Patrik Zaki non ha ancora ricevuto alcuna proposta di candidarsi, ma se ricoprirà un ruolo politico lo farà per sostenere i diritti umani: «Tutta questa visibilità voglio che diventi uno strumento, la voglio usare per difendere chi non ha voce né volto, e magari è in una cella da anni come prigioniero di coscienza. Non importa se nel mio Paese o altrove», ha spiegato in una intervista al Corriere della Sera.
L’attivista egiziano ha annunciato che si sposerà con la sua compagna Reny il 9 settembre in Egitto e che non teme un nuovo arresto: «Non ho paura perché sono convinto di avere la ragione umana dalla mia parte. Adesso anche in Egitto mi conoscono tutti come qui in Italia e questo forse potrà aiutare la causa e proteggermi un po’ dai rischi. Nel mio Paese abbiamo bisogno di più apertura, di più libertà. Dobbiamo rilasciare i prigionieri di coscienza, dobbiamo dare più spazio alla società civile, alle donne, ai giornalisti».
Il 7 febbraio del 2020 Zaki era stato fermato all’aeroporto del Cairo dalle autorità egiziane e poi arrestato con l’accusa di aver diffuso notizie false in un articolo pubblicato nel 2019 sulle condizioni della minoranza cristiana copta in Egitto. Dopo ventidue mesi in carcere è stato fatto uscire di prigione in attesa della sentenza. Una libertà provvisoria che gli ha permesso di conseguire (in collegamento video) il diploma di master in Studi sulla parità di genere all’Università di Bologna. Il 18 luglio è stato condannato a tre anni di carcere dal tribunale di Mansoura, con una sentenza inappellabile. Ma il giorno dopo il presidente egiziano Al Sisi gli ha concesso la grazia
Nell’intervista al Corriere, Zaki ha raccontato di non aver ricevuto inviti dal governo Meloni per un incontro a Palazzo Chigi e che considera chiusa la polemica sul rifiuto di salire sul volo di Stato per portarlo dall’Egitto all’Italia: «Ho apprezzato molto gli sforzi fatti. Quello che non voglio è che qualcuno un giorno possa dirmi: tu sei stato da questa o da quest’altra parte. Io sono e voglio essere indipendente. La sola parte da cui voglio stare è quella dei diritti umani».
Zaki ha spiegato di voler visitare le scuole elementari frequentate dai bambini che gli hanno mandato le lettere quando era in carcere in Egitto: «Le loro parole mi hanno scaldato il cuore, mi hanno dato forza. Ho promesso a me stesso che li avrei ringraziati di persona, prima o poi».