La nazione indispensabileIl grande discorso di Joe Biden sul perché sostenere Israele e Ucraina

Il presidente degli Stati Uniti spiega che sostenere gli israeliani e ucraini è vitale per la sicurezza degli occidentali: «La leadership americana è ciò che tiene insieme il mondo»

LaPresse

Pubblichiamo il discorso integrale del presidente degli Stati Uniti Joe Biden su Israele e Ucraina. La traduzione è a cura di Daniele Angrisani

Buonasera, cari amici americani. Siamo di fronte a un punto di svolta nella storia, uno di quei momenti in cui le decisioni che prendiamo oggi determineranno il futuro per i decenni a venire. È di questo che vorrei parlare con voi stasera.

Questa mattina sono tornato da Israele. Mi hanno detto che sono il primo Presidente americano a recarsi lì durante una guerra.

Ho incontrato il Primo Ministro e i membri del suo governo. E soprattutto ho incontrato israeliani che hanno vissuto in prima persona l’orrore dell’attacco di Hamas del 7 ottobre.

Più di milletrecento persone sono state massacrate in Israele, tra cui almeno trentadue cittadini americani. Decine di innocenti — dai neonati agli anziani, sia israeliani che americani — sono stati presi in ostaggio.

Come ho detto alle famiglie degli americani tenuti ostaggi da Hamas, stiamo percorrendo ogni strada per riportare a casa i loro cari. Come Presidente, non c’è priorità più alta per me della sicurezza degli americani tenuti in ostaggio.

Il gruppo terroristico Hamas ha scatenato il male puro e semplice nel mondo. Ma purtroppo il popolo ebraico sa, forse meglio di chiunque altro, che non c’è limite alla depravazione delle persone quando si vuole infliggere dolore agli altri.

In Israele ho visto un popolo forte, determinato, resistente, ma anche arrabbiato, sotto shock e profondamente addolorato.

Ho parlato anche con il presidente dell’Autorità Palestinese Abbas e ho ribadito che gli Stati Uniti continuano a sostenere il diritto del popolo palestinese alla dignità e all’autodeterminazione. Le azioni dei terroristi di Hamas non tolgono loro questo diritto.

Come molti altri, sono affranto dalla tragica perdita di vite palestinesi, compresa nel caso dell’esplosione avvenuta nel parcheggio di un ospedale di Gaza — che non è stata causata dagli israeliani.

Piangiamo ogni vita innocente persa. Non possiamo ignorare l’umanità dei palestinesi innocenti che vogliono solo vivere in pace e avere un’opportunità di farlo.

L’attacco ad Israele fa eco a quasi 20 mesi di guerra, tragedie e brutalità inflitte al popolo ucraino — popolo che è stato gravemente ferito da quando Putin ha lanciato la sua invasione su larga scala.

Non abbiamo dimenticato le fosse comuni, i corpi ritrovati con segni di tortura, gli stupri usati come arma di guerra dai russi e le migliaia e migliaia di bambini ucraini portati con la forza in Russia, sottratti ai loro genitori. È tutto disgustoso.

Hamas e Putin rappresentano minacce diverse, ma hanno questo in comune: entrambi vogliono annientare completamente una democrazia vicina — annientarla completamente.

Hamas ha come suo scopo dichiarato di esistere la distruzione dello Stato di Israele e l’uccisione del popolo ebraico.

Hamas non rappresenta il popolo palestinese. Hamas usa i civili palestinesi come scudi umani e le famiglie palestinesi innocenti soffrono molto a causa loro.

Nel frattempo, Putin nega che l’Ucraina sia o sia mai stata un vero Stato. Sostiene che l’Unione Sovietica ha creato l’Ucraina.

E solo due settimane fa ha detto al mondo che se gli Stati Uniti e i nostri alleati ritirassero — e se gli Stati Uniti lo facessero, lo farebbero anche i nostri alleati — il proprio sostegno militare all’Ucraina, a Kyiv rimarrebbe, cito, “una settimana di vita”. Ma non ci stiamo ritirando.

So che questi conflitti possono sembrare lontani da noi. Ed è naturale chiedersi: perché è così importante per l’America intervenire?

Permettetemi quindi di spiegarvi perché assicurarsi che Israele e l’Ucraina abbiano successo è vitale per la sicurezza nazionale americana.

