I tre giorni del SupermarketLa twitterizzazione del dibattito pubblico e l’egemonia di «Ciao, Darwin»

Il fenomeno era visibile da tempo, ma nelle ultime settantadue ore c’è stato un innegabile salto di scala. Chissà che cosa penseranno gli storici, tra cento anni, quando si ritroveranno tra le mani simili reperti

Unsplash

C’è stato un tempo in cui molti, osservando le abitudini dei giovani e in particolare il loro rapporto con le nuove tecnologie, paventavano la scomparsa di libri e giornali, insieme con la stessa capacità di leggere e concentrarsi su un testo scritto per più di cinque secondi, e conseguentemente il progressivo e inesorabile rincoglionimento della popolazione, con effetti imprevedibili ma di sicuro non positivi sulla società, l’economia, la democrazia e il mercato editoriale. Ottimisti e pessimisti concordavano tuttavia su un punto, e cioè che questo, probabile o meno che lo si considerasse, fosse lo scenario peggiore. Non lo era.

Nessuno, infatti, aveva valutato l’ipotesi che giornali, telegiornali e talk show, prima di scomparire, si sarebbero completamente “twitterizzati” (forse dovrei dire “socializzati”, che in italiano una volta voleva dire un’altra cosa: ma tanto, chi lo parla più l’italiano?).

Il fenomeno era visibile da tempo, naturalmente, ma nelle ultime settantadue ore c’è stato un innegabile salto di scala, con giornali, conduttori televisivi, politici, persino presidente e vicepresidente del Consiglio che corrono tutti quanti a dirci la loro sullo spot di un supermercato, cioè sull’argomento di cui si è cominciato a parlare ossessivamente due giorni prima e di cui nessuno nemmeno si ricorderà due giorni dopo, quando a scalare le classifiche dei trend topic di Twitter (o come si chiama adesso) sarà un’analoga fregnaccia capace di polarizzare il dibattito in modo altrettanto viscerale ed elementare.

Perché il segreto è sempre quello, c’è poco da fare: è l’eterno scapoli-ammogliati, il gioco delle squadre e delle tifoserie, con il suo richiamo infantile e primordiale. Una dinamica che ha sempre caratterizzato le discussioni da bar, ed è il vero algoritmo alla base del successo tanto della tv commerciale quanto dei social network. La novità è che, attraverso i social network, questo stesso meccanismo è per così dire rimbalzato anche su giornali, trasmissioni televisive e istituzioni che un tempo avrebbero considerato impensabile prestarsi al gioco, per non rimetterci in autorevolezza e prestigio (lascio giudicare al lettore se il motivo per cui oggi non hanno più questo timore sia causa o conseguenza della loro perdita di autorevolezza e prestigio, o se invece tutto dipenda più semplicemente dal modo in cui è cambiata, nel frattempo, la scala di valori secondo cui la nostra società identifica chi o che cosa sia autorevole e prestigioso).

La novità, in estrema sintesi, è la trasformazione dell’intero dibattito pubblico in un’interminabile puntata di «Ciao, Darwin», programma televisivo in cui di volta in volta si scontravano bassi contro alti, grassi contro magri, bionde contro brune (e anche, ovviamente, mogli contro amanti). Ritrovo persino tracce di «una puntata tutta al femminile» degli anni novanta in cui si sfidavano «la categoria delle Naturali, capitanata da Marisa Laurito, e la categoria delle Rifatte, capitanata da Randi Ingerman», e mi domando se fosse al femminile perché quelli erano tempi più retrogradi, e l’aspetto fisico era un problema solo della donna-oggetto, o perché lo sono questi, e la chirurgia estetica non conosce più limiti di genere né di età, e tra un po’ la passerà la mutua, in ossequio a qualche nuovo articolo della Costituzione che tuteli il diritto al selfie come fondamento della cittadinanza.

Ed è stato proprio mentre formulavo questa domanda tra me e me che mi è passato davanti agli occhi un tweet (o come si chiama adesso) del ministro della Difesa che cominciava così: «Guardo lo spot di Esselunga e mi commuovo».

Chissà che cosa penseranno gli storici, tra cento anni, quando si ritroveranno tra le mani simili reperti.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter