Chi l’ha detto che il vino può invecchiare solo in cantina? Sappiamo bene che oltre alle botti in legno ci sono i fusti di acciaio, i tank di cemento, le anfore di terracotta: tutti metodi che, con risultati molto diversi, conferiscono specifiche complessità ai vini e ne determinano uno stile. Se è proprio vero che alcune delle ricette più note della gastronomia mondiale arrivano da eventi casuali o errori in cucina, è altrettanto vero che alcune disgrazie non hanno portato solo sciagure ma anche incredibili scoperte. È il 16 luglio del 2010 quando una squadra di sommozzatori al largo delle Isole Åland, nel Mar Baltico, ritrova una nave affondata nella metà dell’Ottocento. (S)Fortuna vuole che il vascello trasportasse 168 bottiglie di champagne, quarantasette di queste appartenenti alla Maison Clicquot. Siamo tra la Svezia e la Finlandia, dove i mari sono particolarmente freddi, bui e molto profondi. Con grande stupore le bottiglie ritrovate non sono andate a male e anzi, il vino al loro interno si è trasformato in bevanda dolce, quasi gradevole in qualche modo. Questo poteva voler dire solo una cosa: che le profondità del mare con le sue particolari condizioni ambientali di luce e temperatura avevano creato un ambiente ideale per l’invecchiamento del vino. Inutile non immaginare quanto stupore questo fenomeno abbia scatenato nei comparti più tecnici della Maison Clicquot tanto da spingersi a voler approfondire l’episodio. Cellar in the Sea nasce a questo proposito, come un esperimento – ancora prima che un progetto – per testare limiti e opportunità di questa cantina naturale. Come è tipico nello spirito ottimistico e avventuriero del brand, si è quindi scelto di fare un test: un primo lotto di bottiglie è stato collocato nelle Crayères della Maison, le cave di gesso situate sotto la città di Reims nella regione della Champagne. Nello stesso momento, un secondo lotto di bottiglie è stato posizionato all’interno del Caveau di Åland, un contenitore appositamente studiato per resistere sui fondali del mare e che riproduce le stesse condizioni di temperatura, luce e pressione che erano state rilevate nel relitto originario.
Con il suo basso livello di salinità – venti volte inferiore a quello dell’Oceano Atlantico – e una temperatura costante di circa quattro gradi, il Mar Baltico si è rivelato essere una portentosa cantina naturale da invecchiamento. Quale champagne è stato scelto per questo test? Una selezione di bottiglie di Yellow Label (sia in formato da 0.75cl che Magnum), Vintage Rosé 2004 e Demi-Sec. Qualora l’invecchiamento in sé non andasse a buon fine l’esperimento resta un modo per testare le qualità e l’andamento del vino, le sue possibili condizioni di conservazione, la sua evoluzione in situazioni anomale e non ancora studiate con attenzione. Veuve Clicquot intende recuperare le bottiglie ad intervalli regolari di cinque anni, tanto per assaggiare il vino quanto per sottoporlo ad analisi scientifiche da laboratorio. In occasione del solstizio estivo 2023, che cade esattamente oggi 21 giugno, verrà effettuato un nuovo assaggio dalle profondità degli abissi così come delle bottiglie custodite a Reims.
Al di là dell’interesse enologico, c’è un motivo più emozionante ancora per cui Cellar in the Sea merita di essere raccontato, ovvero il “viaggio solaire”, come lo ha definito la Maison, che l’azienda ha voluto costruire per gli amanti più appassionati dello Champagne e della sua storia. Un progetto aziendale che si apre al pubblico e diventa viaggio itinerante, attraverso gli stessi luoghi che ne compongono le singole tappe. L’esperienza ha inizio nella Champagne con un garden lunch tra i vigneti e l’orto di Verzy: lo storico Cru della Maison Veuve Clicquot. Continua quindi nelle Crayères citate prima, dichiarate patrimonio Mondiale dell’Unesco poi trascorrere una serata all’Hotel du Marc, la residenza privata di Veuve Clicquot. La cena di gala sarà ispirata a La Grande Dame de la Champagne ovvero inequivocabilmente Madame Clicquot. Dopo una prima parte del viaggio su suolo francese, si volerà verso nord per raggiungere lo storico veliero Albanus, originario del 1988. La traversata prevede di raggiungere l’isola di Silverskår, dove sono previste due notti immersi nella natura più selvaggia e incontaminata. Musiche tradizioni, esplorazioni dell’isola e pesca locale sempre rigorosamente accompagnati da ottime bollicine. Lo Chef de Caves Didier Mariotti coinvolgerà̀ gli ospiti nell’arte della degustazione, esplorando con loro le più̀ rare annate della Maison. Alcuni fra i migliori chef stellati della regione serviranno piatti tradizionali ispirati alla gastronomia locale e agli ospiti verrà data la possibilità di conoscere il sommozzatore dell’operazione, colui che in persona scoprì il relitto nel 2010. Chi tra i partecipanti avesse esperienza di immersioni subacquee potrà scendere con lui in profondità per vedere lo straordinario Caveau di Åland, dove si trovano le preziose bottiglie. L’organizzazione ha pensato davvero a tutto e in particolar modo a salvaguardare l’esclusività di un viaggio per pochi fortunati senza far mancare racconti e aneddoti sulle bottiglie che animano Cellar in the Sea. Per l’ultimo giorno è prevista la celebrazione del sole di mezzanotte, che risveglierà gli ospiti con una elegante colazione allestita sull’isola.