Israele ha intensificato l’offensiva di terra nella Striscia Gaza, mentre le sue forze di difesa hanno lanciato un appello urgente ai palestinesi che vivono nel nord affinché evacuino verso sud, lontano dai combattimenti, chiedendo anche di lasciare dell’ospedale Al-Quds di Gaza City. Ma la Mezzaluna Rossa Palestinese ha fatto sapere che ci sono pazienti nei reparti di terapia intensiva e bambini nelle incubatrici e spostarli è impossibile. Inoltre, si ritiene che circa 14mila civili abbiano trovato rifugio nell’ospedale.
L’area intorno all’ospedale domenica è stata colpita da numerosi bombardamenti, uccidendo «dozzine di terroristi», hanno fatto sapere da Israele. Il tutto mentre nella Striscia la popolazione ha preso d’assalto i centri di distribuzione di generi alimentari dell’Onu e costretto i panettieri a farsi proteggere dalla polizia. «Migliaia di persone», ha annunciato l’Onu, «sono entrate in diversi magazzini e centri di distribuzione dell’Unrwa nella Striscia di Gaza centrale e meridionale. È un segnale preoccupante che l’ordine pubblico stia iniziando a crollare dopo tre settimane di guerra e un rigido assedio a Gaza». Le immagini circolate hanno mostrato la gente uscire dai magazzini con sacchi di farina e altri prodotti. Dalle Nazioni Unite fanno sapere anche che nella Striscia manca anche l’acqua e i bambini sono costretti a bere acqua salata.
Del resto va segnalato che dal varco di Rafah, tra l’Egitto e Gaza, finora sono stati appena 80 i camion di aiuti entrati nell’enclave palestinese. «Pochissimi camion, processi lenti, ispezioni rigorose, forniture che non soddisfano i requisiti dell’Onu e delle altre organizzazioni umanitarie, e soprattutto il divieto sull’ingresso di carburante sono la ricetta per il fallimento», ha denunciato il direttore degli affari dell’Unrwa a Gaza Thomas White.
Per un allentamento della pressione sulla popolazione di Gaza sono intervenuti anche gli Stati Uniti che, secondo il Wall Street Journal, hanno esortato Israele a ripristinare le comunicazioni a Gaza. Telefoni e internet, isolati al momento del blitz nel nord della Striscia, hanno ripreso in effetti a funzionare. Il consigliere alla Sicurezza nazionale americana Jack Sullivan, pur ribadendo che Hamas usa i civili come scudi umani a Gaza, ha sottolineato che Israele ha la responsabilità di proteggere i civili. Ma soprattutto ha bollato come «totalmente inaccettabile» l’aumento della violenza da parte dei coloni israeliani da quando è scoppiata la guerra a Gaza. Concetti che il presidente americano Joe Biden ha ripetuto al premier Benyamin Netanyahu nella prima telefonata tra i due da quando l’esercito ha avviato il blitz, insistendo anche sulla necessità di aumentare il flusso dell’assistenza umanitaria in modo «immediato e significativo».
Intanto è intervenuta anche la vicepresidente americana Kamala Harris, ribadendo che gli Stati Uniti non hanno «alcuna intenzione né alcun piano di inviare truppe da combattimento in Israele o a Gaza». In un’intervista al programma tv 60 Minutes della Cbs, Harris ha specificato che gli Usa stanno fornendo allo Stato ebraico consulenza, attrezzature e sostegno diplomatico. «Israele senza alcun dubbio ha il diritto di difendersi. Detto questo, è molto importante che non vi sia alcuna confusione tra Hamas e i palestinesi. Le regole della guerra devono essere rispettate e devono arrivare aiuti umanitari», ha aggiunto Harris. La vicepresidente ha ribadito anche che l’America vuole evitare che il conflitto si inasprisca, tornando ad avvertire l’Iran di non farsi coinvolgere.
Il segretario generale dell’Onu António Guterres ha avvertito che la situazione nella Striscia «si fa di ora in ora più disperata». Oggi l’Alto commissario per i rifugiati interverrà al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: l’organismo si riunisce su iniziativa degli Emirati Arabi Uniti con il proposito di adottare una risoluzione vincolante per una pausa umanitaria