Strade acciottolate, negozi eleganti, caffè tradizionali e locali di ogni genere, architettura a tinte pastello, palazzi monumentali e vicoli pittoreschi. Custodita dalle sue imponenti fortificazioni veneziane, la Fortezza Nuova a ovest, e quella Vecchia, a est, con la celebre vista del monastero di Vlacherna sulla minuscola isola di Pontikonissi, Corfù ricorda in ogni scorcio il suo legame con la Serenissima e la sua storia scritta dalle tante presenze del passato, dai bizantini, ai francesi, agli inglesi.
Protagonista di un programma europeo Interreg, il Coastal Heritage Network (CoHeN), che collega in un percorso ideale le fortezze e le particolarità architettoniche e culturali delle due sponde del Mar Ionio, tra Italia e Grecia, memorie dei crociati, eredità veneziana ed eventi della storia recente, Corfù è il trait d’union ideale tra i due mondi.
Dal Palazzo Reale, costruito a picco sul mare all’inizio dell’Ottocento dai governatori inglesi, all’enorme Spianada, la piazza più grande della Grecia, ai portici d’ispirazione francese del palazzo Liston, alle tante chiese bizantine, alle kandounia, le stradine lastricate del quartiere di Campiello, le suggestioni sono tante quante i popoli che hanno contribuito alla sua storia di secolare crocevia di scambi, guerre e commerci.
Di atmosfera decisamente italiana, con un tocco di raffinatezza parigina nei decori, è il centro dove, passeggiando, ci si può imbattere in altre gustose contaminazioni interculturali come il numbulo, o prosciutto corfiota, un controfiletto di maiale salato, marinato nel vino, cosparso di origano e pepe e affumicato su un fuoco ricco di aromi che ricorda nel nome e nella lavorazione l’ombolo istriano o Žlomprt. Si mangia tagliato a fette molto sottili servito insieme a formaggi a pasta molle.
La lavorazione del maiale è un’eredità veneziana, che a Corfù ha prodotto anche il salado, un salame classico, la pancetta affumicata e il burduni, un sanguinaccio molto apprezzato come snack, preparato con sangue di maiale, cipolla, prezzemolo, spezie, e poi fritto. Un ottimo indirizzo per gli acquisti di salumi e formaggi tipici, come la graviera, a pasta dura e pepata, simile al pecorino italiano, è la gastronomia Lavranos, nel centro della città vecchia, e a Paleokastritsa, nella parte nord dell’isola, Michalas, che vende anche online. Nel centro città, in piazza Vrachlioti, c’è anche lo storico negozio di latticini di Periklis Alexis dove si trova il raro e pregiato burro giallo di Corfù che, secondo i racconti del fondatore, Onassis faceva arrivare a Jackie Kennedy a Parigi ogni quindici giorni con un aereo dedicato.
Bisogna farsi invitare a cena da qualche corfiota, o scegliere uno dei tanti e ottimi ristoranti della città, ad esempio l’ottimo Marina’s Tavern, nella zona di Spilia, per scoprire come la lunga dominazione di Venezia ha influenzato la particolarissima cucina locale che ai piatti classici della cucina greca aggiunge il famoso bourdeto, di cui non è difficile rintracciare l’origine e l’etimo nel brodetto veneziano. Ovvero, una ricca e aromatica zuppa di pesce (scorfani, spigole, o quello che dà il mare) cotto in salsa di pomodoro piccante, a cui spesso vengono aggiunte delle patate.
Solo carne, invece, per la pastitsada, un tipico piatto da pranzo domenicale di cui ogni famiglia conosce una variante con qualche “segreto”, che a uno stufato di manzo, o di galletto, arricchito da molta paprika e almeno quindici diverse spezie e pomodoro, abbina i maccheroni e il formaggio grattugiato. Ancora più ricco è il pastitsio dolce, o venetzianiko, una sorta di timballo di pasta farcito di maccheroni, carni di vario tipo, fegatini, prosciutto, uova sode, lardo, formaggio, besciamella e spezie assortite tra cui l’immancabile cannella che connota la cucina dell’isola.
A ricordare invece il protettorato britannico sono le bevande, come la ginger beer in versione corfiota, la tsitsibira, un tempo diffusa in tutte le isole ionie e oggi prodotta solo a Corfù da una piccola fabbrica, con succo e olio di limone, zenzero tritato, acqua e zucchero. Anche il liquore locale, a base di kumquat, o mandarino cinese, è un’eredità dell’impero. L’agrume agrodolce fu introdotto dal botanico Robert Fortune nel diciannovesimo secolo e da allora viene coltivato sull’isola dove ha addirittura ottenuto lo status di Dop. Si beve ovunque, ma si possono scoprire tutti i segreti della sua lavorazione alla Mavromatis Kumquat Distillery.
Molto greca, e un po’ italiana, è la migliore azienda vitivinicola di Corfu, la tenuta Theotoki, trecento ettari a viti e olivi nella valle di Ropa, proprietà di una delle famiglie più antiche dell’isola, il cui nome si ritrova nel “Libro d’oro” dei patrizi della Repubblica di Venezia e a cui apparteneva Georgios Theotokis, per quattro volte primo ministro greco ai primi del Novecento. A condurla sono il suo discendente e omonimo, con la moglie italiana, Claudia Matarazzo, che ne hanno fatto un’azienda totalmente biologica. Fra le uve si coltiva principalmente l’autoctona greca Robola, antenata del Ribolla friulano, che con il vitigno Kakotrygis dà vita a un vino bianco citato dal James Bond interpretato da Roger Moore nel film del 1981 “Solo per i tuoi occhi”, che lo sceglie per accompagnare un’insalata di gamberi. Tutti i giorni si organizzano visite guidate con degustazione dei vini e dell’olio.
Se le spiagge dell’isola sono molto famose, ma esclusivamente estive, tutto l’anno si possono visitare la spettacolare fortezza di Angelokastro, uno dei castelli bizantini più importanti della Grecia, su una scogliera a picco sul mare, l’Achilleion, il folle e fiabesco palazzo che l’imperatrice Sissi fece costruire e dove si recava almeno due volte l’anno, e il villaggio più antico dell’isola, il borgo abbandonato di Palea Perithia, con una tappa alla taverna di Alkinos, aperta nel lontano 1863, con i suoi cocktail che mescolano ouzo e birra allo zenzero e le sue ricette di famiglia.