In una intervista a La Stampa Ignazio La Russa ha commentato il caso del suo collega di partito, il deputato di Fratelli d’Italia, Emanuele Pozzolo, indagato per lesioni colpose, accensioni ed esplosioni pericolose e omessa custodia di armi, e proprietario della calibro 22 con cui al veglione di Capodanno a Rosazza (Biella) un trentunenne è stato ferito: «Al cenone c’era bisogno di andare armato? Per me è sempre inopportuno, ma non è una questione politica. Il partito poi valuterà la situazione. Io considererei meno grave se fosse inavvertitamente partito un colpo a lui, piuttosto che non ad altri a cui lui ha dato la sua pistola». Secondo il presidente del Senato si tratta di un problema di opportunità, visto che «la legge italiana sul possesso di armi è la più restrittiva d’Europa e sicuramente non va allargata. Anzi, io sarei ancora più rigido. In questo caso si tratta di un problema di opportunità».
Il presidente del Senato ha commentato anche la recente indagine sugli appalti Anas in cui è coinvolto l’ex parlamentare di Forza Italia Denis Verdini, padre della compagna del vice presidente del Consiglio Matteo Salvini: «Credo che farà bene il governo a guardare con la lente di ingrandimento, per il bene dei cittadini. Conoscendo Giorgia non ho il minimo dubbio che presterà particolare attenzione a quelle nomine perché ogni dubbio sia fugato».
La Russa ha voluto ampiamente chiarire a La Stampa le sue controverse dichiarazioni sulla riforma annunciata dal governo Meloni per dare più poteri al presidente del Consiglio. Il presidente del Senato aveva annunciato che questa riforma avrebbe ridimensionato i poteri del Capo dello Stato, una dichiarazione politicamente infelice che però non è stata commentata dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Per La Russa saranno ridotti solo le prerogative che «per prassi e non per la Costituzione, il Capo dello Stato ha dovuto meritoriamente svolgere in questi anni, quando mancavano le maggioranze parlamentari.Di fatto quando c’è stata una situazione con maggioranze chiare, il Capo dello Stato non ha mai dovuto sopperire all’inadeguatezza delle forzepolitiche per tenere in piedi una legislatura. Quando negli ultimi tempi, invece, questo non c’è stato, è toccato giustamente al Capo dello Stato trovare soluzioni per superare lo stallo. Con il premierato, però, non esisteranno più maggioranze incerte: sarà il popolo che decide il premier e qualora mancasse una maggioranza si tornerebbe a votare. Nessuna riduzione di potere del Presidente, dunque, nemmeno di quelli acquisiti per prassi, ma solo il venir meno, grazie alla riforma ora proposta, della necessità di riparare urgenze politiche dovute alla mancanza di maggioranza chiara».
Il presidente del Senato ha fatto intendere che potrebbe essere eliminata dalla riforma Casellati la proposta di un “premier di scorta” nominato dalla stessa maggioranza, in caso cadesse il governo caduto dal premier in carica. E anche che si potrebbe trovare una mediazione sulla proposta di eliminare i senatori a vita: «Se ci fosse quindi un emendamento che anziché abolirli li riducesse a due, massimo tre, ma senza il potere di votare fiducia o sfiducia al governo, non mi sentirei di condannarlo, anche per coerenza con me stesso».