Motore ingolfatoLe conseguenze delle proteste in Francia per il rapporto franco-tedesco

Da mesi le relazioni diplomatiche tra Parigi e Berlino vivono una fase di stallo a causa delle diverse aspirazioni dei due paesi. La mancata visita del presidente francese Macron in Germania (annullata per la seconda volta in un anno) rischia di rallentare il lavoro comune sui dossier più rilevanti

LaPresse

È la seconda volta quest’anno che i disordini in Francia costringono il presidente Emmanuel Macron a rimandare incontri di alto profilo, dopo che il re britannico Carlo III aveva annullato una visita a causa delle proteste per la riforma delle pensioni. Questa volta, Macron ha dovuto rimandare la sua visita in Germania, in cui avrebbe attraversato il Paese da ovest a est prima di tenere un discorso sulle relazioni bilaterali. La Francia negli ultimi giorni è stata scossa da violente proteste, scoppiate dopo che un diciassettenne è stato ucciso dalla polizia. Secondo le autorità, i disordini ora si stanno spegnendo, ma il presidente francese ha deciso di rimanere a Parigi per concentrarsi sulla risposta del governo.

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha dichiarato di comprendere il motivo per cui Macron ha annullato la sua visita e deciso di far fronte alle rivolte in patria, dichiarando che «avrei fatto esattamente la stessa cosa». Ma ha aggiunto anche in modo malizioso che tali disordini non si sarebbero verificati in Germania. 

La visita di Stato di Macron, la prima di un presidente francese in ventitré anni, era stata vista dagli osservatori come una rara opportunità per riavviare il motore franco-tedesco, una relazione chiave per l’UE. I legami tra Berlino e Parigi sono stati messi a dura prova su vari dossier di recente, dall’energia nucleare alla cooperazione europea sulla difesa e sulla riforma delle regole fiscali. Scholz però ha disinnescato questa interpretazione e ha detto che lui e Macron «si incontrano quasi ogni settimana e non si limitano a telefonarsi». Incontrarsi spesso però non significa automaticamente andare d’amore e d’accordo.

Il passato sembra lontano: per anni l’amicizia franco-tedesca, l’improbabile avvicinamento dopo due guerre mondiali, è stata glorificata come una sorta di storia d’amore. Dai tempi del democristiano Helmut Kohl e del socialista François Mitterrand, fino al delicato legame tra Angela Merkel e un giovanissimo e impaziente Macron. Ora sembra un’immagine superata.

La narrazione romantica della storica amicizia tra queste due nazioni, forgiata all’indomani della Seconda Guerra Mondiale, nasconde una realtà di persistente competizione. L’attuale attrito tra Parigi e Berlino è determinato da una confluenza di fattori a breve termine. Tra questi, la crescente frustrazione per i lenti progressi nella cooperazione in materia di difesa, le strategie divergenti nei confronti della Cina, la risposta alla crisi energetica e l’imminente riforma del patto di crescita e stabilità.

Se la guerra in Ucraina ha rappresentato una svolta totalizzante per la geopolitica europea (spesso nel segno di una maggiore compattezza del blocco), ha anche posto una serie di interrogativi sulle relazioni franco-tedesche. Ha portato in primo piano molte questioni cruciali, come una politica di difesa comune o il futuro approvvigionamento energetico. Questioni, in altre parole, che in precedenza erano state evitate o trattate in minima parte durante le varie riunioni dei politici tedeschi e francesi a livello ministeriale. Ora tutto questo è finito: c’è la guerra, bisogna agire.

Non c’è stata per ora una risposta convincente alle domande sollevate dall’aggressione russa contro l’Ucraina: qual è la nostra concezione di un’architettura di sicurezza europea? Cosa significa per la Germania che la Francia sia una potenza nucleare? 

L’impressione è che Macron e Scholz non abbiano dato una risposta sufficientemente solida all’enorme frattura causata dalla guerra. Macron in questi mesi sembra filtrare eccessivamente gli avvenimenti attraverso la lente francese: quando parla di politica europea degli armamenti, intende la politica francese degli armamenti. Hanno fatto discutere anche le sue esternazioni di qualche mese fa sulla risposta europea a un eventuale conflitto a Taiwan.

In generale, la Francia si percepisce come una media potenza con una visione globale, mentre la Germania ha tradizionalmente assunto una posizione più continentale e mercantilista. Di conseguenza, Berlino ha dato priorità al rapporto con gli Stati Uniti e la NATO per garantire la propria sicurezza, mentre la Francia ha sostenuto un ruolo indipendente per sé e per l’Europa negli affari internazionali. Questa visione è stata portata ai massimi livelli da Macron, che ha sostenuto i concetti di sovranità europea e autonomia strategica.

