Esiste un posto, a Torino, dove camminare tra le nuvole. Non c’è altro, lassù, se non le montagne, naturalmente il Monviso che quando la giornata è nitida fa da sfondo a tutti gli altri rilievi e poi, sotto, la città. Ma questo luogo sospeso, a differenza di edifici che svettano sul capoluogo piemontese come la Mole, per citare il più famoso, è una strada. In un attimo siamo a New York, a passeggio lungo gli ex binari di quella che fu la ferrovia, opera straordinariamente innovativa che passava in altezza, per non dar fastidio ai pedoni-pedestri e poi oggetto di un riuso straordinario che ne ha fatto una passeggiata proprio per loro, per i pedoni-pedestri.
Così a Torino la pista di collaudo della 500 si trova sopra il tetto del Lingotto, la fabbrica che la produceva. Qualcosa di visionario, veramente: la linea di produzione dell’auto si sviluppava in altezza, fino, appunto, al collaudo su una pista con due curve paraboliche posizionata sopra. Sopra a tutto. Dal 2022 è una strada di Torino, un giardino pensile con oltre quarantamila piante di trecento specie autoctone e opere d’arte (di undici artisti diversi) disseminate lungo la passeggiata.
Proprio lungo questa strada sospesa, anzi nel punto più intrigante, ha appena inaugurato l’opera di Dominique Gonzalez-Foerster, un gigantesco murales sulle pareti esterne di una delle due paraboliche. Sono i muri di contenimento di una curva sensazionale, disegnata da una linea azzurra che indica ai visitatori di non avvicinarsi troppo all’opera. O meglio, di non raggiungere il punto più ripido della curva: si potrebbe perdere l’equilibrio. In effetti la parabolica disorienta, causa vertigini e perdita di stabilità. Come l’opera che la ricopre interamente. Si intitola Pistarama, in ordine agli altri panorama pensati e realizzati dall’artista francese sempre con l’obiettivo di avvolgere il pubblico nella storia per creare connessioni con il futuro.
Pistarama infatti conduce dritti nella storia di Torino, tra le lotte degli operai che quella pista di collaudo l’hanno avuta tra le mani, tra le proteste delle donne, gli interventi artistici e cinematografici, tutti volti a sostenere i diritti civili e a battersi per la loro difesa. Ma poi, a guardare bene, dentro ci sono storie lontanissime da Torino, vicinissime alle lotte che hanno animato le sue strade, ma distanti per geografia.
C’è anche Alice, in un paese distopico, che si muove tra le manifestazioni oppure compare più vicina ai bordi mentre tiene in braccio un dodo, anche lui proveniente da un mondo che non c’è… una promessa, come la volpe, come i volti che emergono da un muro a pietra, quasi muschi di una citazione di Paul Moreau-Vauthier (Le monument oublié de ménilmontant, Parigi 1909). Il cinema (Alberto Lattuada e Vittorio De Sica, Michelangelo Antonioni e Andrej Tarkovskij), Monica Vitti e gli artisti dell’Internazionale situazionista, Carol Rama, Edvard Munch (con il suo Nietzsche) e poi anche Rita Levi Montalcini, Felix Guattari, Pier Paolo Pasolini, Maria Callas, Carlo Mollino, e le (tantissime) foto di Paola Agosti.
Tecnicamente, è un’enorme carta da parati (resistente alle intemperie), risultato di una stampa da file. Ma quel file è a sua volta un enorme e meticoloso collage di storia e di storie, realizzato dall’artista insieme ai più importanti archivi torinesi e quelli personali degli artisti, a Internet, allo staff curatoriale e all’immaginazione. O forse a una linea politica, simile a quella linea azzurra che collega tutta la pista: portare le proteste sul tetto del Lingotto, portare i diritti civili, tutti, in una strada nuova, sospesa, disorientate anche, ma dalla storia molto concreta come pista 500.
Pistarama di Dominique Gonzalez-Foerster è la storia delle persone del luogo, è accettare la responsabilità storiografica, è un non-monumento (nell’era in cui i monumenti vengono abbattuti) di arte pubblica, è il cambiamento sociale narrato in un collage. Il cambiamento fatto dalle persone, dal basso. Il corpo sociale, unico, compatto che si muove nello spazio, in realtà sfaccettato, composito, composto di volti, idee, pensieri diversi al punto da disorientare. Da camminare piano piano su quella curva che andrebbe affrontata in velocità per non cadere.
Per non cadere questa volta invece occorre rallentare. Andare lenti, contro tempo, forse, rispetto al presente, cercare nei passi di quei cortei tutte le facce, tutte le idee, tutte le proposte per difendere l’uomo, i suoi diritti e la sua libertà. Andando incontro a un’opera non certo innovativa per tecnica e per forma, ma così densa da fare di una parabolica un luogo di contemplazione.