Deriva autoritaria Il greenwashing di Europa Verde e i «piccoli atti di bullismo» contro Eleonora Evi

Intervistata da Linkiesta, la deputata milanese ha motivato le sue dimissioni da co-portavoce del partito di Bonelli. Dalle «costanti discriminazioni» a un’identità ambientalista sempre meno solida, passando per gli scontri sui diritti, il consumo di suolo e «l’oscuramento mediatico»

Ph. Mauro Scrobogna/LaPresse

La frattura tra Europa Verde e Eleonora Evi, che ieri ha lasciato il ruolo di co-portavoce del partito ecologista, è nata nei mesi successivi alle elezioni politiche del 2022. La colpa non sarebbe di un singolo episodio, ma di un susseguirsi di eventi che la deputata milanese, intervistata da Linkiesta, ha definito «piccoli atti di bullismo», «discriminazioni costanti» e azioni di «oscuramento mediatico».

L’ex europarlamentare del Movimento 5 Stelle, nella lettera anticipata ieri da Repubblica, ha parlato di cultura «patriarcale» e «pinkwashing» all’interno di una forza politica (che nel tempo è mutata anche nel nome) guidata da quasi quindici anni da Angelo Bonelli. Il leader verde, che non ha risposto alla nostra richiesta di intervista, sul Foglio ha accusato Evi di «cavalcare i temi del momento», riferendosi implicitamente all’attenzione mediatica innescata dal femminicidio di Giulia Cecchettin.  

Evi, però, a Linkiesta ha subito specificato che l’attualità non avrebbe giocato alcun ruolo: «L’ho deciso oggi (ieri, ndr) perché c’è il termine per la scadenza del tesseramento a Europa Verde, e io non ho espresso la volontà di rinnovare la mia tessera. Eravamo un partito con una doppia leadership: se la co-portavoce donna viene completamente oscurata, servirebbero dei momenti di discussione. Ma invece non ci sono stati. Rimango comunque nel gruppo Alleanza Verdi Sinistra (Avs), la piattaforma con cui sono stata eletta, ma lascio il ruolo di co-portavoce e, di fatto, anche il partito. Resto come indipendente all’interno del gruppo». 

Dopo aver messo in chiaro le cose, la deputata classe 1983 ha fatto un passo indietro per mettere in fila gli episodi in cui si è sentita messa ai margini, non solo in quanto donna ma anche in qualità di “ultima arrivata”. Evi ha aderito a Europa Verde nell’aprile 2021, diventando co-portavoce durante l’estate, pochi mesi dopo l’addio al Movimento Cinque Stelle che l’aveva portata a Bruxelles nel 2014 (a soli trentun anni). 

«Sul disegno di legge sulla carne coltivata ho difeso personalmente le nostre posizioni; sono intervenuta in aula sugli emendamenti e la mediazione di voto. Tuttavia, il mio partito ha sottolineato solo l’unica piccola dichiarazione di Bonelli, alla quale è stata data massima visibilità. Tutto ciò che ho fatto io è stato completamente ignorato», racconta.

Evi ha percepito meno fiducia nei suoi confronti quando ha cominciato a «esprimere malesseri, lamentele, critiche e osservazioni internamente al partito», anche su questioni apparentemente più banali ma emblematiche: «Qualche mese fa il partito ha pubblicato sui social una card in cui Bonelli figurava come leader più presente in Parlamento, ma in realtà – dati alla mano – ero io quella con più presenze. Quindi l’ho fatto notare, e di tutta risposta hanno cambiato la grafica mettendo entrambi i volti. Questo ci dice una cosa: Bonelli poteva comparire da solo, io invece non potevo essere presentata come unica leader più presente». 

La deputata di Avs ha osservato nel partito una lenta, ma costante, deriva autoritaria, che si sarebbe manifestata soprattutto a livello locale: «A Brescia ho difeso i membri del gruppo locale quando per le amministrative avevano deciso di correre da soli come Europa Verde, non all’interno del centrosinistra. Questa decisione non è piaciuta a Bonelli e alla direzione nazionale, che hanno scelto di commissariare il gruppo. Stando al nostro statuto vige l’autonomia dei territori, un valore da difendere e non da cambiare a causa di interventi autoritari dall’alto. Anche da qui sono arrivati i rimproveri per  le accuse di essere una persona poco riconoscente», dice. 

Eleonora Evi ritiene che Europa Verde abbia perso la sua identità ambientalista. Quest’ultima non riguarda solo l’ecologia in senso stretto, ma un contenitore di valori etici e diritti che dovrebbero guidare le azioni di chi vuole difendere il Pianeta. La deputata ha poi citato la gestazione per altri, spesso criticata dalla capogruppo di Avs alla Camera, Luana Zanella, e da Angelo Bonelli; su questo tema, la deputata lombarda è invece allineata alla proposta di legge dell’associazione Luca Coscioni, che a giugno è stata ridepositata in Parlamento. 

Secondo Evi, a volte all’interno del partito «c’è la preferenza a occupare dei ruoli istituzionali rispetto alla volontà di condurre battaglie ecologiste-ambientaliste. Le città in cui siamo in giunta, ad esempio, sono sempre tra quelle che hanno i record per consumo di suolo: abbiamo un problema. Come partito ecologista non stiamo facendo delle battaglie sacrosante». 

Una delle città citate dalla deputata è Milano, terzo capoluogo di Regione italiano per aumento di coperture artificiali nel 2022. Qui Evi ha puntato il dito contro Elena Grandi, assessora comunale al Verde: «Sta avallando progetti che continuano a consumare suolo. Ho fatto delle osservazioni pubbliche rispetto ad alcune iniziative in cantiere su Milano, ma Bonelli ha difeso l’assessora Grandi, senza riconoscere che non possiamo continuare a tagliare alberi e distruggere natura. Temo che questo sia greenwashing e non un vero impegno nel condurre le nostre battaglie ecologiste», conclude.

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