Polvere sotto il tappetoLa crescita economica della Slovacchia non può nascondere tutti i problemi del Paese

Con un Pil e un sistema produttivo locale in crescita, Bratislava rappresenta un’oasi di stabilità nel cuore dell’Europa. Ma rimangono ancora forti disuguaglianze tra fasce della popolazione, oltre a un radicato euroscetticismo in politica

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Il Prodotto interno lordo della Slovacchia è in crescita dal 2014 e gli incrementi fatti registrare dal sistema produttivo locale sono stati i più costanti di tutta l’Unione europea. A riferirlo sono gli analisti dell’Institute of Financial Policy che hanno paragonato la piccola nazione dell’Europa Centrale ad «un’oasi di stabilità». Si tratta, come ricordato dagli analisti su Euractiv, di un «comportamento inusuale» per una nazione piccola ed orientata alle esportazioni dato che economie simili, come quelle dell’Ungheria e della Repubblica Ceca, hanno mostrato segni di maggiore dinamicità su base quadrimestrale.

Il periodo pandemico ha ovviamente interrotto i trend positivi di cui si è fatta menzione ma la situazione è migliorata una volta passata la fase peggiore dell’emergenza sanitaria. Il sistema produttivo della Slovacchia non è, poi, solamente stabile ma ha anche registrato una maggiore crescita, nell’ultimo anno, rispetto agli altri Paesi di Visegrad. Lo scoppio della guerra in Ucraina e la drastica diminuzione delle esportazioni verso la Russia, un partner economico molto importante per Bratislava prima del conflitto e delle sanzioni imposte dall’Unione Europea, non sembrano aver inficiato sulla performance della Slovacchia che ha trovato nuovi mercati per le esportazioni in nazioni come Arabia Saudita, Qatar e Turchia.

La Slovacchia, come riportato dal Dipartimento di Stato americano nel 2021, si è rivelata oggetto di ingenti investimenti diretti dall’estero grazie alla posizione geografica nel cuore dell’Europa e ad un contesto normativo favorevole. La colazione di centrodestra, al potere tra il 2019 ed il 2023, ha implementato una serie di misure per semplificare le regolamentazioni economiche. L’esecutivo ha inoltre dimostrato la volontà di rispettare i target su deficit e debito fissati da Bruxelles mentre il settore bancario è  integrato con il resto d’Europa. Il settore dell’automotive è una delle punte di diamante dell’economia slovacca ed il Paese è il maggiore produttore pro-capite di autovetture a livello mondiale con diverse grandi aziende basate in loco. Altri comparti importanti sono quello chimico, farmaceutico ed elettrico.

La nazione dell’Europa Centrale, come ricordato in un’analisi pubblicata su World Bank Blogs, è un’economia ad alto reddito ma la sua crescita non è stata inclusiva ed ha generato disparità a livello locale. La piccola regione urbanizzata dove si trova la capitale Bratislava è una delle più ricche di tutta l’Unione Europea e nel 2022 il Prodotto Interno Lordo pro capite ha superato i trentanovemila euro, una cifra 2,3 volte superiore rispetto alla media nazionale. Bratislava, come chiarito dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) nel 2020, ha fatto registrare il tasso di produttività più alto del Paese tra il 2000 ed il 2018.

Le disparità tra Bratislava e le regioni più povere si registrano in molti ambiti, come il tasso di disoccupazione, il livello di educazione, l’accesso ai servizi e sono particolarmente significative in termini di lavoro, salario e sicurezza. Le regioni slovacche di Banska Bystrica, Kosice e Presov sono tra le trenta più povere di tutta l’Unione Europea, le loro economie si basano su settori poco produttivi come l’agricoltura e la metallurgia e le élite politiche locali hanno dimostrato scarse capacità istituzionali nel gestire con efficienza i fondi comunitari. In queste tre divisioni territoriali si registra, inoltre, la presenza di nutrite comunità Rom, uno dei gruppi più marginalizzati e discriminati di tutto il Paese.

La Commissione Europea ha recentemente portato la Slovacchia di fronte alla Corte di Giustizia a causa della segregazione scolastica che sperimentano i bambini Rom, una violazione della Race Equality Directive. Si tratta di una condizione che viola i diritti educativi di questi bambini e li condanna a ricevere un’istruzione di scarso livello. Bruxelles aveva lanciato la prima iniziativa contro Bratislava nel 2015 con una procedura d’infrazione ma le istituzioni slovacche, salvo alcuni interventi limitati, non hanno agito per porre rimedio a questa discriminazione. L’Agenzia dell’Unione Europea per i Diritti Fondamentali ha riferito che il sessantacinque per cento dei bambini Rom, la percentuale più alta di tutta l’area comunitaria, studia in istituti scolastici segregati.

Lo stato di salute dell’economia slovacca ed il suo potenziale sviluppo sono legati all’esito delle elezioni legislative anticipate che si svolgeranno il prossimo 30 settembre. Le consultazioni, fissate dopo la caduta di una serie di esecutivi di centrodestra, sono importanti perché determineranno il futuro orientamento della politica estera del Paese, al momento fermamente legato all’asse occidentale formato da Alleanza Atlantica e Unione Europea. Uno dei sondaggi più recenti, realizzato tra il 27 agosto ed il 2 settembre dall’istituto demoscopico Sanep, presenta un quadro elettorale molto frazionato che vede, però, in testa i populisti euroscettici e filo-russi del partito Smer. Il movimento, guidato dall’ex Primo Ministro Robert Fico ed accreditato del 21,4 per cento dei consensi, è contrario alla fornitura di aiuti militari all’Ucraina ed ha espresso posizioni di forte chiusura nei confronti dell’immigrazione. Al secondo posto, con il 15,8 per cento dei voti (ma altri sondaggi stimano oltre il diciassette per cento dei consensi), ci sono invece gli europeisti di Slovacchia Progressista che hanno come principale punto di riferimento la Presidente della Repubblica Zusana Caputova.

La Caputova ha deciso di non ricandidarsi per un secondo mandato anche a causa delle minacce di morte ricevute in seguito a campagne di disinformazione intentate contro di lei. In terza posizione ci sono i socialdemocratici moderati di Hlas, nati da una scissione di Smer e guidati dall’ex Primo Ministro Peter Pellegrini mentre in quarta posizione c’è Republika, un movimento di destra radicale che ha assunto posizioni più oltranziste rispetto a quelle di Smer e che è accreditato dell’8,4 per cento dei voti. Seguono una serie di altri movimenti moderati, come i Cristianodemocratici e radicali, come il Partito Nazionale Slovacco. Il quadro è complesso ed il timore è che una vittoria di misura possa consentire a Fico di formare un esecutivo di coalizione che allontani Bratislava da Bruxelles e la avvicini a Mosca indebolendo il fianco orientale della Nato. Le prossime settimane saranno fondamentali per capire quale direzione prenderà la Slovacchia e quali potranno essere le conseguenze economiche delle scelte fatte dagli elettori.

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