EcopragmatismoI Verdi tedeschi non sono (più) estremisti, ma la retorica dei loro alleati favorisce AfD

A differenza dei liberali, che li attaccano, e della Spd di Scholz, gli ambientalisti non sono calati nei sondaggi rispetto alle ultime elezioni. In diversi Länder esprimono un ceto dirigente locale e hanno dimostrato un realismo, apprezzato dagli elettori, sull’invio di armi all’Ucraina

Il ministro dell'Economia tedesco Habeck con Lindner
AP Photo/Markus Schreiber

Nelle ultime settimane, il gradimento del governo tedesco presso l’elettorato è sempre più scarso: diversi sondaggi mostrano un grande scetticismo verso l’operato del cancelliere Olaf Scholz e della maggioranza, e questo si riflette nelle intenzioni di voto, che vedono i tre partiti di governo (socialdemocratici, verdi, liberali) perdere diversi punti percentuali.

Questa situazione è dovuta principalmente alla fase che il Paese sta attraversando. L’inflazione, l’aumento dei costi e la conseguente perdita del potere d’acquisto di molte persone si coniugano male con la necessità di portare avanti alcune politiche ambientali, e stanno creando una polarizzazione sempre maggiore tra coloro che non vogliono retrocedere sulle questioni climatiche e chi invece ne questiona la priorità visto il clima di emergenza.

All’interno del governo, questo scontro vive soprattutto nella contrapposizione tra i Verdi e i liberali della Fdp. Christian Lindner, ministro delle Finanze e leader dei liberali, negli ultimi tempi sta aumentando la conflittualità con gli alleati, mirando a far apparire i Verdi come un partito di pericolosi estremisti ambientali le cui proposte, se seguite fino in fondo, metterebbero in ginocchio l’economia e si ripercuoterebbero soprattutto sulle famiglie e sui lavoratori.

Nelle ultime settimane, ad esempio, Lindner ha ritirato il sostegno del suo partito a una proposta di legge, prevista nel contratto di governo, che prevede la messa al bando di nuovi impianti di riscaldamento a petrolio o a gas (molto frequenti in Germania), stabilendo che ogni nuovo impianto deve essere alimentato al sessantacinque per cento da rinnovabili, anche tramite all’installazione di pompe di calore. Secondo i liberali, infatti, la legge causerebbe un aumento dei costi per i privati, dovuti all’installazione delle pompe (per le quali si prevede però una quota di contributi statali).

La narrativa di Lindner non è solo appannaggio dei liberali: tanto nei cristiano-democratici quanto soprattutto nell’estrema destra di Alternative für Deutschland presentare i Verdi come troppo radicali e accreditarsi come difensori dei risparmi delle famiglie è funzionale a capitalizzare un certo malcontento popolare, e la crisi di consenso che ne deriva per il governo.

Più di un anno fa, i Verdi erano in testa ai sondaggi e sembravano avviati a una grande vittoria elettorale. La rimonta della Spd ha poi visto vincere i socialdemocratici, ma i voti dei Verdi (che nel 2022 hanno ottenuto il quindici per cento, un risultato che li rendeva centrali per ogni coalizione) sono stati determinanti per far sorgere l’attuale maggioranza e per prevedere nel programma di governo una serie di proposte chiave sui temi ambientali.

Il programma dei Grüne era un programma progressista, con alcune proposte più radicali di altre e molto ancorato ai temi ambientali: accanto alla tassa patrimoniale, ad esempio, figuravano la riforma in senso più progressivo della tassazione, il voto ai sedicenni e il bando al carbone e al gas (due fonti molto utilizzate in Germania) nel 2030 e nel 2040.

Storicamente diffusi tra i fundis, l’ala più intransigente del partito, e i realos, più orientati al compromesso, i Verdi negli anni hanno dimostrato di non essere privi di realismo e di disponibilità a raggiungere un accordo politico per obiettivi ritenuti prioritari. Durante le consultazioni di governo, ad esempio, insieme ai socialdemocratici hanno ammorbidito alcune proposte (come quella già citata sulla patrimoniale) per raggiungere l’indispensabile accordo con la Fdp.

