RossobruniL’abitudine al massacro e il trionfo narrativo in Italia dell’operazione speciale di Putin

Bisognerà stabilire prima o poi se sia stato più dannoso il fare spallucce davanti alle fosse comuni create dall’esercito russo in Ucraina o negarne addirittura l’esistenza in ottica anti yankee. In ogni caso il Cremlino ha raggiunto l’obiettivo della sua propaganda

LaPresse

Ho già scritto qui che esiste una differenza costituzionale e – non suoni osceno – spirituale tra la sponda omertosa offerta dalla destra profonda ai macellai dell’operazione speciale e il fattivo collaborazionismo pacifista che non si accontenta di lasciar correre la politica dei massacri, degli stupri, delle decapitazioni, del saccheggio, delle deportazioni di bambini, e invece ne imputa la colpa, alternativamente o cumulativamente, a chi subisce quello scempio e a quelli che ne avrebbero causato l’inevitabilità, cioè in ordine sparso, ma efficacemente cospiratorio, l’Occidente armato fino ai denti (vuoi mettere il pacifismo cinese e l’umanesimo universale nordcoreano?), la logica del profitto liberista (altro che la socialità dei guadagni sotto Chávez), la maleducazione di Joe Biden che dà a Putin di macellaio (che brutalità, rispetto alle eleganze russe sul dovere morale di bruciare i bambini ucraini), la subordinazione europea all’oltranzismo atlantico (e porca miseria l’Italia che lascia solo a Victor Orbán la rivendicazione di un destino europeo finalmente libero dal giogo yankee).

Poste queste differenze (il sovranista che fa spallucce davanti al massacro di civili, quello fa: spallucce, ma non oppone a Bucha il napalm del Vietnam, non paragona la devastazione dei granai  alla condizione dei senzatetto di San Francisco), poste queste differenze, dicevo, c’è da capire quale dei due atteggiamenti abbia avuto più efficacia nel far trionfare non dico le ragioni, ma il mezzo fatto compiuto dell’operazione speciale. 

Perché di questo si tratta, se vogliamo leggerla senza lenti illusorie: si tratta dell’imposizione, a suon di massacri, dell’abitudine al massacro. E questo è un risultato – scientificamente perseguito – che il macellaio dell’operazione speciale, tra altri fallimenti, ha raggiunto senz’altro. 

Bene, e appunto: su quale componente alleata ha potuto contare maggiormente per raggiungerlo? Sulla noncuranza degli ex indossatori di T-Shirt e sulle defunte divagazioni circa un governo di gente perbene da mettere al posto di quello dei drogati e degli omosessuali di Kyjiv, o sulla ideologica e inesausta campagna di mistificazione organizzata dal pacifista che siccome condanna «tutte le guerre» equipara il volontario che difende la famiglia e la casa al galeotto assoldato per tenere il mitra contro la tempia della madre mentre i compagni stuprano la bambina serva della Nato?

Per carità, niente graduatorie. Ma è un fatto che le azioni collaborazioniste, come altre, non si contano: si pesano. E un conto (un peso) è chiudere un occhio sulle fosse comuni; un altro conto (un altro peso) è negarne l’esistenza o, quando è impossibile negarla, attribuirne la responsabilità all’espansionismo capitalista.

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