Senza crescitaLe critiche del Fondo monetario internazionale alla manovra di Meloni

Il Fmi conferma la previsione del Pil allo 0,7 per cento per il prossimo anno, contro l’1,2 prospettato da Palazzo Chigi. Nella legge di bilancio, dicono da Washington, mancano riforme strutturali. L’Italia dovrebbe «aumentare la produttività» e «lavorare duro per spendere bene i fondi del Pnrr». La mobilitazione dei sindacati

La manovra del governo Meloni non contiene le riforme necessarie al Paese e non spinge la crescita. Lo dice il Fondo monetario internazionale, confermando la previsione del Pil allo 0,7 per cento, contro l’1,2 per cento prospettato da Palazzo Chigi, per il prossimo anno. Nella legge di bilancio italiana, spiegano da Washington, mancano le riforme strutturali. L’Italia dovrebbe «aumentare la produttività» e «lavorare duro per spendere bene i fondi del Pnrr». Cosa che, per ora, non avviene.

«Abbiamo consigliato al governo italiano di anticipare l’aggiustamento e di essere più ambizioso, nonché di pensare anche a riforme di bilancio strutturali e favorevoli alla crescita, che non sono previste nella bozza di bilancio 2024», ha spiegato il direttore del Dipartimento europeo del Fondo monetario internazionale, Alfred Kammer, presentando il Regional Economic Outlook per l’Europa. Per l’Italia «sarà importante avviare un percorso favorevole alla crescita e aumentare la produttività, questa è la questione chiave. Pertanto sosteniamo un aggiustamento di bilancio favorevole alla crescita».

Le critiche dell’Fmi descrivono un’Italia rinunciataria. Cosa che preoccupa anche i sindacati. Pronti a scendere in piazza sì, ma divisi. Cgil e Uil hanno organizzato cinque scioperi di otto ore sui territori, dal 17 novembre all’1 dicembre. La Cisl farà una manifestazione nazionale a Roma il 25 novembre «per migliorare la manovra».

Il contesto globale e continentale non è dei migliori, ma il Fondo esclude una recessione. La crescita in Europa nel 2023 sarà dell’1,3 per cento, in calo dal 2,7 per cento del 2022. Per il 2024 si prevede invece un +1,5 per cento. Un’Eurozona solo «in frenata», quindi, dopo pandemia e shock energetico. Ma Francia e Germania il prossimo anno cresceranno più di noi, all’1,3 per cento e allo 0,9 per cento.

L’inflazione invece sarà «finalmente in rallentamento». Il raffreddamento, ha spiegato Kramer, «sta dando un pò di sollievo a famiglie e imprese. La responsabilità principale è da attribuire all’allentamento dei prezzi delle materie prime e ai vincoli di fornitura, ma la persistente inflazione di fondo si è rivelata più difficile da affrontare. Le banche centrali europee hanno inasprito le loro politiche monetarie in modo sostanziale e i governi stanno riducendo il sostegno fiscale». E ancora si legge: «Gli effetti persistenti degli shock dei prezzi dell’energia dello scorso anno e le politiche più restrittive stanno contribuendo al rallentamento della crescita di quest’anno. I Paesi con settori manifatturieri o ad alta intensità energetica stanno rallentando più di quelli che dipendono dai servizi e dal turismo. Nel complesso, le previsioni di crescita sono determinate dalle forze opposte di politiche macroeconomiche più restrittive e dalla ripresa dei redditi reali, con il calo dell’inflazione e l’aumento dei salari».

Il rialzo dei tassi a opera della Banca centrale europea si avvia «alla fine», ma il costo del denaro che impatta su prestiti e mutui resterà «elevato» ancora per qualche tempo. L’Europa, viene sottolineato, «si trova ad affrontare il difficile compito di ripristinare la stabilità dei prezzi garantendo al tempo stesso una crescita forte sul lungo termine». Kammer ha avvertito che «la politica monetaria è appropriatamente restrittiva» e ha raccomandato che resti tale nel 2024 mantenendo i tassi d’interesse ancora vicini al livello record del 4 per cento.

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