Resistenza e integrazioneGli ungheresi d’Ucraina che combattono contro la Russia (e ripudiano Orbán)

Da quando è iniziata l’aggressione da parte di Mosca, la minoranza di origini magiare residente in Transcarpazia si è schierata al fianco dell’esercito di Kyjiv, dimostrando anche di voler lanciare un segnale a Budapest e al suo presidente filoputiniano

AP/Lapresse

A partire dall’aggressione russa dell’Ucraina la minoranza ungherese residente in Transcarpazia, una regione ucraina confinante con l’Ungheria, si è sempre sentita più vicina a Kyjiv che a Budapest, dove il primo ministro Viktor Orbán non ha tagliato i suoi legami con il presidente russo Vladimir Putin, anzi.

Gli ungheresi sono la più numerosa delle decine di minoranze etniche che compongono la regione, storicamente eterogenea e incuneata nei Carpazi tra Romania, Ungheria, Polonia e Slovacchia. La comunità ungherese in Ucraina è piccola ma densamente concentrata: nel censimento del 2001 era stimata in circa centocinquantamila persone e il numero è certamente diminuito. I più giovani sono partiti per cercare migliori opportunità all’estero, sia in Ungheria che altrove.

«Prima mi identificavo come ungherese con cittadinanza ucraina», dicono i cittadini. «Le cose sono cambiate quando Orbán ha detto che questa non era la sua guerra e che avremmo dovuto accettare un cessate il fuoco». La guerra ha cambiato tutto: gli ungheresi della Transcarpazia hanno abbandonato Budapest e hanno abbracciato la causa ucraina.

Ad esempio, centinaia di cittadini di etnia ungherese si sono presentati al fronte e hanno contribuito alla liberazione del villaggio di Ambarne, nella regione di Kharkhiv, il 23 ottobre, in coincidenza con la festa nazionale ungherese che commemora la rivoluzione antisovietica del 1956. A est, gli ucraini di lingua ungherese stanno combattendo contro la Russia: molti si sono uniti alla 128ª Brigata separata d’assalto di Zakarpattia. Il 2 agosto, il presidente Zelensky ha visitato la regione, ha consegnato medaglie ai soldati e ha ringraziato la comunità ungherese per lo sforzo bellico. Si è discusso di «questioni strategiche di confine» e di sviluppo economico.

Un video postato in quel periodo, che mostrava il tenente Sandor Fegyir con due compagni che tenevano le bandiere ucraina e ungherese al grido di «Forza Ungheria!», è diventato virale. Ben presto Fegyir ha ricevuto centinaia di offerte di aiuto da parte di cittadini ungheresi: nel giro di due settimane, la sua unità ha iniziato a ottenere una serie di attrezzature, tra cui caricabatterie, droni e walkie-talkie. Kyjiv ha nominato Fegyir come prossimo ambasciatore a Budapest: l’Ungheria non lo ha ancora accettato, ma il tenente è fiducioso di assumere il suo incarico. «L’Ungheria è nei nostri cuori e nelle nostre menti come una patria, ma noi viviamo in Ucraina, siamo ucraini di origine ungherese», ha detto Fegyir. «Siamo come gli ungheresi che hanno combattuto negli eserciti americano e britannico nella seconda guerra mondiale, mentre l’Ungheria era alleata della Germania».

Anche i media di lingua ungherese in Ucraina sono in disaccordo con le linee ufficiali di Budapest. Al confine però, dove vivono più ungheresi e i media statali sono molto diffusi, la propaganda di Orbán è più efficace. I residenti hanno persino regolato gli orologi un’ora avanti, sul fuso orario di Budapest.

Lo status della comunità ungherese è stato a lungo un pomo della discordia tra Budapest e Kyjiv, anche a suon di propaganda. Dopo la Prima guerra mondiale e il crollo dell’Impero austro-ungarico, la Transcarpazia ha vissuto fasi molto caotiche, tra Cecoslovacchia e Ungheria: Budapest non ha mai accettato completamente il verdetto post-bellico e ha cercato di rivendicare la regione. Passata all’Unione Sovietica nel 1945, dopo il crollo del regime la Transcarpazia è diventata una parte integrante dell’Ucraina indipendente. Le questioni legate alla minoranza ungherese nella regione sono rimaste fonte di tensione nelle relazioni tra i due Paesi.

L’Ungheria ha cercato di sostenere la sua minoranza nella regione, mentre l’Ucraina ha provato a consolidare la sua identità nazionale, soprattutto per proteggersi dai ripetuti tentativi di Mosca di cavalcare dissenso e promuovere rivolte interne attraverso la sua guerra ibrida. Mosca ha cercato di soffiare sul fuoco in varie occasioni. Un centro culturale ungherese nella regione è stato attaccato due volte nel 2018: sebbene nessuno sia rimasto ferito, l’Sbu, l’agenzia di intelligence ucraina, ha avviato un’ampia indagine, che ha accertato le responsabilità russe. Quando sono avvenuti gli attacchi, l’Ucraina era a conoscenza del fatto che la Russia aveva individuato nella Transcarpazia un punto debole, per sfruttare le tensioni etniche ed eventualmente provocare una secessione dall’Ucraina.

Anche a Budapest la strategia è aggressiva: quest’anno Orbán ha accusato l’Ucraina di “ungheresefobia” e ha ripetutamente minacciato di bloccare le candidature ucraine all’Unione europea e alla Nato. I media ungheresi diffondono teorie distorte e fake news sul tema e l’Ungheria sta già rendendo la vita difficile all’Ucraina ponendo il veto all’erogazione degli aiuti europei.

Per un decennio, il governo Orbán ha offerto alla comunità ungherese un sostegno culturale e finanziario, tra cui un rapido percorso verso la cittadinanza e un controverso programma di concessione di passaporti comunitari. Questo ha spinto molti a lasciare la Transcarpazia e a cercare una vita migliore in altri Paesi, come testimoniano le cifre. Quando la Russia ha invaso il Paese, i leader delle comunità ungheresi hanno esortato i giovani a partire immediatamente per l’Ungheria. Interi villaggi si sono svuotati nei giorni precedenti al divieto di lasciare l’Ucraina.

Ora però la situazione è diversa: le atrocità perpetrate dalla Russia, la lotta eroica del popolo ucraino e l’ambiguità ungherese nei confronti del conflitto hanno spinto i cittadini a sostenere la causa ucraina, dando nuova linfa all’integrazione della Transcarpazia. All’inizio del 2022, il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva dichiarato al Consiglio europeo: «Tutti sanno esattamente chi nell’Unione europea è contro l’umanità e il buon senso, chi non fa nulla per la pace in Ucraina. Tutto questo deve finire e l’Europa non può più ascoltare le scuse di Budapest». L’aggressione russa potrebbe aver incoraggiato, in un certo senso, l’integrazione della comunità ungherese, nonostante l’impegno propagandistico di Budapest e Mosca.

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