Fatica di SisifoÈ appena iniziato il Calvario del governo Meloni

Milioni di italiani hanno già capito che la legge di Bilancio non porterà alcun beneficio concreto e che la presidente del Consiglio non ha strumenti per risolvere l’emergenza migranti. Mancano nove mesi alle elezioni europee e la strada è ancora lunga

Unsplash

È tutto fermo, come in certi paesaggi d’estate nella Sicilia interna, il Governo è alle pendici del suo Calvario che dovrà salire tutto fino alla fine, non ci sono scorciatoie né ripari. Forse lo sanno anche i ministri, lo si vede sul viso rassegnato di Giancarlo Giorgetti impegnato in un corpo a corpo impossibile con lo spread, il nemico di ogni governo, salito a duecento; lo si legge nello smarrimento di Matteo Piantedosi che ieri era andato a Bruxelles alla riunione dei ministri dell’Interno dell’Unione europea per combinare qualcosa ma non ha nemmeno aperto bocca perché ha capito che sui migranti l’Europa c’è e soprattutto non c’è, un altro rinvio; è lo stesso smarrimento ma un po’ più agitato di Antonio Tajani, tornato anch’egli a mani vuote da Berlino, dove la ministra degli Esteri sulla questione delle Ong non è arretrata di un millimetro; lo si vede dal nervosismo permanente di Matteo Salvini che deve aver capito che il suo ponte di Messina farà la fine degli altri, cioè non partirà mai. 

E in mezzo c’è lei, la presidente del Consiglio, che dopo aver omaggiato Esselunga per il famoso spot «toccante» ieri ha recitato la parte di quella serena e pimpante presentando il «carrello tricolore» (ma che brutta questa retorica patriottarda, questo dannunzianesimo da ginnasio), un patto contro il carovita che scatterà da domenica, vedremo con quali risultati. I telegiornali d’ordinanza scattano sugli attenti e faticano nello sparacchiare aperture improbabili — il governo Meloni dalla parte dei più deboli, è tutta colpa di chi c’era prima, l’assistente alla maternità — e nell’ossessivo ripetere che la maggioranza è compatta ed è d’accordo col Governo, e grazie tante, come se anche i sassi non sapessero che Fratelli d’Italia e Lega sono due macchine lanciate l’una contro l’altra. 

Dunque va male sull’economia (la Nadef ne è una fotografia implacabile e i mercati non sono scemi), zero sugli immigrati, la propaganda di Saxa Rubra non funziona. Anzi, è controproducente. Non si spiega altrimenti il calo di ascolti soprattutto di Tg1 e Tg2, affidati a due direttori, diciamo così, molto caratterizzati politicamente, mentre c’è qualcosa addirittura di morale nell’incredibile flop di Pino Insegno, la cui trasmissione è andata sotto il due per cento di share, nel senso che ci vuol altro che l’amicizia così ostentata con la presidente del Consiglio per fare una buona tv: ed è una bella lezione. 

Ma tornando a bomba il vero problema politico del Governo è che non ha molti margini per superare le attuali difficoltà. L’economia non è destinata a risollevarsi — vero, è un problema europeo, come ha confermato ieri la Banca centrale europea, ma lo spread a duecento annuncia tempesta — e il famoso carrello della spesa è destinato a restare un dramma per milioni di italiani che hanno capito che la legge di Bilancio non porterà alcun beneficio concreto mentre sulla questione dell’immigrazione sono incartati, presi dalla condotta dilatoria dei partner europei che non si fidano di Roma: un incrocio micidiale nel quale nessuno gli può rendere una mano. 

E chi poi? Nemmeno si può giocare la carta estrema del ricorso al popolo, delle elezioni anticipate, che sono fuori discussione. Meloni spera nelle elezioni europee quando chiederà un plebiscito per sé e il suo partito: ma il problema è che mancano ancora nove mesi, fa in tempo a nascere un bambino. Il Calvario invece le si para davanti adesso e lei deve scalarlo da sola.