Gli Stati Uniti non cercano la guerra, ma l’attacco aereo che ha causato la morte di tre soldati americani e il ferimento di altri trenta potrebbe spingere la Casa Bianca a colpire l’Iran.
L’episodio scatenante è quello avvenuto in Giordania nel fine settimana: alcune milizie sostenute da Teheran, stanziate in Siria, hanno guidato un attacco con drone senza pilota in una base americana chiamata Torre 22. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, aveva subito promesso di punire i responsabili «nei tempi e nei modi che sceglieremo».
Oggi la Casa Bianca afferma che l’amministrazione non sta cercando la guerra, ma non esclude attacchi sul territorio iraniano. «Non stiamo cercando un conflitto con il regime in modo militare», ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale John Kirby. «Non stiamo cercando noi l’escalation qui. Di fatto, questo attacco iraniano è già un’escalation e richiede una risposta».
L’attacco iraniano, riporta la Cnn, è il più grave e mortale contro le forze statunitensi nella regione dai tempi del bombardamento ad Abbey Gate che uccise tredici militari statunitensi. E di certo non è il primo di questo periodo: i militanti sostenuti dall’Iran hanno preso di mira le strutture militari statunitensi in Iraq e Siria più di centosessantacinque volte da ottobre, ferendo più di centoventi militari americani. Per questo motivo molti rappresentati del Partito Repubblicano al Congresso hanno chiesto agli Stati Uniti di colpire direttamente l’interno dell’Iran per inviare un messaggio chiaro.
Il tenente generale in pensione Mark Hertling ha affermato che la morte dei militari statunitensi “ha certamente superato la linea rossa del presidente”, e sia i funzionari che gli analisti si aspettano una risposta più forte che non sia necessariamente limitata a un paese o un giorno. Ma i funzionari hanno suggerito che è improbabile che gli Stati Uniti colpiscano l’Iran .
Il segretario di Stato Antony Blinken ha detto che il Medio Oriente in questo momento è in una fase di tensione particolare, ed è pericoloso tanto quanto lo è stato «almeno dal 1973, e forse di più». Per poi aggiungere: «La risposta degli Stati Uniti potrebbe essere multilivello, arrivare per fasi ed essere sostenuta nel tempo».
L’amministrazione Biden, scrivono Oren Liebermann, Natasha Bertrand e Katie Bo Lillis nel loro articolo sul sito della Cnn, potrebbe decidere di colpire nuovamente i militanti in Iraq, Siria o entrambi i Paesi, e potrebbe anche prendere di mira la leadership delle milizie regionali. Già all’inizio di gennaio gli Stati Uniti hanno preso di mira un membro anziano di Harakat al-Nujaba, un gruppo iraniano che ha attaccato le forze statunitensi. Ma si valutano anche altre opzioni, come ad esempio un attacco informatico. «Un funzionario statunitense ha detto che gli Stati Uniti stanno attenti a non essere troppo specifici sull’origine del drone o su quali militanti lo abbiano lanciato, al fine di preservare qualche elemento di sorpresa quando gli Stati Uniti risponderanno».
Colpire l’Iran direttamente sul suo territorio, però, è una delle opzioni meno probabili a questo punto. Gli Stati Uniti non vogliono entrare in guerra con Teheran e non cercano un conflitto più ampio.