Non è lo stessoQuest’anno la Giornata della Memoria sarà più importante che mai

La strage del 7 ottobre ci ha ricordato dove portano egoismo e indifferenza verso la popolazione ebraica. È per questo che tutte le iniziative che si svolgeranno domani serviranno per rivendicare l’importanza di libertà, pluralismo, rispetto dell’individuo e non-discriminazione, i valori alla base delle nostre democrazie

AP/Lapresse

Domani ricorrerà la Giornata della Memoria, istituita in Italia con una Legge del luglio 2000 in «ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti». Si trattò di una decisione storica che fece onore al nostro Paese e precedette il riconoscimento universale della Giornata della Memoria da parte delle Nazioni Unite, con una Risoluzione dell’Assemblea Generale del 2005.

Da allora in Italia e nel mondo si sono susseguite innumerevoli iniziative pubbliche e private, organizzate e spontanee per fare di questa triste ricorrenza un monito e uno strumento per tenere vivo il ricordo della Shoah e promuovere una maggiore consapevolezza della portata brutale e sistemica dell’antisemitismo e soprattutto della sua sopravvivenza nel nostro tempo, in maniera spesso subdola e strisciante, ambigua e implicita, in ampie e talora insospettate componenti delle nostre società, comprese le più influenti: l’accademia e i media.

La progressiva e inevitabile scomparsa dei testimoni diretti, delle vittime delle persecuzioni razziali, ha reso questo sforzo particolarmente intenso e ha indotto gli operatori istituzionali a concentrare l’attenzione sulle giovani generazioni, le più esposte al rischio dell’oblio e contemporaneamente all’influsso delle più svariate forme di negazionismo, oltreché le uniche in grado di adoperarsi perché il ricordo della Shoah diventi antidoto al suo ripetersi in futuro.

Questa immensa opera di sensibilizzazione ha sicuramente dato i suoi frutti. Ne sono stato io stesso testimone nell’osservare l’impatto emotivo sui giovani studenti della visita ai luoghi simbolo dell’odio antisemita come il Memoriale di Yad Vashem a Gerusalemme o i campi di sterminio in Europa.

Tuttavia, è evidente che ancora moltissimo resta da fare e che malgrado ogni sforzo l’antisemitismo non è affatto scomparso. Viceversa ha assunto nuove forme e modalità di espressione e di divulgazione. Esso opera una strumentale sovrapposizione con l’antisionismo, contrabbandato come una legittima critica delle politiche attuate da questo o quel governo israeliano quando sappiamo che il movimento sionista nacque dalla legittima aspirazione ad uno Stato ebraico, e da ultimo ricorre alla diffusione in rete – che è la fonte primaria di informazione per milioni di giovani nel mondo – di analisi fuorvianti e mistificatorie della questione palestinese e dei tentativi di soluzione pacifica del conflitto israelo-palestinese.

Il vile e sanguinoso attacco terroristico perpetrato il 7 ottobre da Hamas ha segnato una tragica svolta, uno spartiacque nel conflitto di cui non possiamo non tenere conto. Israele e chiunque abbia a cuore la sua sopravvivenza ne è rimasto sconvolto. La spaventosa scoperta della propria vulnerabilità ha profondamente inciso nelle coscienze e nel comune sentire dell’opinione pubblica israeliana con un impatto paragonabile a quello dell’11 settembre sul popolo americano. L’orribile manifestarsi di due dei peggiori incubi di Israele – l’infiltrazione di terroristi e la cattura di ostaggi – ha scatenato una drastica reazione militare, che alimenta un pericoloso isolamento del Paese sulla scena internazionale, al punto che a tanto colpevole silenzio sul brutale vilipendio consumato sulle vittime del 7 ottobre si accompagna il clamore del giudizio già intentato contro Israele di fronte alla Corte di Giustizia internazionale.

Sviluppi così drammatici e gravidi di conseguenze travalicano i confini di Israele e devono farci riflettere sul significato della Giornata della Memoria, che quest’anno non potrà essere celebrata come nel recente passato. Non basterà lanciare il monito a non ripetere mai più quegli orrori, perché essi si sono già ripetuti con un ordine di grandezza inimmaginabile fino a ieri. Non basterà proclamare il diritto di Israele a esistere e a prosperare in pace e sicurezza, perché la sua sopravvivenza è messa a repentaglio dai crescenti rischi di allargamento del conflitto. Non basterà professare la nostra fiducia nella soluzione dei due Stati, che pur rimane l’unica prospettiva sin qui individuata e mai realizzata dalla comunità internazionale, perché essa presuppone l’accettazione esplicita e definitiva dell’esistenza dello Stato ebraico come lo conosciamo, con la sua identità e il suo portato di valori religiosi e laici, democratici e liberali.

Ecco perché quest’anno la Giornata della Memoria dovrà arricchirsi di nuovi contenuti e obiettivi, più ampi e condivisi. Stigmatizzare e isolare ogni forma di antisemitismo significa ora più che mai rivendicare l’importanza essenziale dei valori di libertà, di pluralismo, di rispetto dell’individuo e di non-discriminazione che sono alla base delle nostre democrazie e che Israele ha posto a fondamento della costruzione dello Stato ebraico. Questi valori non sono negoziabili, né possono essere diluiti per fare spazio a un diritto all’autodeterminazione che si serve del terrorismo e della brutale umiliazione dell’avversario per affermare la propria identità esclusiva. Nella sua feroce manifestazione il 7 ottobre ha chiarito, se mai ve ne fosse bisogno, che difendere il diritto di Israele ad esistere significa difendere il diritto ad esistere della civiltà che abbiamo costruito – pur tra difficoltà, conflitti e contraddizioni – nella nostra parte di mondo.

È questa la posta in gioco, nulla di più, nulla di meno. La Giornata della Memoria dovrà aiutarci a ricordare dove può condurci l’indifferenza, l’egoismo e l’illusione di essere al sicuro, ieri come oggi.

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