La storia ci ha insegnato che quando i terroristi non pagano un prezzo per il loro terrore, quando i dittatori non pagano un prezzo per la loro aggressione, causeranno ancora più caos, morte e distruzione.

Continueranno ad andare avanti, ed il costo e le minacce per l’America e per il mondo continueranno ad aumentare nel tempo.

Quindi, se non fermiamo l’appetito di Putin per il potere e il controllo in Ucraina, non si limiterà solo all’Ucraina. Putin ha già minacciato di “ricordare”, cito, “ricordare” alla Polonia che il loro territorio occidentale è stato un dono della Russia.

Uno dei suoi principali consiglieri, un ex presidente russo, ha definito Estonia, Lettonia e Lituania “province baltiche” della Russia. Sono tutti Paesi alleati della NATO.

Per settantacinque anni, la NATO ha mantenuto la pace in Europa ed è stata la pietra miliare della sicurezza americana. E se Putin decidesse di attaccare un alleato della NATO, noi difenderemo ogni centimetro della NATO, come previsto e richiesto dal Trattato del Nord Atlantico.

In quel caso dovremo fare qualcosa che non vogliamo — sia chiaro: non vogliamo — che le truppe americane combattano in Russia o contro la Russia.

Ma anche di là dell’Europa, sappiamo che i nostri alleati e, forse soprattutto, i nostri avversari e concorrenti ci osservano. Stanno osservando anche la nostra risposta in Ucraina.

Se ci allontaniamo e lasciamo che Putin cancelli l’indipendenza dell’Ucraina, i potenziali aggressori in tutto il mondo saranno incoraggiati a fare lo stesso.

Il rischio di conflitti e caos potrebbe diffondersi in altre parti del mondo, nell’Indo-Pacifico ed in Medio Oriente, anzi soprattutto in Medio Oriente.

L’Iran sostiene la Russia in Ucraina e sostiene Hamas ed altri gruppi terroristici nella regione. E continueremo a ritenerli responsabili di questo, aggiungerei.

Gli Stati Uniti e i nostri partner in tutta la regione stanno lavorando per costruire un futuro migliore per il Medio Oriente, un futuro in cui il Medio Oriente sia più stabile, meglio collegato ai suoi vicini e — attraverso progetti innovativi come il corridoio ferroviario India-Medio Oriente-Europa che ho annunciato quest’anno al vertice delle maggiori economie mondiali.

Mercati più prevedibili, più occupazione, meno rabbia, meno lamentele, meno guerre se connessi. Ne beneficia la gente comune, ne beneficia la gente del Medio Oriente e ne beneficiamo noi.

La leadership americana è ciò che tiene insieme il mondo. Le alleanze americane sono ciò che mantiene noi, l’America, al sicuro. I valori americani ci rendono un partner con cui le altre nazioni vogliono lavorare.

Mettere a rischio tutto questo se ci allontaniamo dall’Ucraina, se voltiamo le spalle a Israele, non ne vale la pena.

Ecco perché domani invierò al Congresso una richiesta di bilancio urgente per finanziare le esigenze di sicurezza nazionale dell’America, e per sostenere i nostri partner più critici, compresi Israele e l’Ucraina.

È un investimento intelligente che pagherà i dividendi per la sicurezza americana per generazioni, ci aiuterà a tenere le truppe americane lontane dal pericolo, ci aiuterà a costruire un mondo più sicuro, più pacifico e più prospero per i nostri figli e nipoti.

In Israele, dobbiamo assicurarci che abbiano ciò di cui hanno bisogno per proteggere il loro popolo oggi e per sempre.

Il pacchetto sicurezza che sto inviando al Congresso e che chiedo al Congresso è un impegno senza precedenti per la sicurezza di Israele, che rafforzerà il vantaggio militare qualitativo di Israele, per il quale ci siamo già impegnati — il vantaggio militare qualitativo.

Ci assicureremo che Iron Dome continui a sorvegliare i cieli di Israele. Faremo in modo che gli altri attori ostili nella regione sappiano che Israele è più forte che mai e impediremo che questo conflitto si diffonda.

Allo stesso tempo, il Primo Ministro Netanyahu ed io abbiamo discusso ancora una volta ieri della necessità critica per Israele di operare secondo le leggi di guerra.

