Se in Polonia finirà come speriamo, con l’uscita di scena dei sovranisti, per Giorgia Meloni sarà un colpo duro. Molto duro, il secondo dopo quello spagnolo dove i suoi amici di Vox alle ultime elezioni iberiche si sono sgonfiati, lasciando i Popolari con il cerino in mano che si è subito spento, passando la mano per formare il governo al premier socialista Sanchez. La stessa identica scena molto probabilmente si ripeterà a Varsavia. Con il crollo dell’estrema destra di Confederazione, Mateusz Morawiecki non ha maggioranza in Parlamento. Roma guarda a queste due esperienze come un presagio di sventura.
Lo sguardo e l’apprensione è sempre rivolta alle elezioni europee del 2024. È l’appuntamento della vita per la presidente del Consiglio italiana, che vuole entrare con i suoi commissari dal portone principale di Palazzo Berlaymont. Ma per fare questo ingresso trionfale, Meloni e tutti i suoi alleati in giro per l’Europa dovranno centrare un risultato elettorale se non straordinario quantomeno buono. Tra meno di un anno riusciranno nell’impresa in Italia e in Polonia? I sondaggi danno Fratelli d’Italia ancora messi bene, una media attorno al trenta per cento. Bisognerà vedere se queste percentuali verranno confermate, se Matteo Salvini riuscirà a rosicchiare altri voti. Come sta avvenendo in queste ultime settimane sull’onda della posizione oltranzista e critica verso l’Europa sui migranti.
Cosa accadrà nei prossimi mesi, con le variabili incandescenti in continuo divenire, dalle guerre varie all’economiche, non possiamo saperlo. Dove si fermerà la pallina della roulette è un’incognita angosciosa per il centrodestra. Altrettanto per l’evoluzione della situazione politica in Polonia: se il partito sovranista Democrazia e Giustizia (PiS) rimarrà fuori dal governo, quel circa trentasette per centro che i primi dati le attribuisce potrebbe crollare. A quel punto il partito europeo dei Conservatori potrebbe arrivare fiaccato all’appuntamento delle urne e a quello successivo per i nuovi equilibri di potere a Bruxelles.
Meloni rischia di non presentarsi nelle condizioni di forza per trattare i suoi dossier e i portafogli dei commissari italiani di casa sua. E questo non soltanto perché nell’Europarlamento il gruppo dei Conservatori potrebbe essere meno numeroso. Nel Consiglio europeo, dove passano le vere decisioni dei capi di Stato e di governo, Roma non avrebbe accanto un governo amico. Anzi, Meloni si troverebbe al posto di Morawiecki un suo acerrimo avversario ovvero Donald Tusk. Anche se poi non è detto che per la presidente del Consiglio sarebbe un dramma, visto che Morawiecki, insieme a Viktor Orbàn, le hanno messo i bastoni tra le ruote in tante occasioni, a cominciare dagli accordi per distribuzione obbligatoria dei migranti. Per non parlare della presa di distanza sugli aiuti all’Ucraina per la vicenda dell’importazione del grano che ha fatto arrabbiare gli agricoltori.
Il problema si potrebbe complicare se Tusk dovesse ingaggiare dentro il suo eurogruppo, il Partito Popolare europeo, una battaglia per tenere fuori dalla Commissione la stessa Meloni in quanto rappresentante dei Conservatori che in Polonia ha mandato all’opposizione. Dovrebbe vedersela con il presidente dei Popolari Manfred Weber e con Ursula von der Leyen, che ha costituito con Meloni un rapporto di fiducia e collaborazione. Tanto che la presidente del Consiglio sarà tra i grandi elettori per la riconferma della presidente della Commissione europea. Adesso però quella dote di europarlamentari conservatori che Giorgia vuole portare a Ursula rischia di essere ridimensionata. Senza la gestione del potere, i conservatori del PiS, fondato nel marzo del 2001 dai gemelli Lech e Jarosław Kaczyński, potrebbero frustrare le aspettative politiche di Meloni.
Tra l’altro questa nuovo scenario aperto dall’esito elettorale polacco vede una spaccatura della maggioranza italiana. Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo Ecr al Parlamento europeo, ha fatto i complimenti agli uomini e alle donne del PiS. Deborah Bergamini, responsabile Esteri di Forza Italia, fa invece le congratulazioni a Tusk e ricorda che si tratta di un’importante affermazione del Ppe.
Dunque, per Meloni le cose non stanno andando per il verso giusto. Le notizie che arrivano da Madrid e Varsavia complicano i suoi progetti europei e la rendono più esposta a una posizione di vassallaggio rispetto a una riproposizione della maggioranza Ursula in cui ci sono e ci saranno i socialisti. Si avvicina il momento delle scelte: avvicinarsi al Ppe, portando a termine le metamorfosi che ha fatto, oppure rimanere in una ridotta accanto agli estremisti di Identità e Democrazia dove militano Matteo Salvini e Marine Le Pen.
La novità è che l’onda sovranista in Europa sembra stia perdendo forza e magari qualche avvisaglia si registrerà anche in Italia alle prossime europee. Meloni allacci le cinture oppure si prepari a gettarsi con il paracadute da un aereo che può precipitare. Se nel 2024 poi Trump dovesse perdere, dovrà pensarci seriamente a mettersi definitamente un altro abito. È tutto in divenire, l’orso populista non è morto e la pelliccia non è ancora in vendita. Incrociamo le dita, ma qualcosa sta cambiando.