L’Italia si schiera in Europa con Francia e Austria contro la carne coltivata in laboratorio, che nell’Ue ancora non è autorizzata al commercio. «Le pratiche di produzione di alimenti basati su cellule artificiali coltivate in laboratorio rappresentano una minaccia per gli approcci primari basati sull’agricoltura e per i metodi di produzione alimentare genuini che sono alla base del modello agricolo europeo», si legge in una nota dei tre Paesi, sottoscritta anche con il sostegno delle delegazioni ceca, cipriota, greca, ungherese, lussemburghese, lituana, maltese, rumena e slovacca, che verrà presentata oggi all’attenzione del Consiglio Agricoltura e Pesca.
I ministri chiederanno alla Commissione europea di avviare una consultazione pubblica sulla questione e di avviare una vera e propria valutazione d’impatto prima di autorizzare la vendita. Questa valutazione d’impatto – prosegue il documento – dovrà affrontare «questioni etiche, economiche, sociali e ambientali, oltre che nutrizionali, di sicurezza sanitaria, di sovranità alimentare e di benessere animale». Inoltre, si legge ancora, «in base a quanto stabilito dai regolamenti Ue sulla definizione dei prodotti a base di carne, i prodotti a base di cellule non possono mai essere chiamati carne. Chiediamo quindi alla Commissione di garantire che i prodotti coltivati artificialmente in laboratorio non vengano mai promossi come alimenti autentici o confusi con essi».
L’Italia è da mesi in prima fila a Bruxelles per scoraggiare ogni tipo di intervento della Commissione europea per autorizzare al commercio la carne coltivata. A novembre, Roma ha approvato un disegno di legge per vietare del tutto la produzione e la vendita di «alimenti e mangimi sintetici», senza neanche chiedere consultazioni o valutazioni d’impatto prima dell’autorizzazione.
Ma, come scrive Il Foglio, la legge firmata dal ministro dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare Francesco Lollobrigida, diventata una norma simbolo della destra, sta agitando l’industria agroalimentare italiana che in Europa chiede l’abrogazione del cosiddetto “emendamento Centinaio” contro il meat sounding.
Si tratta dell’art. 3 della legge che che proibisce, per i prodotti a base di proteine vegetali, la denominazione riferita alla carne. Come gli “hamburger di soia” o le “cotolette di seitan” per vegani e vegetariani. Unione Italiana Food (Unionfood), l’associazione membra di Confindustria che rappresenta l’industria agroalimentare italiana, ha presentato a Bruxelles un parere contro la norma contenuta nel ddl Lollobrigida, nell’ambito della procedura europea tris che serve a valutare la compatibilità della norma rispetto al diritto europeo.
Secondo l’associazione guidata da Paolo Barilla, i prodotti a base vegetale rispettano pienamente la normativa europea sull’etichettatura degli alimenti, che garantisce un’elevatissima tutela dei consumatori sulle informazioni dei prodotti. Unione Italiana Food scrive che le imprese italiane operano «in questo settore da decenni nel pieno rispetto della correttezza e della trasparenza sulle informazioni sulle caratteristiche dei loro prodotti», si legge nel testo inviato a Bruxelles. Pertanto la richiesta dell’industria italiana alla Commissione europea è di «cancellare dalla legge la parte relativa al divieto di uso di nomi riferiti alla carne per i prodotti a base di proteine vegetali».
Questi prodotti, che fanno parte di un segmento di mercato in forte crescita. «Non vi sono rischi di confusione con prodotti di origine animale e quindi non occorre uno specifico divieto» sull’uso del meat sounding. In sostanza, l’emendamento voluto dall’ex ministro leghista dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio e approvato dietro la spinta della Coldiretti, finisce per penalizzare l’industria della trasformazione.
Già lo scorso ottobre, Lollobrigida chiese il ritiro della notifica tris alla Commissione Ue, giustificandolo con il fatto che era in corso la discussione parlamentare. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella pretese poi che, prima di promulgare la legge Lollobrigida, il governo reinviasse la notifica tris a Bruxelles.
Al momento, comunque, l’emendamento Centinaio non è effettivo, perché serve un decreto attuativo del ministero dell’Agricoltura che fornisca l’indice delle denominazioni proibite. Il decreto è in fase di elaborazione ma, sebbene i termini scadano il 1 febbraio, il ministero potrebbe preferire di aspettare fino al 4 marzo, che è la scadenza della procedura tris, al termine della quale la Commissione europea valuterà la conformità della legge al diritto comunitario, tenendo conto anche delle osservazioni arrivate da Unionfood e gli eventuali commenti di altri Stati membri.
Oltre a Unionfood, anche l’Associazione Luca Coscioni ha inviato un parere contro la parte della legge che mette al bando la “carne coltivata”, in quanto limita il principio di libera circolazione delle merci e distorce il principio di precauzione.