Il 10 maggio del 1999, nella sede della comunità montana di Bossolasco, viene ufficialmente stappata la prima bottiglia di metodo classico a nome Alta Langa. Una denominazione battezzata tre anni prima, ufficializzata tre anni dopo, che ha avuto l’ardore di dare un senso compiuto a ciò che in Piemonte fanno da duecento anni (vedi Carlo Gancia) ma che, soprattutto, con il suo crescere, ha trascinato un territorio dimenticato ai più e diventato solo un posto vicino ad Alba e Barolo, ma senza esserlo abbastanza.
Oggi però le cose sono cambiate, e di quel piccolo borgo, che ha più metri sul livello del mare che residenti, i turisti dell’enogastronomia di alta gamma se ne sono accorti. A testimoniarlo è la recente inaugurazione della prima hospitalityextra-lusso della zona. Si chiama Le Due Matote Relais ed è figlia del recupero di un vecchio casale del sedicesimo-diciassettesimo secolo. Un progetto ambizioso voluto da Arianna Cefis, imprenditrice che a Bossolasco è già proprietaria di Le Due Matote Maison e che in Inghilterra ha maturato un’esperienza ventennale nel mondo dell’abbigliamento e della pubblicità.
Photo @Le Due Matote
La sua è una sfida che poggia le basi su due scommesse ben precise. La prima è sull’esclusività di sole sei suite, una delle quali arredata con un letto napoleonico, nel senso che il Bonaparte ci dormì davvero. La seconda invece, riguarda la cucina. Perché il menu è stato affidato a Roberto Di Pinto, chef napoletano trapiantato a Milano il cui curriculum, prima di aprire il suo Sine, recita anche un quinquennio abbondante alla guida del ristorante del Bulgari Hotel. E mentre le bollicine d’elezione, Contratto, sono a chilometro zero, perché i vigneti sono proprio a Bossolasco, i fornelli del ristorante, che vedono all’opera Luca La Peccerella, sono affiancati da un forno, le cui pizze, sono sì, sempre ideate da Di Pinto, ma in collaborazione con Vurria: il tutto anche in versione picnic gourmet a spasso per vigneti (o noccioleti) a bordo di una Fiat 500 Spiaggina. Intanto lo chef partenopeo, con il classico «Sono estremamente felice e orgoglioso di questa opportunità e collaborazione», e con la consapevolezza che «Le Langhe sono una meta enogastronomica ambita a livello internazionale», si muove sul filo della prudenza: «Arrivo in questo territorio in punta di piedi, con grande rispetto», senza però rinunciare «all’essere coerente con la cucina che mi ha contraddistinto fino a oggi, quindi porterò la mia napoletanità e cercherò di unirla agli ingredienti e alla tradizione langarola». Per un’alleanza sabaudo-borbonica che in Piemonte, ma più a Nord, ha abbondantemente dimostrato quanto possa essere vincente.
Il tutto mentre Bossolasco si muove verso il suo Rinascimento. Perché è bene ricordare come a partire dal dopoguerra, quel piccolo comune conosciuto anche come “il paese delle rose” divenne meta prediletta di scrittori e poeti. Lì soggiornarono, tra gli altri, Italo Calvino, Beppe Fenoglio, Mario Soldati, Giuseppe Ungaretti e Franco Antonicelli. Non solo, perché ben presto arrivarono anche protagonisti assoluti della politica, come Luigi Einaudi e Giuseppe Saragat, e dell’industria, come Gianni Agnelli e Michele Ferrero, che però, a dirla tutta, dalla sua Alba era a meno di un’ora d’auto di distanza.
Ma chi più di tutti ne tratteggiò i fasti furono i pittori. Renato Guttuso di tanto in tanto ne fece una meta, altri invece ne fecero una dimora. Al punto che Bossolasco, per chi mastica arte, oltre ad aver ha dato i natali a Filippo Cabutti, negli anni Sessanta diventa culla del movimento neo-impressionista e fauve, ospitando, tra gli altri, Francesco Menzio, Carlo Levi, Guido Botta, Enrico Paulucci, Irene Invrea e Francesco Casorati. Una piccola comunità che, riconoscente, regalò ventotto insegne d’artista per altrettante botteghe che si affacciavano lungo via Umberto I.
Poi il tempo passò e, come tutte le mode, anche il piccolo borgo in provincia di Cuneo ritornò alla sua tranquillità tutta langarola. Certo non mancò il turismo di prossimità, soprattutto da Liguria e resto del Piemonte, qualche straniero poi, per lo più mitteleuropeo, si fece una casa a buon mercato per le vacanze: ma poco altro. A scomparire, smarrite o consumate chissà dove, furono anche diciannove di quelle ventotto insegne, mentre le superstiti, oggi nella sala comunale con alcune copie esposte in via Umberto I, trovarono custodia nella sede della comunità montana, testimoni di quel brindisi datato 10 maggio 1999.
Le Due Matote Relais
Loc. Pratofreddo, 1 – Bossolasco (Cn)
Le Due Matote Maison
Via Umberto I 67 – Bossolasco (Cn)