su un fronte anti-Meloni che non potrebbe non passare per Giuseppe Conte e Sinistra italiana (i due partiti del Terzo Polo da parte loro guardano alle elezioni Europee con il proporzionale). 

Se questa è l’ipotesi di lavoro del nuovo gruppo dirigente del Pd, in perfetta continuità con quelli precedenti (diciamo che Francesco Boccia ne è il trait d’union vivente), i problemi però sono sempre gli stessi di questi anni. Soprattutto due. Primo, la permanente debolezza strutturale del Pd, certo meno drammatica dell’era Letta che continua a bloccarlo, più o meno, sulle solite percentuali (e infatti anche in queste amministrative nel voto di lista il partito di Schlein non è che sfondi, anzi): siamo sempre sul 20 o poco più. 

Se questo dato non cambia c’è poco da fare. E per cambiare non c’è che una strada: andare a prendersi i voti dall’altra parte del campo, cosa difficilissima in una fase in cui la destra è molto forte e certo non agevolata da questa evidente radicalizzazione del Pd che parla sì al suo elettorato ma non conquista nulla in più. 

Secondo problema, il Movimento 5 stelle. Credere che Conte sia automaticamente alleabile solo perché al governo c’è questa destra è una sciocchezza, e infatti neppure Schlein ci crede fino in fondo. Conte, ormai è talmente chiaro, continuerà a zompettare tra la concorrenza al Pd scavalcandolo a sinistra mentre il giorno dopo, o il giorno stesso, tratta con Meloni posti e posticini (il caso Rai, lo avevamo scritto mesi fa, è eclatante, senza contare le nomine del presidente della Vigilanza, quella di Alfonso Bonafede, forse dello stesso Di Maio): pertanto l’avvocato del popolo, per come è fatto lui, non potrà mai essere un alleato affidabile, ben che vada il Pd potrà fare con i post-grillini qualche battaglia parlamentare ma finché nel Movimento 5 stelle non succederà qualcosa di profondo parlare di intese organiche è parlare del nulla cosmico. La strada dunque è davvero lunga, per Elly Schlein, la quale può anche gioire ma giusto il tempo di una conferenza stampa. Poi i riflettori si spengono e la realtà non si ferma a Brescia.

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