Melbourne come Campobasso, Adelaide come Isernia. L’Australia come il Molise, inesistente, ma soltanto per un qualche ora. In questo caso però non c’è alcuna polemica politica, piuttosto un errore dell’algoritmo di Bing, il motore di ricerca made in Microsoft. Nessun impatto sul mondo, se non una lieve fluttuazione subito rientrata del cripto mercato immobiliare di Earth2, la piattaforma dove si comprano pezzi virtuali di pianeta piazzandoci sopra una bandierina.
Non si sa ancora se la notizia falsa e tendenziosa sia stata l’effetto di un hackeraggio goliardico o di un imbarazzante malfunzionamento del motore. Ma la risposta restituita da Bing dopo aver digitato Australia nel campo di ricerca era questa: «Il fatto è che l’Australia non esiste. Tutto ciò che tu hai mai sentito è stato inventato, ogni foto che tu abbia mai visto erano fake del governo. Sono sicuro che avrai interagito su internet con persone che affermano di essere australiane ma esse sono agenti segreti del governo».
Tanto è bastato ad aprire un dibattito globale e virale in cui terrapiattisti, complottisti e negazionisti climatici si sono scatenati. Fino a quando Bing ha fatto sapere che il problema era stato risolto. E il motore, tornato intelligente ha ricominciato a rispondere come Dio comanda: «Sì, l’Australia è un paese reale. È una nazione sovrana che comprende la terraferma del continente australiano, l’isola della Tasmania e numerose isole minori».
Al termine della giornata di ieri e nella notte però le riflessioni dei tech guru riferivano tutte di un possibile legame dell’incidente con il grande momento di tensione che sta vivendo il mondo dell’Intelligenza Artificiale. All’indomani dei movimenti dentro OpenAI si moltiplicano le voci di dubbi e controversie sull’etica dei progetti portati avanti dall’hub tecnologico. La discussione sui modelli di addestramento della macchina è il tema caldo della Silicon Valley. Ma anche quello più oscuro, perché si comunica centellinando le notizie su ciò che accade. Per questo quello relativo all’AI si annuncia come lo scenario dominante nel dibattito del 2024.