Euristica a somma zeroNo, l’aumento della ricchezza non è direttamente correlato all’aumento della povertà

La percentuale di persone in condizioni di estrema povertà è diminuita dal ventotto per cento nel 2000 all’8,5 per cento di oggi. E negli ultimi anni il numero di miliardari è cresciuto di più proprio nei paesi in cui la povertà è diminuita maggiormente

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Nel 2020 i cinque uomini più ricchi del mondo avevano complessivamente un patrimonio di quattrocentocinque miliardi di dollari. Stando al nuovo rapporto Oxfam, questa cifra è ora salita a ottocentosessantanove miliardi di dollari. Nel frattempo, i miliardari del mondo sono diventati più ricchi di 3,3 trilioni di dollari nello stesso periodo. I quasi cinque miliardi di persone “più povere” del mondo hanno invece perso venti miliardi di dollari in ricchezza durante questo periodo. 

Naturalmente, Oxfam sceglie i dati in modo che si adattino alla sua tesi. Il 2020 è stato deliberatamente scelto come anno di confronto perché in quel periodo si è verificato un massiccio crollo, dovuto al Coronavirus, dei mercati azionari globali. Questo fa sì che i guadagni successivi dei super-ricchi appaiano, in confronto, ancora più alti. E poiché il numero di persone che vivono in condizioni di estrema povertà nel mondo è diminuito l’anno scorso (il che non corrisponde alla tesi), Oxfam utilizza improvvisamente una figura di riferimento completamente diversa, ossia i quasi cinque miliardi di “più poveri”. Ma non è questo il punto cruciale.

Oxfam suggerisce una correlazione tra l’aumento della ricchezza e l’aumento della povertà. Questo può aver senso per il numero esiguo di persone che sottoscrivono la cosiddetta euristica a somma zero. Il poeta comunista Bertolt Brecht ha espresso concisamente questa errata euristica a somma zero nella sua poesia “Alfabet”: «Disse il povero con un tic. Se io non fossi povero, tu non saresti ricco». Ma queste convinzioni a somma zero sono sbagliate. Secondo i dati della Banca Mondiale, nel 2000 il ventotto per cento della popolazione mondiale viveva in condizioni di estrema povertà, rispetto all’8,5 per cento di oggi! Nello stesso periodo, il numero di miliardari è passato da quattrocentosettanta a duemilaseicentoquaranta, e solo una minima parte di questo aumento è dovuto all’inflazione.

Nei Paesi in cui la povertà è diminuita maggiormente, il numero di miliardari è cresciuto di più. Nel 1981, l’ottantotto per cento della popolazione cinese viveva in condizioni di estrema povertà; oggi è meno dell’un per cento. Allo stesso tempo, il numero di miliardari in Cina è aumentato più che in qualsiasi altra parte del mondo, passando da zero a cinquecentosessantadue. Solo gli Stati Uniti ospitano più miliardari della Cina (e qualche anno fa la Cina ha persino superato gli Stati Uniti per un certo periodo). La ragione dell’aumento del numero di miliardari e della diminuzione della povertà è la stessa: la crescita economica come risultato di una maggiore libertà economica.

Chi desidera paesi senza miliardari non deve aspettare che vengano tutti espropriati. Ci sono Paesi senza miliardari in alcune parti dell’Africa, oppure Cuba o la Corea del Nord. Tra i Paesi con un gran numero di miliardari ci sono la Svizzera e Singapore, entrambi con un’alta percentuale di miliardari. Ma anche nella tanto lodata Svezia, la percentuale di miliardari (in rapporto alla popolazione) è del sessanta per cento(!) superiore a quella degli Stati Uniti. Sebbene la Svezia abbia un’elevata tassazione sul reddito, ha abolito le imposte sulle successioni, sulle donazioni e sul patrimonio. Secondo l’Indice di libertà economica, la Svezia è oggi il decimo Paese economicamente più libero (cioè capitalista) del mondo, mentre gli Stati Uniti sono solo al venticinquesimo posto.

Anno dopo anno, Oxfam presenta “studi” che portano sempre a chiedere di tassare di più i ricchi. Gli studi sono metodologicamente molto discutibili. Eppure i media cadono ogni anno nella stessa trappola, come ho mostrato in dettaglio nel mio libro “Ricchi! Borghesi! Ancora pochi mesi! Come e perché condanniamo chi ha i soldi”. Si ha l’impressione che i media non vogliano nemmeno guardare i dati reali; per loro lo studio è credibile perché si adatta al loro risentimento anti-ricchezza, per cui i ricchi sono i capri espiatori di tutti i mali del mondo.

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