Anche la delicata fase di progressivo abbandono del gas russo ha visto ha visto i Verdi essere percepiti positivamente, grazie a Robert Habeck, co-leader dei Verdi e ministro dell’Economia e della Protezione Climatica, il quale oggi vede però l’apprezzamento scendere sensibilmente a causa dello scontro innescatosi sulla linea dei Verdi.

Ancora più emblematico di un certo pragmatismo, forse, è il loro convinto supporto alla fornitura di armi all’Ucraina: nonostante il loro pacifismo identitario, i Verdi hanno da subito posto l’accento sulla difesa dell’Europa e del diritto internazionale, incalzando Scholz nei momenti di titubanza, in una situazione che a qualcuno ha ricordato la celebre vicenda dell’assenso dato negli anni Novanta, sotto la guida di Joschka Fischer, all’intervento Nato nei Balcani.

Il partito, inoltre, governa in coalizione in diversi Länder (anche tra i più popolosi) esprimendo da tempo un ceto dirigente locale, in grado di relazionarsi con altre forze politiche ed esprimendo istanze di settori e categorie presenti nei diversi contesti.

Nonostante la radicalità di alcune proposte sia sempre stato un tratto distintivo dei Verdi, il partito è tradizionalmente legato all’Ue e critico verso Russia e Cina, caratteristica che aiuta a non essere percepiti come estremisti (nell’anno precedente le elezioni, i sondaggi hanno mostrato diverse persone della base di Cdu e Spd dichiarare la loro intenzione di voto per i Verdi).

Per questi motivi, presentare i Verdi come dei pericolosi estremisti può essere pienamente razionale all’interno dello scontro politico, ma rischia di essere poco corrispondente alla realtà. In effetti, tra le forze di governo sono l’unica che oggi si attesta all’incirca sulle stesse percentuali ottenute alle elezioni del 2022 (cioè al quindici per cento): un segnale del fatto che, se è vero che il partito non sta guadagnando nuovo consenso, non sta nemmeno perdendo il sostegno della sua base.

Il contrario di quello che sta succedendo ai socialdemocratici (passati dal 25,7 per cento del 2022 al diciannove per cento di media nei sondaggi) ma soprattutto ai liberali, che dall’11,5 per cento delle scorse elezioni oggi si attestano intorno al sei per cento.

Il Politbarometer di Zdf rilasciato a fine maggio, una rilevazione che si svolge circa due volte al mese per vagliare l’opinione dell’elettorato sui temi caldi dell’attualità politica, ha visto il cinquantasei per cento delle persone intervistate esprimersi in favore della legge sulle pompe di calore. Alla domanda sull’implementazione delle misure climatiche il trentaquattro per cento ha risposto che queste sta procedendo troppo velocemente, contro il sedici per cento che ritiene giusti i tempi e il quarantadue per cento che ha addirittura replicato che servirebbe più rapidità.

Guardando ai sondaggi, dunque, sembra che la narrazione che mostra i Verdi come degli estremisti stia avendo successo verso una parte minoritaria, seppur certamente non irrilevante, della società tedesca. A beneficiare della crisi di governo e del malcontento di alcuni settori dell’elettorato, inoltre, più che la Fdp di Lindner, è soprattutto l’estrema destra di AfD, che negli ultimi sondaggi è attorno al dicassette per cento, un vero e proprio record per il partito.

Le elezioni sono ancora lontane, la situazione evolverà presto e così i rapporti tra le forze di governo: ad oggi, però, non solo la linea di Lindner sembra non sembra far breccia verso una larghissima parte dell’elettorato, ma lungi dal guadagnare supporto per il suo partito si sta rivelando funzionale al portare consenso all’estrema destra.