Parla Benedetta ScuderiLa questione territoriale dei Verdi e la necessità di un partito ambientalista intersezionale

La candidatura della portavoce italiana della Fyeg potrebbe ridare smalto all’ambientalismo politico dell’Europa meridionale. Un’impresa difficile che deve partire dalle cose semplici: linguaggio, concretezza e intersezionalità. Perché i temi green sono sempre più poliedrici

Benedetta Scuderi © European Greens/Bernal Revert

Una nuova generazione di ambientalisti europei sta entrando in politica. E il ruolo di quella del nostro Paese potrebbe non essere più così marginale. Non a caso potrebbe essere italiana la prima candidata alla Commissione europea (spitzenkandidat) dei Verdi proveniente dall’Europa meridionale. Il 29 novembre, infatti, la Federazione dei giovani verdi europei (Fyeg) ha proposto Benedetta Scuderi, portavoce italiana della Fyeg, come candidata leader del gruppo dei Verdi in vista delle prossime elezioni europee del 2024 (6-9 giugno).  

Si tratta di una decisione non scontata visto anche il profilo di Scuderi, capace negli ultimi tempi di uscire spesso fuori dagli schemi a cui i Verdi, soprattutto italiani, hanno abituato l’elettorato finora. La trentaduenne originaria di Agropoli (Salerno) ha per esempio preso in giro in diretta nazionale l’ormai ex conduttore di Rete 4 Andrea Giambruno sulla sua teoria delle donne che dovrebbero cercare di «evitare il lupo». 

«La mia candidatura è un segnale per due motivi: come giovani vogliamo chiedere più voce in capitolo all’interno degli organi europei, e poi chiaramente c’è la questione territoriale. Ormai da troppo tempo i partiti ambientalisti dell’Europa Meridionale e Orientale sono percepiti come di serie B rispetto ai loro fratelli settentrionali. Ma ora questo può cambiare», spiega Scuderi a Linkiesta. 

Una missione non semplice: a oggi, stando agli ultimi sondaggi, Europa Verde viaggia, unita con Sinistra italiana, attorno al 3,4 per cento dei consensi. Nei Paesi nordeuropei come la Germania, invece, i Verdi governano e sono sul quattordici per cento. Le cause delle difficoltà dei Verdi mediterranei e orientali sono complesse, e risolverle non sarà semplice. 

Secondo Scuderi, «sicuramente ci sono ragioni storiche e culturali che hanno portato le popolazioni dell’Europa settentrionale a essere più sensibili a queste tematiche. Bisogna però anche dirsi con grande franchezza che la condizione economica incide parecchio: è chiaro che se una popolazione, soprattutto giovanile, è tra le più disoccupate d’Europa, diventa complicato pensare che possa considerare come prioritaria la transizione ecologica. Come si fa a dire a una persona che non ha un lavoro di interessarsi a un mondo più sostenibile?».

Insomma, non bastano gli effetti del cambiamento climatico come le alluvioni in Emilia-Romagna o le ondate di caldo anomale di quest’estate a convincere le persone a scegliere alle urne una soluzione ambientalista. Il tema, secondo Scuderi, diventa quindi quello del linguaggio: «Il problema di noi ambientalisti è che spesso sembriamo dei professorini che vengono a spiegare come gira il mondo e questo crea distanza con il nostro possibile elettorato. Credo invece che l’ironia, come quella che ho usato parlando con Giambruno, sia fondamentale per far capire al pubblico che anche noi siamo empatici. Il tutto senza andare mai oltre nei toni. Siamo i discendenti politici di Alexander Langer».

Certo, non si può vivere solo di battute. «Chiaramente la lotta al cambiamento climatico è un tema complesso. Ma proprio per questo sarebbe necessario parlare più chiaramente e al tempo stesso far capire alle persone che lottare per l’ambiente significa anche lottare per un mondo più giusto, con meno disuguaglianze sociali e di genere».

Proprio su quest’ultimo tema non sono mancate recentemente polemiche anche all’interno di Europa Verde: l’ormai ex co-portavoce del partito, Eleonora Evi, si è dimessa lamentando «costanti discriminazioni». «Non mi occupo di questioni interne al partito italiano», tiene subito a precisare Scuderi, che però sul tema non si sottrae dicendo che «sarebbe sbagliato prendere sottogamba ogni accusa perché tutti, anche noi ambientalisti, viviamo in una cultura patriarcale. Vedo, però, difficile credere ad alcune delle cose sollevate e credo che sia importante che tutti abbiano un atteggiamento costruttivo, anche quando si critica».

Rendere il movimento ambientalista realmente intersezionale non sembra comunque facilissimo. Ma Scuderi si dice ottimista sul ruolo che le giovani generazioni avranno su questo tema: «Nel 2019 siamo stati noi giovani a spingere i Verdi alle Europee. Questo dimostra che l’interesse globalmente c’è. Ora sta a noi riuscire a prendere il nostro spazio, portando freschezza e passando dall’essere semplici elettori a politici capaci di prendere le decisioni di cui la nostra generazione ha bisogno».

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