Nonostante tutte le rassicurazioni, le relazioni franco-tedesche sembrano in crisi e la visita di Macron sarebbe stata di grande importanza. Il fatto che due Paesi in Europa abbiano posizioni opposte perché hanno interessi diversi – in materia di energia, economia e politica di difesa – non è sorprendente. Ma ora, durante la crisi ucraina, ci si aspetta che parlino con una sola voce.

In passato, l’amicizia franco-tedesca ha sempre dato prova di sé nei momenti difficili. Valéry Giscard d’Estaing e Helmut Schmidt hanno gettato le basi dell’Unione economica e monetaria europea negli anni Settanta. Poi, dopo la riunificazione tedesca, François Mitterrand e Helmut Kohl hanno portato avanti i negoziati per il Trattato di Maastricht, che ha istituito l’attuale Unione europea. Nell’estate del 2020, Merkel e Macron hanno spinto per un prestito congiunto a livello UE per contrastare le conseguenze della pandemia, uno strumento che fino ad allora era stato considerato un tabù dai tedeschi.

Questi mesi di guerra hanno evidenziato le diverse sfumature tra Berlino e Parigi: anche in materia di energia, i due Paesi sono molto più divisi che uniti e la fine delle forniture di gas russo lo ha reso particolarmente evidente. La Francia era meno dipendente dal gas rispetto alla Germania, perché Parigi si affida maggiormente all’energia nucleare nel suo mix energetico.

Quando Scholz ha annunciato il pacchetto tedesco da duecento miliardi di euro per attenuare la crisi energetica alla fine di settembre 2022, ha provocato una notevole irritazione a Parigi: i partner francesi non erano stati informati in anticipo. Per mesi, inoltre, il governo tedesco si è rifiutato di approvare un tetto europeo al prezzo del gas, che Macron sosteneva caldamente. Berlino ha accettato il price cap solo a fine 2022, dopo aver inserito nella bozza una possibile abrogazione del meccanismo. 

I due Paesi hanno vissuto mesi difficili, segnati da disaccordi, incomprensioni e mosse unilaterali da entrambe le parti. A quanto pare, non è di grande aiuto il fatto che Scholz e Macron si piacciano, come tengono a sottolineare i rispettivi uffici stampa. 

Tra gli errori di forma della Cancelleria, secondo fonti parigine, ci sono una comunicazione irregolare, una scarsa considerazione della sensibilità francese e mosse unilaterali. A un certo punto, ad esempio, Scholz ha chiesto l’abolizione del principio dell’unanimità in seno all’UE su importanti decisioni di politica estera, salvo poi tornare indietro e affermare che quel principio è essenziale in casi come il prezzo del gas. 

Con Scholz e Macron si scontrano due temperamenti e due tempi che non potrebbero essere più diversi. Scholz parla lentamente, cammina lentamente, dice poche parole e aspetta a lungo prima di dire qualcosa. Macron invece fa della velocità una delle sue qualità principali. Inoltre, questa fase tumultuosa si svolge in un contesto di sfide interne affrontate sia dal cancelliere tedesco che dal presidente francese: Scholz si trova alla guida di una coalizione mediamente delicata, mentre Macron è alle prese con un parlamento diviso e privo di una chiara maggioranza.

Nel complicato tessuto delle relazioni franco-tedesche, i punti di vista opposti su questioni politiche cruciali sembrano molti. Dalla posizione sulla Nato e sui legami con gli Stati Uniti agli approcci contrastanti sull’approvvigionamento energetico (nucleare contro rinnovabili), sulla tecnologia spaziale europea, sull’acquisto comune di armi e sulle capacità di difesa del blocco, Germania e Francia si trovano in contrasto.

Come ha sottolineato il Center for European Policy Studies, think tank con sede a Bruxelles, una maggiore cooperazione franco-tedesca (e una Germania più orientata alla difesa in generale) saranno assolutamente fondamentali per rafforzare la difesa e l’autonomia complessiva dell’Europa. La Francia è l’unico Paese dell’UE a disporre di un deterrente nucleare e sarebbe fondamentale tenere consultazioni approfondite su questo tema con la Germania e, più in generale, a livello di UE, per rafforzare la sicurezza del continente. A lungo termine, si potrebbe anche esplorare la possibilità che la Germania (e altri partner europei) cerchino una complementarità con la componente marittima della forza nucleare francese.

In effetti, le crisi spesso fungono da catalizzatori per il progresso dell’integrazione. La dichiarazione della Germania, che aveva riconosciuto la visita di Macron come un tributo alla forte amicizia tra le due nazioni in occasione del sessantesimo anniversario del Trattato dell’Eliseo, firmato da Charles De Gaulle e Konrad Adenauer, sottolinea l’attesa per il rilancio delle relazioni bilaterali e la speranza di un’Europa rinvigorita.

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