TammikuuIn Finlandia si sfidano due pesi massimi della politica per la poltrona di presidente

Sono due i favoriti per succedere alla carica del popolarissimo Sauli Niinistö: il ministro degli Esteri Pekka Haavisto e l’ex premier Alexander Stubb. Probabilmente non basterà il primo turno e si dovrà andare al ballottaggio

LaPresse

Tammikuu, la Luna Essenziale, è il modo in cui i finlandesi chiamano il primo mese dell’anno. Gennaio in Finlandia indica probabilmente il momento e il posto peggiori per una campagna elettorale. Le Esplanadi sembrano un lunghissimo campo da curling e, dopo il tramonto, che il 28 gennaio arriverà alle 16:21, i passanti si contano sulle dita della mano. La data non è casuale, perché quel giorno più di quattro milioni di finlandesi saranno chiamati a votare il prossimo presidente della Repubblica. Freddo a parte, non sarà facile scegliere il successore di Sauli Niinistö, un po’ per l’ingombrante eredità che l’attuale capo di stato lascerà dietro di sé, un po’ perché scenderanno in campo i pesi massimi della politica nazionale e l’esito, a differenza delle ultime due tornate, è tutt’altro che scontato.

Il conservatore moderato Niinistö non può essere rieletto dopo aver sfondato per due volte il muro del sessanta per cento, una percentuale che non si vedeva dai tempi del padre-padrone della Finlandia moderna, Urho Kekkonen, e la fine del suo secondo mandato si scontra con lo scenario di una politica finlandese appesa precariamente alla debole coalizione del governo di centro-destra e un’opposizione che non ha ancora trovato la sua fisionomia dopo i cambi al vertice di due dei quattro partiti che la compongono.

Va detto sin da subito che, con buonissima probabilità, la sera del 28 gennaio non sarà stato eletto nessun presidente e si renderà necessario un ballottaggio fra i due candidati più votati, dato che, nei sondaggi, nessuno dei concorrenti si avvicina al cinquanta per cento richiesto per scongiurare il secondo turno. Nelle cinque volte in cui si è votato con l’attuale sistema, solo una volta non si è reso necessario un ballottaggio: sei anni fa, Niinistö, estremamente popolare in maniera trasversale agli schieramenti politici, rese il voto di gennaio una mera formalità.

Sarà proprio il competitor di Niinistö nelle ultime due tornate a provarci per la terza volta: Pekka Haavisto, nel frattempo, da semplice candidato di bandiera dei Verdi è diventato ministro degli Esteri ed ha amministrato brillantemente l’ingresso di Helsinki nella Nato dopo l’aggressione russa all’Ucraina. Sessantasei anni a marzo, diplomatico di professione, Haavisto questa volta correrà da indipendente cercando di andare oltre lo steccato ideologico.

Gli elettori si troveranno di fronte, per l’appunto, a una sfida fra big: se il principale candidato a sinistra è l’ex ministro degli Esteri, i conservatori puntano su un ex capo del governo, Alexander Stubb, di dieci anni più giovane ed esponente dell’area liberal di Coalizione Nazionale, il partito dell’attuale premier, Petteri Orpo. Più volte ministro, Stubb è salito a Snellmaninkatu, la sede dell’esecutivo, nel 2014 rimanendo capo di un governo di larghe intese per circa un anno. Anche Stubb, ufficialmente, corre senza l’insegna del partito.

Se i sondaggi indicano Haavisto e Stubb come i favoriti per il probabile ballottaggio, gli altri partiti non sono rimasti fermi, con almeno altri quattro candidati di punta, a cui si aggiunge un indipendente e un volto storico che ha mancato di poco l’obiettivo della raccolta firme. Partiamo da quest’ultimo: Paavo Väyrynen, settantasette anni, è l’ex Ministro degli Esteri (nel 1988 predisse che la Guerra Fredda l’avrebbero vinta i russi) nonchè il delfino di Urho Kekkonen ai vertici del Partito di Centro. Avrebbe corso da indipendente in alternativa al candidato ufficiale centrista e ha comunque annunciato un ricorso che potrebbe rimetterlo in partita. Väyrynen è lontano dal venti per cento di qualche lustro fa, ma avrebbe sicuramente portato via voti a Rehn. Sì, quell’ Olli Rehn, il Commissario Europeo per l’Economia durante la crisi del debito greca e l’impennata dello spread italiano. Il falco di Helsinki parte con l’handicap di dover affrontare troppi rivali sul proprio campo (quello europeista e moderato) e di rappresentare un partito in profonda crisi di consensi, ma è comunque uno dei volti più conosciuti della politica finlandese.

Un pelo indietro nei sondaggi, ci sono lo speaker del parlamento, Jussi Halla-Aho, già leader storico del Partito dei Finlandesi, che nel 2022 è passato dall’eurogruppo salviniano a quello dei Conservatori e Riformisti per le sue posizioni anti-Mosca e la trentaseienne Li Andersson a capo del Partito della Sinistra, che presumibilmente appoggerà Haavisto al ballottaggio, puntando però a un risultato di rilievo al primo turno cercando di strappare qualche promessa all’ex ministro; l’attuale Commissaria Europea, la socialdemocratica Jutta Urpilainen sarebbe indubbiamente un profilo di primissimo livello, ma sta affrontando una campagna elettorale sottotono ed è decisamente lontana dal mettere in difficoltà i favoriti. 

È lontano da Stubb e Haavisto anche Mika Aaltola, che però per lunghissimo tempo, almeno fino alla discesa in campo ufficiale dell’ex premier, era indicato dai sondaggi come potenziale vincitore di un ballottaggio contro qualsiasi altro candidato. Aaltola, cinquantaquattro anni, è un esperto di geopolitica ed è diventato celebre dopo l’aggressione russa all’Ucraina, comparendo spesso in televisione in qualità di commentatore. Centrista, europeista e filo-occidentale, rappresenta comunque una mina vagante in grado di sottrarre voti un po’ a tutti gli schieramenti, sebbene il suo appeal sia diminuito con il tempo.

Da un punto di vista meramente istituzionale, il ruolo del presidente della Repubblica, in Finlandia, non è diverso da quello italiano, ma storicamente questo ruolo è sempre stato ricoperto da figure di primissimo piano, spesso molto esposte in un contesto internazionale. È improbabile che chi succederà a Niinistö cambi radicalmente l’orientamento di Helsinki, specie in termini di politica estera, ma si tratta di un test interessante sia nei confronti del traballante governo di Petteri Orpo, che dell’opposizione orfana di Sanna Marin.

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