Dove va SchleinRiuscirà il conclave di Gubbio a risolvere la Grande Confusione del Pd?

In vista delle elezioni regionali ed europee, la segretaria cerca di limitare le tensioni interne con una serie di seminari. Ma il partito è diviso su tanti temi, dalla missione internazionale nel Mar Rosso all’Ucraina

Unsplash

Aleggia sul Partito democratico una nuova grana, quella relativa a un eventuale coinvolgimento dell’Italia nella crisi del Mar Rosso. Il rischio, come vedremo, è una spaccatura tra interventisti e pacifisti. La questione comincia a girare in un partito che sembra perennemente frastornato. In questo quadro il conclave di Gubbio, che non è un romanzo gotico, non sarà nemmeno un avvenimento di portata storica ma un innocuo incontro dei deputati del Pd giovedì e venerdì per un po’ di chiacchiere (senza nemmeno distintivo) sull’universo mondo. 

Mentre nel partito crescono ogni giorno le tensioni in vista delle regionali e delle europee che potrebbero far saltare Elly Schlein (ormai tutti la vedono così), è stata una precisa scelta della capogruppo Chiara Braga quella di evitare un approccio diretto alle questioni politiche più scottanti. Le risposte alla domanda «a che serve Gubbio» non sono esaltanti, piuttosto laconiche, oltre ai tanti «boh» la più articolata  è questa: «Per fare squadra». Che è un modo elegante per dire che se c’è qualche problema diciamocelo in faccia. 

Ma insomma non sarà nella cittadina umbra del famoso lupo che verranno affrontate le questioni politiche più importanti (a meno che, ma appare improbabile, Elly Schlein non sciolga in quella sede la riserva sulla sua candidatura alle elezioni europee). 

Il seminario, termine un pochino pomposo per identificate le sessioni di lavoro, è diviso in tre parti. Il primo è su “Dove va il mondo”, tema notevole, diciamo così, con annessi e connessi aspetti sulla guerra e sull’Europa, con l’ambasciatore Pietro Benassi, Francesca Mannocchi, Nadia Urbinati, Franco Vaccari. Il secondo è sulla destra “tra propaganda e egemonia” (Daniela Preziosi interroga Silvio Pons, Ernesto Preziosi, Livia Turco). Il terzo è sul “patto tra generazioni”, i giovani, il lavoro con Leonardo Becchetti, Linda Laura Sabbadini e il probabilissimo candidato dei socialisti europei alla Commissione europea, il lussemburghese Nicolas Schmit. Schlein concluderà venerdì 19 mattina. 

Lasciamo stare le polemiche sui costi del seminario che non sono affatto elevati come i giornali di destra hanno scritto e anche la stranezza di un appuntamento riservato ai soli deputati, e diciamo anche che non c’è nulla di male nel voler approfondire alcuni argomenti. Il problema del Pd piuttosto continua a essere quello di una fragilità strutturale dei processi decisionali che è figlia di una debole direzione politica a fronte di un pluralismo che più che alla democrazia sembra spesso somigliare al casino bell’e buono, sicché, come nel clamoroso caso della votazione sull’Ucraina, non si è capita bene quale fosse la linea da seguire e quali segnali inviare: in modo tale che alla fine ne è scaturita una babele di interpretazioni. 

La Direzione probabilmente verrà convocata più in là, cioè solo quando la telenovela della candidatura o meno di Schlein sarà arrivata all’ultima puntata cosa che tutti desiderano presto (lo ha quasi intimato ieri Alessandro Alfieri, bonacciniano) anche perché si vanno accumulando consigli opposti: per dire, Michele Emiliano le ha detto di lasciar perdere con la candidatura perché si giocherebbe la segreteria (ma, aggiungiamo noi, quella se la gioca anche se non si candida) mentre all’opposto Walter Verini sostiene la candidatura restando poi Elly a dirigere il partito tra Roma e Bruxelles. È evidente che più passa il tempo e più la leader rischia di incartarsi. 

Dopo aver compiuto la scelta fatale il Pd dovrà riaffrontare la questione dell’Ucraina con il voto, che sarà favorevole ma vedremo se condito da qualche distinguo, sul decreto di rifinanziamento degli aiuti militari a Kyjiv e un probabile voto su Gaza, e anche qui non sarà indolore trovare una sintesi forte. E come si diceva all’inizio ci potrebbe essere tra breve una nuova grana, quella della crisi nel Mar Rosso e dell’intervento anglo-americano contro i terroristi Houthi. 

Piero Fassino non ha dubbi: «Mantenere la navigabilità del Mar Rosso è una questione che riguarda la stabilità e la sicurezza mondiale. Per cui, se l’Ue deciderà di inviare una missione finalizzata a ripristinare l’equilibrio in quell’area, penso che anche l’Italia dovrebbe farne parte». Un modo, per Fassino, per riannodare un’intesa con il governo sulla politica estera che a suo parere sarebbe stata opportuna anche sul recente voto sull’Ucraina. Ma che ne penseranno i pacifisti? Che ne penseranno Laura Boldrini, Peppe Provenzano e la stessa Elly Schlein? Gianni Cuperlo si limita ad auspicare «una sponda araba». Non facile. Ecco il prossimo capitolo della Grande Confusione del Pd. Altro che Gubbio.

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter