Nadia Curto è una vignaiola di seconda generazione, che dagli anni 2000 porta avanti la cantina di famiglia, situata sulle colline di Arborina. L’azienda agricola Curto, oggi distribuita nel circuito Triple A, si espande per un totale di quattro ettari con viti storiche piantate dal nonno di Nadia a fine secolo. La collina si divide su due versanti: la zona Est, che ospita Barolo la Foia, vinificato in maniera convenzionale, e la zona Sud, dove viene coltivato Barolo Arborina, lavorato con metodologie più moderne. Negli anni ’70 un gruppo di ragazzi della zona, tra cui suo zio, portò dalla Francia tecniche innovative, come la vendemmia verde (ovvero l’eliminazione dei grappoli non ancora giunti a completa maturazione) e la barrique (una piccola botte in legno utilizzata per l’affinamento del vino), pratiche inizialmente mal viste dai vignaioli locali.
Nadia lavora seguendo gli insegnamenti tradizionali del padre e quelli innovativi dello zio: così facendo riesce a dividere i rischi legati alle attività. Qui si segue l’agricoltura biologica, senza l’utilizzo di chimica di sintesi, con fermentazioni che avvengono spontaneamente e solo con l’aiuto dell’esperienza.
L’azienda opta per due periodi di vendemmia: una anticipata, raccogliendo uve leggermente sotto la soglia di maturazione, e una successiva, dopo una settimana, raccogliendo uve più mature.
La vendemmia verde, o diradamento, viene effettuata all’incirca nel mese di luglio, per far sì che, se la produzione di uve è troppo elevata, il carico del ceppo viene alleggerito per evitare di abbassare la qualità del vino finale. I grappoli non ancora giunti a completa maturazione vengono rimossi, così che quelli rimasti concentrino tutti i nutrienti e i sapori.
L’azienda di Nadia è una delle poche quest’anno a essersi salvata dalla piaga della peronospora. Come hanno fatto? Si tratta, sì, di fortuna, ma anche di tempismo: dopo il 2018, anno in cui sono stati colpiti gravemente da questo agente patogeno che attacca tutta la vite fino ad ucciderla se non si interviene, si sono attrezzati utilizzando dei particolari funghi, le omisine, che applicate non appena i primi cenni di peronospora sono apparsi, li ha salvati da ingenti danni.
Per proteggere ulteriormente i propri vigneti, precisamente nel versante dell’Arborina, vengono utilizzate reti che proteggono le viti da danni legati al sole e alla grandine, che allungano i tempi di lavoro ma permettono alle vigne di preservare la propria integrità.
Accanto ai vini che la sua azienda produce tradizionalmente, come il Barolo La Foia e il Barolo Arborina (con relative Riserve), e i classici Dolcetto d’Alba, Barbera d’Alba, Langhe Freisa e Langhe Nebbiolo, da poco hanno preso vita due nuove etichette, Informale e Vanitosa, che nascono dalla sfortuna, ma non per questo sono meno interessanti. L’azienda ha dovuto sostituire delle viti di Barbera e Dolcetto con delle viti di Nebbiolo: le nuove uve, troppo giovani per essere aggiunte al vecchio Nebbiolo, sono state miscelate con un trenta per cento di Dolcetto (per l’Informale) e un trenta per cento di Barbera (per la Vanitosa), realizzando così un nuovo progetto capace di guardare al futuro.