Coffee Culture Il giro del mondo in una tazzina

L’espresso è la bevanda che più di tutte rappresenta lo stile italiano nel mondo. Ma, a partire proprio dal caffè, possiamo scoprire un universo di declinazioni e ispirazioni che lo rendono protagonista e lo trasformano in tante bevande diverse. Per un viaggio nel gusto e nella ritualità

Foto di Daria Yakovleva su Pixabay

Se chiudiamo gli occhi per un istante e pensiamo all’italianità nel mondo, ci possono venire in mente tante cose. Il caffè è senza dubbio una di queste. Un qualcosa a cui difficilmente sappiamo rinunciare. Una bevanda che firma il nostro essere italiani e che per molti rappresenta una coccola, il risveglio al mattino, un momento di pausa da godersi con in mano una tazzina bollente.

L’espresso disegna la quotidianità, scandisce i minuti e li alleggerisce quando diventano pesanti. Ci segue, ci accompagna. Anche quando viaggiamo in giro per il mondo. Perché noi, noi italiani, al bar ordiniamo sempre lui, l’espresso. E se invece ci lasciassimo guidare, più che costringere da lui? Se ci lasciassimo andare, proprio all’insegna della sua bontà?

Foto di Blake Verdoorn su Unsplash

L’espresso, più di tante altre cose, infatti, racconta il percorso del gusto, il suo peregrinare tra storie e persone e la contaminazione tra culture e sapori. Se è vero che si tratta di una bevanda tipicamente italiana, nata nel nostro Paese lo scorso secolo, è altrettanto vero che oggi, oltre ad essere consumato nella sua purezza, è alla base di tante altre bevande, che sono diventate con il tempo iconiche di città e destinazioni.

Ci piace l’idea di poter viaggiare attraverso il caffè. Immaginare luoghi anche lontani dal nostro o momenti da vivere in una qualche città d’arte, in compagnia di un espresso. Espresso che però si traveste per diventare qualcosa di diverso e integrarsi con la cultura e il paesaggio circostanti.

Il caffè è diventato, infatti, una bevanda trasversale, di quelle in grado di mescolarsi con altri ingredienti, cambiare l’ordine della composizione e trasformarsi. Il mondo dell’espresso è variegato e racconta un substrato di piacere da bere in diverse forme e sostanze. A seconda del luogo in cui ci si trova.

Un ingrediente protagonista, tante bevande diverse
Paese che vai, espresso che trovi? Più o meno, si potrebbe abbozzare. La realtà pero è ben diversa. L’espresso è protagonista, ma si declina in tante preparazioni che prendono il via da usi e costumi differenti. Caffè lungo, doppio, schiumato, macchiato. Ci basterebbe fare un semplice salto a Trieste per comprendere la complessità che si cela dietro un caffè. Avete mai provato a ordinare nel capoluogo giuliano un espresso? Un Nero, un Nero in B, un Capo in B: sembrano nomi in codice, eppure è il modo in cui i triestini esprimono il loro caffè del cuore. Potremmo davvero parlare di una coffee culture che si sposta e si contamina di suggestioni. In Italia e nel resto del mondo.

Partiamo, ad esempio, dal più classico cappuccino, quello che accompagna le colazioni al bar di milioni di persone. Ne esistono diverse versioni, tra cui quella classica e quella XL e le sue origini, benché sia considerata una bevanda italiana al 100%, sono da ricercarsi a Vienna, secondo una leggenda che ha a che fare con un frate e un caffè tanto amaro da richiedere l’aggiunta del latte. Oggi esiste proprio la versione alla viennese, una variante che prevede un ciuffo abbondante di panna montata e golose scaglie di cioccolato. Il tutto accompagnato da un’immancabile fetta di torta Sacher.

Foto di Engin Akyurt su Pixabay

E che dire della romantica Parigi? Anche nella capitale francese il caffè è una cosa seria, da gustare rigorosamente con calma, a ogni ora del giorno, seduti comodi comodi a un tavolino. A Parigi il nome del caffè si moltiplica e allunga i menu. Come ad esempio il cafè au lait, che non è un caffellatte, come si potrebbe pensare in una traduzione ingenua, ma una preparazione in cui il caffè e il latte sono in parti uguali e può essere arricchito anche da un po’ di schiuma di latte. Uno sfizio che diventa l’occasione per aprire la giornata o chiudere un pranzo nel migliore dei modi: in dolcezza, in abbinamento a macaron e pasticcini.

