Sasso(ne) nello stagnoChi non riconosce Israele non può diventare tedesco. Per legge

Il ministero dell'Interno del Land Sassonia-Anhalt ha inviato alle istituzioni locali un decreto che obbliga a riconoscere lo Stato ebraico. Il provvedimento riapre le polemiche tra garantisti del diritto di opinione e chi vorrebbe una fermezza maggiore

AP

A una prima lettura somiglia al modulo che si firma prima di sbarcare in America, tipo “dichiaro di non trasportare esplosivi e di non avere intenzione di compiere atti terroristici”. Chi vuole chiedere la cittadinanza tedesca  nella regione della Sassonia-Anhalt dovrà immediatamente dichiarare che riconosce il diritto all’esistenza dello stato di Israele. L’ha deciso con un decreto il ministero dell’Interno del Land che ha inviato la norma a tutte le amministrazioni locali. Così almeno ha dichiarato Tamara Zieschang, a capo del dicastero. 

Tuttavia non è l’ingenuità della legge a far discutere la Germania in questo momento, bensì la presunta violazione del diritto di opinione, che, anche se sembra una paturnia occidentale in un momento di crisi, è pur sempre un valore fondante delle nostre democrazie. 

Zieschang sostiene che il provvedimento è una “questione di ragion di Stato” per la Germania e l’acquisizione della cittadinanza tedesca richiede un impegno nei confronti del diritto di Israele a esistere. Immediatamente prima della naturalizzazione, quindi, tutti quelli che chiedono la cittadinanza tedesca in Sassonia-Anhalt dovranno certificare per iscritto di riconoscere il diritto di Israele a esistere e di condannare qualsiasi azione o intenzione di mettere in discussione lo Stato ebraico. Fin qui il provvedimento sembrerebbe avere una sua logica, dato che il contrasto all’antisemitismo è un caposaldo della politica tedesca da sempre. Ma Zieschang, esponente dell’Unione cristiano-democratica (Cdu) chiede un atto di fede alla costituzione tedesca che in pochi rifiuteranno di fare, soprattutto se l’obiettivo è una missione per conto di Dio in Europa. La nuova legge nasce dal presupposto che, con questa autocertificazione, all’atto della naturalizzazione si possano monitorare gli atteggiamenti antisemiti dei richiedenti. La concessione della cittadinanza tedesca esclude gli stranieri che perseguono iniziative contrarie all’ordinamento liberaldemocratico della Germania, dove l’antisemitismo e la negazione del diritto di Israele a esistere sono reati.

Se l’aspirante tedesco si rifiuta di presentare questa dichiarazione, il certificato di naturalizzazione non potrà essere concesso e la relativa domanda sarà respinta.

Non risulta tuttavia che vi siano ulteriori conseguenze, come per esempio un’indagine o un’espulsione. O per lo meno non sono previste da questo regolamento. Il dibattito quindi coinvolge opposte opinioni pubbliche, quelle che non accettano la possibilità di censurare la libertà di pensiero e quelle che considerano ingenuo o troppo blando il decreto. Secondo il rappresentante dei Verdi, Sebastian Striegel ha accusato Zieschang di populismo e ha detto che la Germania avrebbe “bisogno di opzioni legali per l’immigrazione nell’UE, di modalità sicure per presentare domanda di asilo e di migrazione umanitaria, nonché di decisioni rapide e basate sui diritti umani”.

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