Labour WeeklyL’appalto non è (ancora) un algoritmo

Gli imprenditori più spregiudicati cercano di nascondersi dietro un’applicazione dello smartphone per esternalizzare il lavoro a basso costo. Un risparmio di breve periodo che può diventare una perdita consistente in caso di contenzioso

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L’appalto è un contratto attraverso il quale un soggetto – che chiameremo committente – remunera un altro – che chiameremo appaltatore – per lo svolgimento di una determinata opera o di un servizio. L’appaltatore deve avere un’organizzazione e dei mezzi adeguati per lo svolgimento delle attività richieste dal committente. Questo significa che l’appaltatore deve esercitare effettivamente sia il potere organizzativo sia quello direttivo sul personale. Nel caso in cui i lavoratori siano gestiti direttamente dal committente, si verifica un comportamento illegittimo tecnicamente definito come “intermediazione illecita di manodopera”.  I dipendenti che hanno subito questo illecito possono chiedere che venga accertata la costituzione di un rapporto di lavoro subordinato con il committente.

Negli ultimi anni, la tecnologia ha stravolto l’organizzazione del lavoro. I software e gli algoritmi governano l’attività lavorativa di milioni di persone. Anche i lavoratori che svolgono le loro mansioni nell’ambito di un contratto di appalto non fanno eccezione. Il problema sorge quando il software non è di proprietà dell’appaltatore ma è gestito direttamente dal committente.

La questione è stata affrontata anche dalla Corte di Appello di Venezia, che ha recentemente qualificato come “intermediazione illecita di manodopera” l’organizzazione della prestazione lavorativa di alcuni dipendenti dell’appaltatore attraverso un software gestito dal committente che impartiva continuamente disposizioni ai lavoratori.

Il carattere impersonale dei software e degli algoritmi può generare degli abusi analoghi a quello affrontato dalla Corte di Appello di Venezia. Gli imprenditori più spregiudicati cercano di nascondersi dietro un’applicazione dello smartphone per esternalizzare lavoro a basso costo. Un risparmio di breve periodo che può diventare una perdita consistente in caso di contenzioso. L’appalto non può essere utilizzato esclusivamente come uno schermo per risparmiare sul costo del lavoro, nemmeno se gestisci un software. Detto in termini più ermetici, l’appalto non è (ancora) un algoritmo.

*La newsletter “Labour Weekly. Una pillola di lavoro una volta alla settimana” è prodotta dallo studio legale Laward e curata dall’avvocato Alessio Amorelli. Linkiesta ne pubblica i contenuti ogni. Qui per iscriversi

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