Quando hai scritto che a maggio saresti stata a Venezia, un minuto dopo avevo preso i biglietti del treno. Ci eravamo viste l’ultima volta a Kyjiv nell’estate del 2021, poi la guerra ha scaraventato tutti i nostri piani, ma ci sentivamo con brevi messaggi perché non c’era bisogno di messaggi lunghi. Hai cominciato a scrivere poesia, invece prima scrivevi solo prosa, lo hai detto anche in una delle strofe: «Non scrivo poesia / Scrivo prosa / Ma la realtà della guerra / si mangia la punteggiatura». Me le hai mandate una sera di maggio del 2022, quando stavamo per chiudere l’antologia dei “Poeti d’Ucraina” e poi con Alessandro abbiamo scelto due poesie e l’editor Elisabetta Risari ha scelto proprio la tua da mettere in quarta di copertina.
A Venezia mi hai detto che stavi cercando il libro nelle librerie, nonostante avessi già una tua copia. Nell’estate 2022 non ci siamo viste perché eri in giro, eri inafferrabile, piena di energia, di voglia di giustizia e anche d’amore. Anche andando a raccogliere le testimonianze dei crimini di guerra commessi dai russi, trovavi sempre il tempo per rispondere ai messaggi, se avevo bisogno di qualche sistemazione a Lviv o a Kyjiv. Trovavi il tempo di inoltrare le poesie di altri poeti da tradurre, trovavi il tempo di andare nell’Est dell’Ucraina e all’estero per ritirare premi, per parlare al pubblico internazionali del tuo impegno per portare i criminali sul banco degli imputati.
Una casa editrice italiana stava cercando di scoprire di più del tuo ultimo romanzo e mi avevi chiesto se avevo ancora quel brano che avevo tradotto nel 2018 per presentarlo alla comunità ucraina di Milano. Quel giorno di aprile a Milano pioveva e ti ho scattato una foto davanti al Duomo sotto l’ombrello. Se quell’ombrello avesse potuto proteggerti…
Abbiamo pianificato che cosa doveva essere tradotto prima e che cosa doveva essere tradotto dopo e come avremmo fatto un tour italiano per presentare il tuo romanzo. Ma sapevamo che sarebbe stato difficile infilare un tour nel tuo programma così intenso. Avevi tanti piani, avevi vinto una borsa di studio per andare a scrivere a Parigi per un anno con vista su Montmartre e ti dispiaceva andare via dalla tua amata Ucraina, ma almeno avresti potuto dedicarti a tuo figlio che negli ultimi mesi ti vedeva poco. Lo hai portato a Venezia per fargli vedere la città che poteva svanire invece sei svanita tu, lasciandomi quel giorno passato insieme a Venezia sul terrazzo dell’appartamento che avete preso in affitto. Mi sono esposta al sole, lasciando l’ombra proteggere la tua pelle chiara e i tuoi capelli color campo di grano.
L’ultima settimana di lezione in due università l’ho fatta con una faccia rossa e con tanto calore nel cuore dopo quella giornata passata insieme a Venezia. A te non sapevo mentire, infatti non ti ho nascosto nessuna virgola, trovando la tua piena comprensione.
Abbiamo parlato di quando ci siamo conosciute nell’estate 2014 in una scuola di scrittura nei Carpazi, quando stavi per pubblicare il tuo primo romanzo che poi sei venuta a presentare a Kyjiv.
In ufficio a Milano ho ancora sette copie del tuo secondo romanzo, e tu scherzavi che erano le ultime in circolazione. Ti piaceva scherzare, avevi un senso dell’umorismo leggero e contaminante.
Sarei dovuta partire per Kyjiv a luglio e mi avevi detto che saresti stata di nuovo in giro e che non ti avrei trovata. Nella lista dei posti elencati, c’era Kramatorsk, ci eri stata più volte, perché eri coraggiosa. Eri stata coraggiosa a trovare il diario dello scrittore ucraino Volodymyr Vakulenko, ucciso dai russi nel paese di Kapitolivka. Hai scavato la terra con le mani per trovarlo. Eri fatta così, scavavi con le mani per far arrivare le tue parole a destinazione. Hai fondato un festival di letteratura nella New York ucraina, quasi sulla linea del vecchio fronte, l’ufficio del quale è stato bombardato a fine maggio del 2023. Eri arrabbiata, tutto ciò che stavi proteggendo, che stavi creando con le sue mani i russi sono venuti a cancellare.
Ma non te.
La tua grandezza non potrà mai essere cancellata da un razzo russo.
È così insopportabile scorrere i social media e vedere le tue foto con la data del tuo inizio e della tua fine, leggere tutte quelle parole e rinunciare a capire che quella persona che non c’è sei proprio tu. Quando ho saputo da un unico post su Twitter che eri rimasta ferita nell’attacco a Kramatorsk non volevo crederci e sono andata a recuperare la nostra chat su WhatsApp, dove gli ultimi messaggi erano: «Ti voglio tanto bene», «Anche io», e poi incredula a quella notizia assurda ho scritto «Fatti viva cara…». Il messaggio ti è arrivato. La tua risposta invece no.