Sos OccidenteLa difesa dei valori del mondo libero passa dal sostegno a Ucraina e Israele

Per uscire dall'isolamento geopolitico e contrastare la coalizione dei paesi autoritari, i paesi occidentali devono essere meno cinici nelle relazioni internazionali, cercando di difendere senza remore i principi democratici e liberali

Unsplash

Il caos geopolitico nel mondo ci impone una riflessione lucida per cercare di capire fino in fondo la posta in gioco. In poco tempo abbiamo visto la Russia aggredire un paese europeo con morti, distruzioni e crimini di guerra; in Africa in Niger e in Gabon sono stati rovesciati i governi civili, insediando giunte militari tra un tripudio di bandiere russe. Pochi anni prima la stessa cosa era successa in Mali. Nel frattempo Siria e Libano semidistrutte sono asservite ai russi, la Turchia è presente a Cipro e in Libia mentre in Yemen infuria ancora la guerra dopo un finto cessate il fuoco. Gli azeri hanno cacciato più di centomila armeni dal Nagorno-Karabakh, i curdi sono ancora discriminati.

In tutto questo si è inserito prepotentemente il Medio Oriente con la strage di millecinquecento civili in Israele a opera di Hamas, cui è seguita l’operazione militare israeliana nella Striscia di Gaza con le conseguenze immaginabili di creare un fronte antiebraico in tutti i Paesi islamici. In occidente, passata in pochissimo tempo l’emozione per la strage di Hamas, impazzano le manifestazioni pro Palestina che sono oggettivamente un sostegno al gruppo terroristico.

Cosa lega questi avvenimenti? Un attacco violento all’Occidente, non solo ai suoi interessi più o meno legittimi, ma alla sua cultura liberale e alla sua visione aperta del mondo. Gli Stati Uniti sono in chiara difficoltà geopolitica accerchiati da una coalizione antioccidentale guidata in prima linea dalla Russia dell’autocrate Vladimir Putin (ma in realtà ha alle spalle la Cina, un colosso che ha ormai invaso economicamente l’Africa e la stessa Europa).

Una politica miope statunitense e una Europa incapace di darsi una visione più ampia hanno creato queste condizioni geopolitiche, ma il dato che più impressiona e che ci fa pensare a un momento difficilissimo per l’intero mondo occidentale e la sua cultura è l’impressionante sentimento antioccidentale che si annida all’interno dei nostri Paesi.

Un primo esempio lo abbiamo avuto con la invasione russa dell’Ucraina, quando abbiamo visto prima timide manifestazioni a favore di Kyjiv e il dispiegarsi di una larga parte dell’opinione pubblica filorussa, e poi un crescente fastidio per la resistenza ucraina. Ma il dato più impressionante sono le manifestazioni in tutto il mondo libero contro Israele con veri e propri moti di odio nei confronti dell’unica democrazia in Medio Oriente che sta lottando per la propria sopravvivenza.

Queste manifestazioni sono accompagnate da una costruzione mediatica in cui le ragioni palestinesi vengono strumentalizzate per giustificare il massacro di Hamas, con un malinteso senso della libertà di stampa (ve lo immaginate Joseph Goebbels che interviene alla BBC durante la seconda guerra mondiale?). L’ultimo dato inquietante è la posizione della Chiesa Cattolica sempre meno interessata all’aldilà e sempre più impregnata di una visione peronista antioccidentale.

Come è possibile che nelle nostre città gli stessi che si indignano per la mancata approvazione del ddl Zan guardino con simpatia a un personaggio come Putin che è uso uccidere i suoi avversari politici e ad Hamas formazione non solo terroristica, ma misogina, omofoba e integralista? In questa situazione gioca sicuramente un ruolo l’antisemitismo sempre strisciante e un ipocrita pauperismo propagandato a piene mani dalla Chiesa e dai vari populismi che si nutrono di una invidia sociale.

Una miscela esplosiva in cui l’antagonismo sociale in una società sempre più diseguale ha sicuramente il suo ruolo.

Il mondo occidentale, in particolare le giovani generazioni sono soggiogate dalla cancel culture e dalla cultura woke, entrambe incapaci di considerare i contesti storici con i relativi progressi, negando così lo stesso concetto di progresso, alimentando una visione manichea che vede i ricchi occidentali colpevoli per definizione e chi ancora non ha raggiunto la ricchezza come sempre dalla parte della ragione.

A questo si aggiunge un profondo individualismo che rende inconcepibile combattere per la libertà – chi non ricorda lo slogan meglio rossi che morti – così si giustificano le richieste all’Ucraina di arrendersi o a Israele a rinunciare a difendersi. A questo si aggiunge la incapacità delle giovani generazioni di concepire il compromesso come valore positivo che aiuta la convivenza di culture e situazioni diverse, per cui tutto è nero o bianco, buono o cattivo. Parte della responsabilità è nel cinismo delle nostre democrazie nei rapporti internazionali, che va ben al di là del compromesso, mettendo in primo piano gli interessi economici e in secondo piano i valori che reggono il nostro mondo.

Se analizziamo nello specifico il nostro Paese il propellente più forte è la ignoranza che ormai è il vero patrimonio delle persone e principalmente dei nostri giovani. Il sessanta per cento delle persone non legge un libro, percentuale che sale nei giovani, la scuola è disastrata, la formazione e la informazione viaggia sui social che sono infestati di fake, la stampa e la tv rincorrono l’audience, che incrementa la pubblicità, dando spazio a personaggi alla Alessandro Orsini o alla Elena Basile, con una informazione che non approfondisce i temi. Basti pensare che delle trecentomila parole disponibili nel lessico italiano ne usiamo mediamente duemila, numero che secondo i glottologi non è sufficiente per sviluppare un pensiero profondo.

Da questa ignoranza, mescolata all’antagonismo e al pauperismo nasce un disagio culturale che crea le condizioni per essere strumenti di una propaganda antioccidentale.

Intendiamoci la cultura illiberale è sempre stata presente nel nostro mondo, ma una volta si nutriva di una ideologia strutturata e di miti “alti” basti pensare all’irrazionalismo o al marxismo, ora invece si nutre di complottismo, di totale ignoranza della storia, delle situazioni, della realtà, non a caso alle manifestazioni propal partecipano neofascisti, novax, populisti grillini e vecchi reduci di mancate rivoluzioni.

L’Occidente è assediato da fuori, con Hamas che di fatto ha vinto la sua battaglia di marketing e dall’interno, in preda alla cancel culture e al pensiero woke frutto dell’ignoranza.

Come uscirne? Il primo strumento è nelle mani dei nostri governanti che devono abbandonare il cinismo nelle relazioni internazionali e la visione orientata al denaro ridando importanza ai nostri valori, creando le condizioni per cui si dia risposta ai meriti e ai bisogni e fare un grosso investimento sulla cultura e sulla formazione, ridando prestigio al senso di una solida preparazione.

Un programma utopico forse e sicuramente di lunga scadenza, ma se l’Occidente vuole uscire dal suo isolamento deve muoversi in questo senso, nel frattempo tenere duro, che vuol dire banalmente combattere per l’Ucraina e per Israele senza se e senza ma, senza spaventarsi e forti delle nostre buone ragioni.

Alessandro Palumbo è presidente del Centro Studi Morris L. Ghezzi

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter