La Corte Distrettuale di Kyoto ha condannato a morte il quarantacinquenne Shinji Aoba, per aver appiccato nel 2019 un incendio doloso nello studio di animazione Kyoto Animation, causando la morte di trentasei persone e il ferimento di altri trentadue. La sentenza è stata annunciata giovedì, secondo quanto riportato dall’emittente pubblica NHK. Si tratta del più grave massacro in Giappone degli ultimi venti anni, un caso che ha riaperto il decennale dibattito sulla pena di morte in Giappone, una delle poche democrazie industrializzate a mantenerla.
Diversi gruppi per i diritti umani, tra cui Amnesty International, hanno criticato l’uso della pena capitale contro persone con disabilità mentali. E proprio i legali di Aoba hanno sostenuto che soffrisse di disturbi mentali e non potesse essere ritenuto penalmente responsabile. Lui stesso però aveva confessato alla polizia di aver appiccato il fuoco allo studio con benzina, motivando il gesto con un presunto plagio delle sue opere. Anche per questo motivo Il giudice Keisuke Masuda ha stabilito che al momento del crimine l’imputato era in grado di distinguere il bene dal male, definendo il crimine come «atroce e disumano». La Kyoto Animation, fondata nel 1981, è considerato uno dei più importanti studi di animazione giapponesi