Ciò significa proteggere al meglio i civili in combattimento. La popolazione di Gaza ha urgente bisogno di cibo, acqua e medicine.

Ieri, durante le discussioni con i leader di Israele e dell’Egitto, ho ottenuto un accordo per la prima spedizione di aiuti umanitaria da parte delle Nazioni Unite ai civili palestinesi di Gaza tramite il valico di Rafah.

Se Hamas non dirotterà o ruberà questa spedizione, forniremo ulteriori aperture per la consegna prolungata di assistenza umanitaria salvavita ai civili palestinesi.

E come ho detto in Israele: per quanto sia difficile, non possiamo rinunciare alla pace. Non possiamo rinunciare alla soluzione dei due Stati.

Israele e i palestinesi meritano allo stesso modo di vivere in sicurezza, dignità e pace.

E qui, a casa nostra, dobbiamo essere onesti con noi stessi. Negli ultimi anni è stato dato troppo ossigeno all’odio, alimentando il razzismo, l’aumento dell’antisemitismo e dell’islamofobia proprio qui in America.

Tutto questo si è intensificato anche sulla scia dei recenti eventi che hanno portato alle orribili minacce e agli attacchi che ci sconvolgono e ci spezzano il cuore.

Il 7 ottobre, gli attacchi terroristici hanno provocato profonde cicatrici e ricordi terribili nella comunità ebraica.

Oggi le famiglie ebree sono preoccupate di essere prese di mira a scuola, di indossare i simboli della loro fede camminando per strada o di uscire dalla loro vita quotidiana.

So che molti di voi della comunità musulmana americana, della comunità arabo-americana, della comunità palestinese americana e di tanti altri sono indignati e feriti, e si dicono: “Ci risiamo”, con la stessa islamofobia e la stessa diffidenza che abbiamo già visto dopo l’11 settembre.

Proprio la settimana scorsa, una madre è stata brutalmente accoltellata, un bambino — qui negli Stati Uniti — che aveva appena compiuto sei anni è stato ucciso nella loro casa fuori Chicago.

Si chiamava Wadea — Wadea — un americano orgoglioso, di una famiglia palestinese americana orgogliosa.

Non possiamo stare a guardare e tacere quando accade questo. Dobbiamo denunciare senza equivoci l’antisemitismo. Dobbiamo anche, senza equivoci, denunciare l’islamofobia.

Ed a tutti coloro che stanno soffrendo, voglio che sappiate che vi vedo: io vi vedo. Il vostro dolore mi appartiene. E voglio dirvi questo: Voi siete tutta l’America. Siete tutti l’America.

In un momento come questo, quando la paura e il sospetto, la rabbia e la collera si fanno sentire, dobbiamo impegnarci più che mai per mantenere i valori che ci rendono ciò che siamo.

Siamo una nazione di libertà religiosa, di libertà di espressione. Abbiamo tutti il diritto di discutere e dissentire senza temere di essere presi di mira nelle scuole, nei luoghi di lavoro o nelle nostre comunità.

E dobbiamo rinunciare alla violenza e al vetriolo, vederci l’un l’altro non come nemici ma come, come concittadini americani.

Ieri, quando ero in Israele, ho detto che quando l’America ha vissuto l’inferno dell’11 settembre, anche noi ci siamo sentiti infuriati.

Pur avendo cercato e ottenuto giustizia, abbiamo commesso degli errori. Ho quindi ammonito il governo di Israele a non farsi accecare dalla rabbia.

E qui in America, non dobbiamo mai dimenticare chi siamo. Dobbiamo rifiutare ogni forma — ogni forma di odio, che sia contro i musulmani, gli ebrei o chiunque altro. È questo che fanno le grandi nazioni, e noi siamo una grande nazione.

Per quanto riguarda l’Ucraina, chiedo al Congresso di assicurarsi che potremo continuare a inviare all’Ucraina le armi di cui ha bisogno per difendere se stessa e il proprio Paese senza interruzioni, in modo che l’Ucraina possa fermare la brutalità di Putin in Ucraina.

Ci stanno riuscendo.

