LICENZIAMENTI DI FINE ANNO
Avete fatto caso a quante persone vengono licenziate di solito negli ultimi mesi dell’anno? C’è chi brinda nelle ormai obbligate (e non sempre piacevoli) cene natalizie aziendali, e c’è chi ai piani alti taglia. E pure tanto.
Lo zampino del Grinch? Proprio mentre i bambini scrivono le lettere a Babbo Natale, la Hasbro – società americana che produce giocattoli, da Peppa Pig a Monopoly – ha annunciato il licenziamento di 1.100 lavoratori. E mentre sui vostri telefoni stavate scongelando la versione natalizia di Mariah Carey, pure Spotify ha deciso di tagliare 1.500 dipendenti.
Perché succede?
Vibecession Secondo Nicholas Bloom, professore di economia alla Stanford University, molte delle aziende che hanno annunciato i licenziamenti di massa di fine anno lo hanno fatto partendo dal presupposto che una recessione economica è alle porte.
È quella che Bloom chiama “vibecession”. Ovvero: sono le percezioni di un’imminente crisi che guidano le decisioni aziendali. E questo avviene anche se i dati non giustificano lo scetticismo diffuso. In effetti, sebbene la fiducia dei consumatori sia in calo, con l’inflazione alta e il mercato del lavoro in tensione, gli indicatori mostrano che tutto sommato l’economia negli Stati Uniti (e non solo) resiste.
Questa idea negativa sul futuro spingerebbe però le aziende a incrementare i profitti di fine anno in previsione di una forte recessione economica. Da qui il taglio del costo del lavoro, e i licenziamenti, basati sulle “vibrazioni” di una recessione.
«Le aziende di solito cercano di evitare i licenziamenti durante le festività natalizie, quindi quelli che tagliano lavoratori in queste settimane devono essere sotto pressione», spiega Bloom. «È così urgente che non possono aspettare altri due mesi».
Conti più belli? Shirley Lin, professoressa alla Brooklyn Law School di New York, è più scettica sul fatto che questi tagli di personale derivino dalle attuali condizioni economiche. I licenziamenti durante le festività natalizie, spiega, sono spesso il risultato di tagli dei costi dell’ultimo minuto per «abbellire» il bilancio di un’azienda e attirare nuovi investitori. Oltre a risparmiare sui salari dei dipendenti, i tagli consentono anche ai datori di lavoro di evitare di pagare i bonus, molti dei quali arrivano proprio alla fine dell’anno.
Sicuri sicuri? Eppure, in un momento in cui cresce l’interesse nei confronti delle aziende attente al benessere dei lavoratori e alle politiche di diversity e inclusività, la tempistica di questi licenziamenti può sembrare particolarmente crudele. E, di fatto, provocare l’effetto contrario, allontanando nuovi investitori e partner commerciali.
«I licenziamenti subito prima delle vacanze di Natale possono danneggiare il morale dell’azienda e la sua immagine pubblica», spiega Lin.
Insomma, meglio pensarci due volte prima di mettere il «pacco di Natale» sotto l’albero dei dipendenti!
L’ANGOLO DEL GIUSLAVORISTA
La profezia del Professore Romano Prodi nel 1999 profetizzava che, con l’entrata in vigore della moneta unica, avremmo lavorato un giorno in meno guadagnando come se avessimo lavorato un giorno in più. Venticinque anni dopo, non è andata proprio così. Ma si vedono anche in Italia i primi accordi sulla settimana corta, come quelli di Luxottica e Lamborghini. Labour Weekly spiega come funzionano.
MARATONA DI FINE ANNO
All’alba è arrivato il sì della Commissione Bilancio del Senato alla manovra economica dopo una lunga maratona notturna per l’approvazione degli emendamenti. A questo punto, la seconda legge di bilancio del governo Meloni è pronta ad arrivare nell’aula di Palazzo Madama, dove venerdì è chiamata alla prova della fiducia. Poi dovrà passare dalla Camera, dove arriva blindata, per l’ok definitivo tra Natale e il 30 dicembre, per evitare il rischio dell’esercizio provvisorio di bilancio.
Doveva essere la manovra senza emendamenti da approvare in tempi record entro il 15 dicembre. Così aveva giurato Giorgia Meloni. E così non è stato. Il governo è stato obbligato a intervenire per modificare norme che si sono dimostrate non funzionanti.
