Sommersi e salvatiLe milleduecentottanta persone che salverei dall’estinzione (sì, compresa me)

Per sopravvivere in un modo post apocalittico servono cuochi, idraulici, muratori, tecnici di caldaie e di aria condizionata. Poi infermieri e uno specialista medico d’ogni specialità. Ma nessun dermatologo, giornalista e romanziere

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L’estinzione è quasi più lenta della fine di certi matrimoni, e questo è il principale concetto filosofico che ho appreso dal Corriere, che ieri riprendeva i risultati, pubblicati da Science, delle ricerche di alcuni paleo-antropologi sul Dna dei resti di alcune migliaia di Homo. Mica Homo Sapiens, eh: prima.

Homo Erectus: erano quelli di più o meno un milione di anni fa (non vi dico le centinaia di migliaia di anni esatte perché non vorrei scambiaste questa pagina per un luogo in cui si trovano informazioni e non filosofia spicciola).

A un certo punto viene un gran freddo, e il pianeta si spopola, e quando poi questi nostri antenati ricompaiono sono Homo Heidelbergensis, cambiano persino i cromosomi, ma ora non vorrei che il latino e la biologia facessero l’effetto dei numeri: non è neanche di come funzionino le quasi estinzioni e i ripopolamenti, che sono qui a parlarvi.

Bensì del fatto che gli scienziati hanno stabilito che, quando arrivò la glaciazione e quasi estinse una popolazione mondiale che già stava parecchio comoda (erano più o meno centomila), restò vivo un preciso numero di individui fertili, dai quali quindi discendiamo tutti (a meno che non siate luciodallisti, nel qual caso sapete che discendiamo tutti dai pesci).

Sono milleduecentottanta. Milleduecentottanta persone in tutto il pianeta. Formiamo due file ordinate. Da una parte quelli che la considererebbero una disgrazia gravissima, dall’altra quelli che si rendono conto di che meraviglia sarebbe un mondo dove trovi sempre posto al ristorante. Certo, se c’è la glaciazione non so bene cosa ti diano da mangiare al ristorante, e questo ci porta al punto di questa mia dotta riflessione: se il destino vuole che ne restino solo milleduecentottanta, chi serve?

Se fate questa domanda, c’è sempre qualcuno che pensa solo a sé. Gli uomini, per esempio, vogliono decine di posti (i soliti egoisti) per la loro squadra di calcio, e le riserve, l’allenatore, il massaggiatore – ma poi contro chi giocano? In quest’arca dei milleduecentottanta bisogna mettere anche gli arbitri? E i guardalinee? E l’intera serie A? Ci esauriscono i posti, su: non si può fare.

Le femmine d’altra parte vorrebbero gli stilisti (lo so, lo so: sono colpevole di cliché di genere e andrei arrestata). Ma anche con gli stilisti non ci fai granché, senza sarte, senza reparto tessile, senza colorifici e fabbriche di bottoni. E anche lì rischi di esaurire i posti, essendo la moda affare molto più serio del calcio e quindi non potendo nessuna di noi concepire di vestirsi a vita d’un solo stilista. Mica siamo Audrey Hepburn in Givenchy. E, se ti porti tre o quattro stilisti e con loro tutto il personale che gli serve, ecco lì che già non hai più posto per i medici, e i medici servono.

I medici servono, ma come li selezioni? Ognuno avrà un cugino da sistemare e cercherà di spacciarcelo – a noi, comitato per la selezione dei milleduecentottanta – per il più gran cardiochirurgo su piazza, e quasi certamente non lo è. Come in tutti i settori, dal giornalismo alla pasticceria, dall’ingegneria al ballo sulle punte, gli incapaci sono assai di più dei capaci.

Poi ci poniamo il problema di come capire quale cardiochirurgo e quale dentista e quale gastroenterologo includere nei milleduecentottanta, altrimenti ci incartiamo. Di certo ci vanno un paio d’infermiere, ferristi, altro personale medico, e uno specialista d’ogni specialità. Tranne i dermatologi: la medicina del tirare a indovinare è un lusso che ti puoi concedere solo quando sei in otto miliardi.

I commercialisti non serviranno a niente: saremo milleduecentottanta, ci conosceremo tutti come in un paesino molisano, a chi mai vuoi pagare le tasse; ma gli avvocati forse sì, secondo me milleducentottanta persone sono più che abbastanza perché comincino a farsi causa l’un l’altra.

Altre figure necessarie alla sopravvivenza? Idraulici. Muratori. Tecnici di caldaie e aria condizionata: sì, la glaciazione, ma vuoi che non ci sia umidità? L’aria condizionata serve comunque.

Cuochi e pasticcieri, particolarmente necessari visto che gli ingredienti scarseggeranno: cosa vuoi che ci inventiamo noialtri dilettanti con quelle quattro gramigne che resteranno, sarà peggio che a Tara dopo la guerra civile, serviranno professionisti che s’ingegnino a cucinare con le radici.

Eliminerei, per lo scandalo d’un paese rovinato da Benedetto Croce, le materie umanistiche: no romanzieri, no poeti, no giornalisti. Non ci sono abbastanza lettori per loro adesso, figurarsi quando resteremo in mille. Direi anche no pittori e scultori e musicisti, a meno che non lo siano di secondo lavoro e sappiano anche rendersi utili in qualche modo.

Dei mestieri milanesi, che assisteranno curiosi al dramma collettivo, direi che possiamo fare a meno in blocco. No architetti, no pubblicitari, no direttori di fondazioni, no pubbliche relazioni, no arredatori di interni, no stylist, no organizzatori di eventi, no creatori di contenuti. Forse giusto qualche insegnante di yoga e pilates, ecco: non vorrei che i poco più di mille mi soffrissero di cervicale senza i giusti stiramenti e con tutta quella glaciazione.

Ho dimenticato qualche ruolo fondamentale? Non vi agitate, abbiamo tempo. Secondo la ricostruzione degli scienziati, a passare da centomila a poco più di mille l’umanità ci mise più di centomila anni. Non so fare il conto di quanto quindi ci potremo noialtri mettere a ridurci in pochi da otto miliardi (forse va incluso un matematico nel novero dei salvati).

Di sicuro facciamo in tempo a organizzarci e ad arrivare all’estinzione con la giusta rappresentanza di competenze utili. Vi vedo, voi maschi, che state già dirottando il Google Sheet condiviso per aggiungere alla lista di coloro che certo non possono restare sommersi i vostri calciatori. Vi ho detto di no, se non la piantate non vi mettiamo nei salvati, facciamo milleduecentottanta tutte femmine, così dopo qualche decennio siamo definitivamente estinte, e con noi il calcio, i fogli di calcolo, i paleo-antropologi, le pagine culturali, e le discussioni sull’identità di genere.

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