L’incontro tra la creative director ed Enrico Peruffo, con alle spalle una famiglia con più di quarant’anni di esperienza orafa, arriva nella volontà comune di portare nella gioiellerie una visione più vicina al fare arte. Marta Martino, con un background nel fashion e collaborazioni con realtà come Antwerp Six/Ann Demeulemeester, Max Mara e New York Industrie, e nessuna esperienza nel Jewelry Design, si è affidata alla sua sensibilità artistica, che da sempre l’ha portata, nella sua pratica, a sperimentare con medium e linguaggi multiformi.
«La moda ti abitua sempre a guardare qualcosa che non sia già lì», spiega. «Mi sono sempre mossa nell’avanguardia, più che nel recupero e nella nostalgia. Il mondo del fashion è abituato alla velocità e al futuro, è iper-attento e tentacolare. Non mancano i riferimenti storici, ma bisogna sempre essere proiettati. Questo, insieme al fatto di dover partire da zero – come era stato anche all’inizio del mio lavoro nella moda -, è stato di grande aiuto».
La parola d’ordine era rompere gli schemi, riformulare, e per iniziare da zero nel suo percorso con Peruffo, la designer è partita da una decostruzione, una decomposizione: «La prima cosa che abbiamo fatto è stata distruggere un mio anello, un bellissimo pezzo della mia collezione personale, degli anni Quaranta», spiega. «L’ho portato alla persona con cui lavoravo alla produzione e gli ho chiesto “possiamo distruggerlo e ricomporlo diversamente?”. Per me era un modo facile per iniziare, avevo bisogno di partire da qualcosa di conosciuto».
Proprio da questo primo tentativo arriva uno dei gesti più radicali e iconoclasti della gioielleria firmata da Martino, che diventerà uno dei segni particolari delle collezioni Peruffo: «L’anello aveva delle baguette laterali e una grossa pietra rettangolare sopra, li ho presi e rovesciati con la punta insù e ho cominciato a intuire, a vedere qualcosa. Mi sono tolta dalla comfort zone estetica di un oggetto “bello”, mi sento sempre sicura quando mi allontano dal bello». Non sono solo canoni estetici quelli che vengono sovvertiti, ma anche le regole della tradizione orafa e dell’utilizzo delle pietre, che rimangono nei tagli classici, ma rese mute dal loro ribaltamento.
La punta, la piramide, la borchia: Square è la prima collezione vera e propria di Marta Martino per Peruffo, e la Stud la sua firma, l’elemento che diventa identitario. L’ispirazione è il mondo del piercing, il pensiero corre agli anni Novanta come alla storia dell’arte, ai poliedri rinascimentali, alle astrazioni geometriche di Kandinsky. Una collezione severa e punk allo stesso tempo, che porta già i semi delle sculture in movimento che saranno il nucleo fondante di tutte le collezioni future, a partire da Slide.
Se la musica è una delle principali fonti creative, l’onda sonora è la realizzazione formale di questa ricerca cinetica. «Ho notato spesso che la forma delle onde sonore ricorda da vicino le forme dei miei pezzi», afferma la designer. «Sono arrivata con l’idea di creare un gioiello in movimento, non statico, ma volevo che avesse un’immagine molto precisa da steso, con una forma riconoscibile ma inafferrabile. Abbiamo applicato lo stesso concetto anche agli anelli, che forse erano i pezzi più “disturbanti”, perché pieni di aghi, che andavano stondati per non fare male. Ma ci siamo accorti subito che quella sarebbe stata la svolta. Abbiamo acquisito nuove macchine laser che ci hanno permesso di sperimentare ancora di più con il disegno e il movimento. Quel tipo di onda ha una sua grazia, e la collezione Guitar, secondo me, è dove ha trovato il suo apice. Ne sono molto fiera».
Tra i materiali più amati ci sono le perle, apparentemente in contraddizione con lo spirito più punk e grunge che sottende il lavoro di Martino. «Non ho più paura che sia visto come bon ton, per me la perla è come la t-shirt bianca. Mi diverte sempre recuperare elementi molto basic dell’immaginario e riutilizzarli in maniera diversa. È interessante come si possa sempre recuperare e riscrivere qualcosa a partire dalle basi: non si potrebbe fare con qualcosa super decorato e connotato. Con il basic c’è sempre spazio per la reinterpretazione».
Se dovesse indicare il suo preferito, tra i tanti gioielli realizzati per Peruffo, Marta Martino sceglierebbe il punto zero della sua ricerca: il piercing. E la forza del suo lavoro è tutta lì – nell’essere riuscita a creare nel panorama della gioielleria contemporanea internazionale degli instant classic che riescono a parlare a diverse generazioni. Nelle sue collezioni si possono trovare l’eleganza senza tempo dei materiali, un approccio artistico e prezioso ai gioielli da corpo, e la forza genderless dell’estetica del presente. Gioielli destinati a restare per raccontare uno zeitgeist ancora sfuggente.