- A partire da quell’articolo 33 sul taglio alle pensioni di 732mila lavoratori pubblici, contro il quale oggi scioperano i medici. Sono salve dai tagli inizialmente previsti le pensioni di vecchiaia. Restano penalizzate quelle anticipate, ma c’è una riduzione più blanda per i sanitari con una decurtazione di un trentaseiesimo del taglio per ogni mese in più di permanenza al lavoro. I dirigenti medici e gli infermieri potranno, se vorranno, rimanere al lavoro fino a 70 anni.
MARATONA BIS
Parte oggi anche la maratona per chiedere l’Assegno di inclusione, il sostituto dell’ei fu reddito di cittadinanza. Ma il percorso tra piattaforme, codici, Spid e autenticazioni per richiederlo non è alla portata di tutti. Anche perché, secondo uno studio di Bankitalia, l’80% dei beneficiari possiede al massimo la licenza media.
SIAMO AL MINIMO
Dalla festa della destra di Atreju e dal forum del Pd sull’Europa, Giorgia Meloni ed Elly Schlein nel fine settimana hanno parlato contro e a favore del salario minimo.
- Contrari Su Linkiesta abbiamo intervistato Walter Rizzetto, deputato di Fratelli d’Italia e presidente della Commissione Lavoro della Camera, che ci ha spiegato in che cosa consiste l’alternativa della destra al salario minimo. Il governo ha sottratto la questione alla sinistra e si è impegnato a fare una legge entro l’estate, puntando sull’estensione della contrattazione collettiva – secondo il principio del contratto più applicato – e sulla contrattazione di secondo livello.
- Favorevoli Secondo l’ultimo rapporto Inapp, i salari reali nel nostro Paese sono cresciuti solo dell’1 per cento tra il 1991 e il 2022, a fronte del 32,5 per cento di media dell’area Ocse. In questo contesto, secondo gli esperti, potrebbe tornare utile il salario minimo legale. I dati dimostrano che la contrattazione collettiva in questi anni non è stata in grado di garantire la crescita dei salari reali.
MI SI È RISTRETTA LA FORZA LAVORO
Nessun record sul lavoro da celebrare nel 2023. A guardare bene nei numeri, secondo la Cgil, il tasso di occupazione in Italia negli ultimi quindici anni è cresciuto quasi solo perché la forza lavoro si è ristretta di 1,7 milioni di persone a causa dell’invecchiamento del Paese. Se non fosse successo – scrivono i ricercatori – il tasso sarebbe rimasto al 59,1 per cento, rispetto al celebrato 61,6 per cento, che tra l’altro resta comunque il più basso d’Europa.
COSE DI LAVORO
Senza news La società editrice dell’agenzia di stampa Dire ha confermato il licenziamento di 15 giornalisti della redazione dopo due anni di ammortizzatori sociali e decurtazione degli stipendi.
Nuove dall’Europa Il 13 dicembre il Parlamento Ue e il Consiglio hanno trovato un accordo sulla Platform work directive, un pacchetto di nuove regole per normare lo status (autonomo o dipendente) del lavoro della gig economy. Tra le varie cose, si prevede che i lavoratori delle piattaforme digitali non potranno più essere licenziati automaticamente dagli algoritmi.
Cambiamo lavoro? Aldi ha alzato il salario minimo a quasi cinquemila euro per i dipendenti dei suoi supermercati in Svizzera. L’azienda tedesca della grande distribuzione ha annunciato che lo stipendio verrà portato a 4.700 franchi, circa 4.970 euro, con un incremento dell’1 per cento nel 2024.
Buone notizie Secondo i numeri riportati dal Sole 24 Ore, nel 2023 sono cresciute le assunzioni dei lavoratori con disabilità: da gennaio a giugno sono state 18.236, in aumento del 12,4 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022. L’incremento è stato del 15,4 per cento per le donne e del 10 per cento per gli uomini. Gli addetti inseriti in base alla legge 68 del 1999 sono in totale 264.651: il 76 per cento lavora nel privato, il 24 per cento nella pubblica amministrazione. I posti che rimangono scoperti, però, sono oltre 100mila. Possiamo fare di più!
Per oggi, e per il 2023, è tutto.
“Forzalavoro” va in vacanza.
Ci ritroviamo sempre qui nel 2024
Buone vacanze
Lidia Baratta
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