Quando Putin ha invaso l’Ucraina, pensava di prendere Kyjiv e tutta l’Ucraina in pochi giorni. Ebbene, più di un anno dopo, Putin ha fallito e continua a fallire. Kyjiv è ancora in piedi grazie al coraggio del popolo ucraino.

L’Ucraina ha riconquistato più del cinquanta per cento del territorio che le truppe russe occupavano all’inizio della guerra.

Le truppe russe sono state cacciate da più del cinquanta per cento del territorio inizialmente occupate, grazie al sostegno di una coalizione guidata dagli Stati Uniti e composta da più di cinquanta Paesi in tutto il mondo che stanno facendo la loro parte per sostenere Kyjiv.

Cosa succederebbe se ce ne andassimo? Siamo la nazione essenziale di questa coalizione.

Nel frattempo, Putin si è rivolto all’Iran e alla Corea del Nord per acquistare droni d’attacco e munizioni per terrorizzare ulteriormente le città e la popolazione ucraina.

Fin dall’inizio ho detto che non intendo mandare truppe americane a combattere in Ucraina.

L’Ucraina ci chiede solo aiuto: armi, munizioni, capacità di respingere da sola le forze russe di invasione dal proprio territorio e sistemi di difesa aerea per abbattere i missili russi prima che distruggano le città ucraine.

E permettetemi di essere chiaro su una cosa: noi stiamo inviando all’Ucraina attrezzature che si trovano nelle nostre scorte.

E quando usiamo i fondi stanziati dal Congresso, li usiamo per rifornire i nostri magazzini, le nostre scorte con nuove attrezzature, attrezzature che difendono l’America e che sono prodotte in America: missili Patriot per le batterie di difesa aerea prodotti in Arizona; munizioni di artiglieria fabbricati in 12 Stati del Paese, come in Pennsylvania, Ohio, Texas; e molto altro ancora.

Proprio come nella Seconda Guerra Mondiale, oggi i lavoratori americani patriottici costruiscono l’arsenale della democrazia e servono la causa della libertà.

Permettetemi di concludere con questo. All’inizio di quest’anno sono salito a bordo dell’Air Force One per un volo segreto verso la Polonia.

Lì, sono salito su un treno con i finestrini oscurati per un viaggio di 10 ore a testa fino a Kyjiv, per stare al fianco del popolo ucraino in vista dell’anniversario di un anno della loro coraggiosa lotta contro Putin.

Mi hanno detto che sono stato il primo [presidente] americano a entrare in una zona di guerra non controllata dall’esercito degli Stati Uniti dai tempi del presidente Lincoln.

Con me c’era solo un piccolo gruppo di personale di sicurezza di alcuni consiglieri.

Ma quando scesi da quel treno e incontrai Zelensky, il Presidente Zelensky, non mi sentii solo.

Portavo con me l’idea dell’America, la promessa dell’America alle persone che oggi lottano per le stesse cose per cui noi abbiamo combattuto 250 anni fa: libertà, indipendenza, autodeterminazione.

E mentre camminavo per Kyjiv con il Presidente Zelensky, con le sirene dei raid aerei che suonavano in lontananza, ho sentito qualcosa in cui ho sempre creduto più che mai: L’America è ancora un faro per il mondo. Lo è ancora.

Siamo ancora, come ha detto la mia amica Madeleine Albright, “la nazione indispensabile”.

Stasera, in tutto il mondo ci sono persone innocenti che sperano grazie a noi, che credono in una vita migliore grazie a noi, che desiderano disperatamente non essere dimenticate da noi e che ci stanno aspettando.

Ma il tempo è fondamentale.

So che abbiamo delle divisioni in casa nostra. Ma dobbiamo superarle. Non possiamo permettere che la politica meschina, partigiana e rabbiosa intralci le nostre responsabilità di grande nazione.

Non possiamo e non dobbiamo lasciare che terroristi come Hamas e tiranni come Putin vincano. Mi rifiuto di permettere che ciò possa accadere.

In momenti come questi, dobbiamo ricordare — dobbiamo ricordare chi siamo. Siamo gli Stati Uniti d’America — gli Stati Uniti d’America. E non c’è nulla — nulla che vada oltre le nostre capacità se siamo uniti.

Amici americani, grazie per il vostro tempo.

Che Dio vi benedica tutti. E che Dio protegga le nostre truppe.

 

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