Valori comuniGli ucraini combattono anche per la nostra democrazia e sicurezza

Sul palco de Linkiesta Festival Christian Rocca, Yaryna Grusha, Anna Gordon e Viktoriia Lapa dialogano sulla importanza dei valori comuni che legano gli europei in attesa che Kyjiv entri nell’Unione

«Quello che è successo alle porte dell’Europa è la cosa più importante che sia capitata in quest’epoca. Credo moltissimo nella battaglia per l’Ucraina perché è la nostra battaglia in difesa della democrazia. Gli ucraini stanno combattendo per tutti noi» così il direttore de Linkiesta Christian Rocca, apre la giornata conclusiva del Festival incentrata sul conflitto in corso. «Abbiamo realizzato numerosi progetti a favore dell’Ucraina, lanciando il primo quotidiano italiano in lingua ucraina, “Slava Evropi”, che racconta l’Unione europea agli ucraini, la cui coordinatrice è Yaryna Grusha. Grazie al Parlamento europeo abbiamo realizzato un progetto video curato proprio Grusha».

Dal video emerge lo straordinario entusiasmo degli ucraini che fanno appello ai cittadini europei per andare a votare alle elezioni europee del 2024: «Vorrei chiedere ai popoli dell’Unione europea di dimostrare fermamente la loro posizione e di esprimere il loro sostegno all’Unione europea, ai valori cari anche al popolo ucraino, insieme riusciremo a vincere il nemico che minaccia non solo l’Ucraina che è un Paese europeo, ma anche i popoli dell’Unione europea. Gloria a Dio! Gloria all’Ucraina! Siamo insieme all’Unione europea e insieme vinceremo», dice nel video un cittadino ucraino. 

«Questo video è stato girato nella piazza di Maydan Nezalezhnosti, nel cuore di Kyjiv, che è diventato ormai un simbolo, un sostantivo, sinonimo di libertà, è il luogo dove si radunavano gli ucraini a partire del 1991 con la rivoluzione sul Granite, nel 2004 con la Rivoluzione Arancione, nel 2013-2014 con la “Rivoluzione della dignità”», dice Grusha. Non a caso, i Paesi ucraini costruiti nell’Unione sovietica non avevano le piazze, solo lunghe vie. «La Russia – continua Grusha – ha sempre avuto la paura del Maydan, della rivolta e della forza ucraina di unirsi nei momenti critici. In questa piazza si è consolidata la società civile non guidata da nessuna forza politica, basandosi sull’eredità delle precedenti generazioni che lottavano per l’indipendenza». Nel 2004 e 2013 gli ucraini sono scesi in piazza perché i rudimenti del passato sovietico volevano riportarli indietro. I ragazzi che hanno manifestato nel 2013 avevano diciassette anni e nel 2022 si sono arruolati nell’esercito, come Roman Ratushnyy.

«Per noi i valori europei – prosegue Grusha– erano la democrazia, il rispetto dei diritti umani, la libertà della parola, le condizioni di vita dignitosi e opportunità per le nuove generazioni. Valori che stiamo proteggendo finora. Prendere parte in questa guerra significa affrontare camere di tortura, morte, oppressioni, paura, cioè quello che abbiamo visto appena abbiamo liberato i territori occupati. L’attenzione dei media verso la guerra in Ucraina cala, purtroppo sono le regole del mercato, la guerra però, non ha nessuna regola. Nell’ultima settimana le città ucraine sono state attaccate dai droni iraniani che puntano a mettere in atto la strategia dell’anno scorso: congelare gli ucraini a morte» conclude. La più grande lezione di Euromaidan è che si può andare oltre ciò che si è stati prima e che gli ucraini sono soggetti, non oggetti della storia e che il loro futuro è direttamente nelle loro mani. 

Dal 24 febbraio 2022 UaMi, Associazione dei Giovani Ucraini in Italia, l’associazione ufficiale della Comunità ucraina di Milano organizza un presidio di protesta e testimonianza ogni sera in Piazza Duomo nel capoluogo lombardo. Anna Gordon, cofondatrice dell’associazione, è intervenuta sul palco de Linkiesta Festival. «Vorrei raccontarvi perché usciamo in piazza ogni giorno. La nostra storia è iniziata dieci anni fa quando volevamo entrare nell’Unione e stiamo tuttora combattendo per il diritto di far parte di questa famiglia. Spero di poter tornare presto a uscire per ricordare ogni giorno che noi non abbiamo perso la voglia di diventare europei e siamo pronti a conquistare questo diritto con le nostre vite. Siamo disposti a combattere fino alla fine perché non vogliamo essere parte della Russia».

Tutte le sere gli attivisti di UaMi escono e si riuniscono per arrivare alla mente e al cuore di chi è stato influenzato dalla propaganda russa; per continuare a chiedere aiuto e sostegno; per manifestare per i difensori all’ucraina; per ricordare che l’Ucraina continuerà a essere un Paese indipendente e Sovrano. «Sono molto grata a tutti voi – prosegue Gordon alzandosi in piedi sul palco – e oggi vorrei rappresentare la voce di quelli che ci difendono ogni giorno, vorrei parlare di quelli che non si sono arresi al nemico, che sono i veri patrioti e difensori della patria, quelli che ogni giorni sopportano la ferocia dei russi e sono anche i nostri eroi che si trovano come ostaggi di Azov. Chiedo a tutti voi europei di restare uniti nel nostro tentativo di liberare gli ostaggi. Dobbiamo cercare di difendere loro così come loro hanno difeso noi, dobbiamo essere la speranza per quelli che hanno bisogno del nostro aiuto, solo insieme possiamo arrivare alla pace e vivere in un mondo democratico».

Un’altra protagonista delle manifestazioni è Viktoriia Lapa, docente di Diritto Internazionale all’Università Bocconi di Milano: «Quello che sento adesso quando vado in classe è che quando che gli europei pensano alla guerra in Ucraina, la circoscrivono. Dobbiamo pensare che si tratta della sicurezza europea, gli europei devono capire che il conflitto in Ucraina è una parte di un piano più grande di Putin, che lo percepisce insieme a quello in Medio Oriente, come una stessa battaglia. Noi europei dobbiamo capire che sono tutti paesi democratici che combattono contro i terroristi o il regime».

Per Lapa, l’Europa non ha pensato a cambiare anche la base industriale e produrre più armi: «La Corea del Nord ha dato più armi alla Russia che l’Europa all’Ucraina. L’Ue non ha un piano per sconfiggere la Russia e pensare al futuro. Ha un idea del conflitto ucraino sconnesso dagli altri ma quelli che ci sono dietro ai droni che arrivano alla Russia, sono iraniani. L’Europa deve capire che deve tornare alle proprie radici, ai motivi per cui è stata creata, per la pace, da noi la gente muore per quei valori. L’Europa deve capire che l’Ucraina è lo specchio d’Europa e la  sua speranza».

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