«Solidarietà obbligatoria»L’accordo al ribasso tra i governi europei su migranti e richieste di asilo

Dopo sette anni di negoziati, raggiunta un’intesa poco ambiziosa sulle modifiche al regolamento di Dublino, che in realtà restringe alcuni diritti degli immigrati. Ora dovrà passare dal Parlamento europeo prima di entrare in vigore

AP/Lapresse

Alla fine l’accordo sul nuovo Patto per l’Asilo e Migranti è stato trovato. Durante il consiglio Affari interni a Lussemburgo, i Paesi europei hanno raggiunto un’intesa per aggiornare, dopo sette anni di negoziati, le procedure di frontiera e la gestione dell’asilo per i migranti.

L’accordo prevede che tutti gli Stati partecipino alle redistribuzione dei migranti o in alternativa versino un contributo di 20mila euro a migrante al fondo comune per la gestione delle frontiere esterne («solidarietà obbligatoria»); l’esame delle domande di asilo dovrà avvenire con una “procedura di frontiera” e concludersi entro 12 settimane; il periodo durante il quale uno Stato ha la responsabilità dei migranti arrivati sul suo territorio passa da 12 a 24 mesi; in materia di rimpatri, gli Stati membri avranno autonomia nel definire un Paese di partenza o transito come “sicuro” e quindi potranno attuare i rimpatri anche verso uno Stato di semplice passaggio.

La discussione è stata segnata dalla contrapposizione tra Italia e Germania. Roma ha spinto per avere più elasticità sui rimpatri in modo da poterli effettuare anche verso i Paesi di transito, mentre Berlino richiedeva standard più elevati nel definire la sicurezza dei Paesi in questione. «Abbiamo rifiutato le compensazioni in denaro, preferendo dirottarle a un fondo comune per gestire la dimensione esterna all’Unione. L’Italia non diventerà un centro di raccolta», dice il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi al Corriere.

Nel voto finale, Polonia e Ungheria hanno votato contro le nuove regole, mentre Malta, Lituania, Slovacchia e Bulgaria si sono astenute. Stavolta il voto richiedeva la maggioranza qualificata (il 55 per cento degli Stati membri e il 65 per cento della popolazione).

Per il nostro Paese, però, grandi passi avanti non ci sono stati. Il concetto base dell’intesa è quello della «solidarietà obbligatoria». Niente a che vedere con i ricollocamenti obbligatori, ovvero l’obiettivo principale che si era posto il governo Meloni. E di certo si tratta di una riforma assai meno ambiziosa di quella proposta dal Parlamento Europeo nel 2018 e mai approvata dal Consiglio Ue.

La riforma approvata prevede quindi che in caso di ingenti arrivi di richiedenti asilo una quota venga trasferita in altri Paesi. Non tutti però parteciperanno a questi ricollocamenti: i governi potranno scegliere di pagare 20mila euro per ogni richiedente asilo che non accoglieranno. Nella proposta del 2018 i ricollocamenti invece erano obbligatori per tutti i paesi dell’Unione, punto molto osteggiato dai paesi dell’Est.

Ai Paesi di frontiera come l’Italia, la Grecia e la Spagna verrà poi chiesto di rafforzare i controlli per evitare i cosiddetti movimenti secondari, cioè gli spostamenti dei richiedenti asilo verso i Paesi del Nord Europa.

L’Italia poi aveva chiesto maggiori garanzie sui cosiddetti “Paesi terzi”, cioè i paesi di transito dei migranti che cercano di arrivare in Europa, per favorire eventuali accordi sulla gestione dei migranti. Come quello che l’Italia ha sottoscritto con la Libia. Roma ha così ottenuto che in futuro questi accordi potranno essere più semplici. «Volevamo che non passassero formulazioni dei testi che depotenziassero la possibilità di fare accordi con Paesi terzi, sempre nell’attuazione della proiezione sulla dimensione esterna», ha detto Piantedosi alla fine dell’incontro del Consiglio.

Dopo il viaggio dei giorni scorsi di Meloni in Tunisia e in vista del ritorno della premier a Tunisi previsto per domenica con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e il primo ministro olandese Mark Rutte, si evince che il governo vorrebbe negoziare con la Tunisia accordi simili a quelli in vigore con la Libia, con procedure più rapide di respingimento per i migranti che non sembrano avere i requisiti per potere ottenere l’asilo.

L’accordo trovato nel consiglio Affari interni sarà discusso nelle prossime settimane dal Parlamento europeo. Per approvarlo definitivamente ci sarà tempo fino ai primi mesi del 2024.