Oleksandra MatvijčukLa Russia si è macchiata di crimini orribili per decenni ed è rimasta impunita

Una pace giusta per l’Ucraina passa anche dalle aule dei tribunali internazionali sui crimini di guerra, dice a Linkiesta la presidente del Centro per le libertà civili che ha vinto il Premio Nobel per la Pace 2022. Sarà ospite venerdì 16 giugno all’evento organizzato da Linkiesta e Il Parlamento europeo a Napoli

Javad Pars/Pool via AP | Associated Press/LaPresse

Oleksandra Matvijčuk è un’avvocata ucraina, presidente del Centro per le libertà civili, che assieme a lei è stata insignita dall’Accademia di Svezia del Premio Nobel per la pace. La sua organizzazione svolge dal molto tempo sul territorio un’azione fondamentale di tutela della democrazia, dello Stato di diritto e cerca di attutire a livello psicologico e sociale i danni permanenti del conflitto. La sua storia politica è la storia di una generazione che dalla Rivoluzione della dignità in poi ha visto l’Europa non come un’idea ma come un approdo.

È ormai passato più di un anno dall’invasione russa dell’Ucraina, cosa deve fare a suo avviso la comunità internazionale per aumentare la consapevolezza nell’opinione pubblica che in Ucraina si gioca una partita essenziale per il futuro delle democrazie?
Quando è iniziata l’invasione su larga scala, il mondo democratico ha detto «aiutiamo l’Ucraina a non perdere» e l’Ucraina ha iniziato a ricevere le prime armi per difendersi, ma ora è il momento di passare a un’altra narrazione ovvero occorre dire «aiutiamo l’Ucraina a vincere velocemente». C’è un’enorme differenza tra «aiutiamo l’Ucraina a non perdere» e «aiutiamo l’Ucraina a vincere velocemente» perché senza avere un obiettivo comune, non possiamo avere una strategia comune. E ora è il momento di farlo. Abbiamo passato un anno a parlare di carri armati Leopard, di jet da combattimento e molte altre questioni. Per gli ucraini il tempo significa urgenza, il tempo si traduce in numerosi morti sul campo di battaglia nei territori occupati, non abbiamo tempo per le attese e le indecisioni.

Raggiungere una pace giusta passa anche per la giustizia nelle aule dei tribunali internazionali sui crimini di guerra che la Russia sta commettendo in Ucraina. Talmente tanti e vasti da far pensare che il Cremlino pensi non solo alla vittoria ma all’impunità…
Tutto ciò che stiamo affrontando in Ucraina è il risultato della totale impunità commessa dalla Russia per decenni. Le truppe russe hanno commesso crimini orribili in Cecenia, Moldavia, Georgia, Mali, Siria e Libia e non sono mai state punite. Ciò ha portato a una situazione in cui la Russia ha iniziato a credere di poter fare ciò che vuole. Non c’è nessun motivo militare per colpire civili, per deportare bambini. Non c’è motivo di costringere le persone a scendere in cantina e sparare alla gente, non c’è motivo di usare i carri armati per disperdere i corpi nelle strade, non c’è motivo di irrompere in casa di qualcuno, uccidendo il proprietario e violentando sua moglie davanti ai suoi figli. La Russia si è sempre macchiata di crimini orribili perché ha potuto, ecco perché lottiamo per la giustizia, perché solo con la giustizia si può ottenere una pace sostenibile nella nostra parte del mondo, dove per decenni la Russia ha usato la guerra come strumento per raggiungere i suoi interessi geopolitici utilizzando i crimini di guerra come metodi.

C’è un uso politico da parte di Putin dei crimini di guerra quindi e come cercate di contrastare i danni permanenti sulla popolazione?
Esatto, la Russia usa i crimini di guerra come metodo e infligge deliberatamente dolore ai civili. È un modo attraverso il quale cerca di spezzare la resistenza della gente e dividere il paese. Ciò porta a una situazione in cui milioni di persone soffrono e necessitano di assistenza psicologica. Questo ci ha spinto a creare una soluzione, come affrontare questo problema, perché milioni di persone non possono avere accesso alle cure psicologiche e significa che dobbiamo dare la priorità alle categorie di persone che hanno bisogno di tale assistenza psicologica più di altre, ad esempio le persone che sono sopravvissute alla prigionia russa e sono state sottoposte a torture orribili, orribili! Ho parlato con persone che sono state picchiate, stuprate, schiacciate in scatole di legno, a cui hanno rotto le dita, staccato le unghie, che sono state torturate con l’elettricità e molte altre forme di tortura. Parallelamente, dobbiamo aumentare la consapevolezza generale tra gli ucraini su come fornire assistenza psicologica a loro stessi, essere più sensibili ai segnali inviati dal proprio corpo, farne una routine quotidiana, è una necessità quando si è in guerra e ogni giorno vivi nell’incertezza più totale. Non lo sappiamo cosa succederà stasera alla nostra famiglia.

Le istituzioni europee non hanno ancora inserito il Gruppo Wagner tra le organizzazioni terroristiche poiché c’è un iter abbastanza lungo da seguire. Cosa ne pensa?
Abbiamo bisogno che le istituzioni europee e i governi nazionali chiamino le cose per quello che sono. La Russia usa il terrore contro i civili per ottenere il controllo sui territori e sterminano deliberatamente le persone attive localmente: preti, giornalisti, volontari, artisti, sindaci e il gruppo Wagner è uno dei più crudeli nell’uso di questo terrore. Sa che reclutano criminali dalle carceri russe per prendere parte alla guerra russa contro l’Ucraina? Inoltre usano questa crudeltà come fonte per arrivare alla mente delle persone. Denominando le cose per quelle che sono e riconoscendo Wagner come un’organizzazione terroristica, possiamo limitare la loro possibilità di ottenere denaro da diversi continenti e questo è qualcosa che doveva essere fatto ieri.

Nelle sue parole c’è forza e chiarezza, ma nello sguardo si intravede una linea di dolore molto forte. Oltre le sue responsabilità pubbliche come sta vivendo questo conflitto?
È difficile. Non puoi essere preparato per un’invasione su larga scala. Ho documentato il tutto dall’inizio della guerra, ma anche io con tutta la mia conoscenza, tutta la mia esperienza sul campo, non ero preparata a tanta crudeltà e dolore umano. È una guerra vera, è molto difficile dal punto di vista professionale, dal punto di vista personale, tutto ciò che chiamiamo vita normale, che solitamente diamo per scontato come la possibilità di andare a lavorare e affrontare le faccende familiari, è scomparso in un attimo e si è schiantato nel nulla. Tutto ciò che consideriamo normale nel ventunesimo secolo, quando i razzi ci consentono di attuare viaggi su Marte, ora si trasforma nel medioevo osservando cosa fa la Russia contro civili, donne e bambini. Mi creda non riesco a trovare parole adatte per esprimere tutto questo, non riesco davvero. Un giorno forse riuscirò.

Oleksandra Matvijčuk sarà ospite venerdì 16 giugno alla Fondazione Foqus di Napoli (Portacarrese a Montecalvario, 69), la vice presidente del Parlamento europeo Pina Picierno organizza con Linkiesta un evento per parlare del ruolo delle istituzioni europee nel mondo tra conflitti, democrazia e diritti umani.

Questa è la prima di tre interviste de Linkiesta alle donne che combattono il regime di Putin e l’invasione russa in Ucraina. 

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