I tedeschi, invece, vanno matti per il latte macchiato. Fatto ovviamente a regola d’arte. Come? Con latte caldo, una parte di schiuma di latte e una piccola quantità di espresso da servire preferibilmente in un bicchiere di vetro, alto e trasparente, cosi da poter gustare al meglio, anche con lo sguardo, gli strati perfetti che si formano.

Il caffè, però, nonostante le sue origini ricordino i salotti d’Europa, quelli della buona borghesia e della nobiltà, si presta alla creazione di nuove bevande in tutto il pianeta. Su Instagram, ad esempio, ha letteralmente spopolato il Dalgona coffee, una cremina sudcoreana, a base di polvere di caffè espresso, zucchero e acqua calda, da servire con una tazza in vetro di latte freddo o caldo. E in Australia sono tutti devoti al Flat White, una sorta di cappuccino servito in tazza grande con un espresso doppio e tanta, tanta schiuma. Anche in questo caso la realizzazione è da farsi con attenzione: qui infatti il rapporto tra latte e caffè risulta molto equilibrato, con una doppia dose di espresso per ogni dose di latte.

Sempre al di là dell’oceano, invece, troviamo il caffè americano, bevanda iconica negli Stati Uniti, ma diventato un’abitudine ormai anche qui da noi in Italia. Lo potremmo definire quasi uno stile di vita, un modo di godersi il caffè sorso dopo sorso, senza fretta. In America è presente ovunque, accanto a muffin e pancake ricoperti di sciroppo d’acero. O magari, insieme a un gustoso e altrettanto iconico bagel al salmone e avocado, ascoltando un vinile di jazz. O ancora con in mano un elegante croissant come Audrey Hepburn in “Colazione da Tiffany”.

Ed è bello ricordare che, a dispetto del suo nome, il caffè americano, da non confondersi con il caffè filtro, vanta origini del tutto italiane. Pare infatti sia nato durante la seconda guerra mondiale per accontentare i soldati americani che trovavano il nostro caffè troppo forte per il loro gusto. Fu così che nacque questa famosissima bevanda: uno shot di espresso con l’aggiunta di acqua calda.

Caffè, please, quindi, a colazione, ma non solo. Il caffè si impadronisce di tutte le ore della giornata, accompagnandoci in momenti diversi. È entrato ormai, e neanche in punta di piedi, nel mondo della mixology. A partire dal più classico dei cocktail analcolici, come ad esempio l’Espresso Tonic, con acqua tonica, succo di lime e ghiaccio, fino ad arrivare a preparazioni più complesse, come il Jamaica coffee, a base di panna montata e rum, o il Cobbler, con ghiaccio tritato e cognac: il caffè si fa protagonista, declinando il suo aroma deciso in preparazioni varie, che partono dall’espresso, dal ristretto o dal semplice caffè, preparato con una maggior quantità di acqua rispetto all’espresso stesso.

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Eccolo, in poche parole, un piccolo viaggio intorno al mondo e alle sue tradizioni, o mode, legate al caffè. Viaggio sognato, immaginato o anche vissuto comodamente da casa, grazie anche alle macchine automatiche di Gaggia, che, proprio con l’obiettivo di esplorare questo mondo e le sue declinazioni, ha creato Accademia, una macchina progettata per realizzare fino a 19 tipologie di bevande a base di caffè, latte e anche acqua calda con diverse temperature che si adattano al tè nero o al tè verde: cappuccino, latte caldo, latte emulsionato, espresso lungo. Il limite è solo la fantasia.

E allora sarà facile vivere ogni angolo di mondo, assaporando magari un cafè cortado dalle atmosfere argentine, o un macchiatone per respirare l’atmosfera magica di Venezia e dei suoi canali.

Suggestioni e ispirazioni che si possono ritrovare anche nella nuova rubrica social di Gaggia, attraverso un viaggio virtuale che conduce in città e luoghi, dove il caffè diventa un rito e un momento speciale e che potete seguire sul profilo Instagram @gaggiamilano o sul blog Casa Gaggia.

Si parte da Milano, con il caffè che diventa protagonista insieme ad uno dei dolci più identitari della regione, il Pan Tramvai, conosciuto anche come “panettone dei poveri”, perché un tempo veniva consumato dai pendolari che arrivavano in tram nel capoluogo meneghino per lavorare. Dall’Italia e dal suo espresso, in un viaggio di stile, riti e tendenze. Per fare il giro del mondo in una tazzina.