Arte Fiera a Bologna compie cinquant’anni. Al netto di alcune edizioni annullate, la cifra tonda piace molto agli organizzatori, che puntano su questo elemento come rilancio dopo qualche evento sottotono. A questo “quasi-anniversario” partecipano fino a domenica 4 febbraio un totale di centonovantasei espositori all’insegna di un mercato italiano che nell’arte contemporanea crede nel senso che vede più la manifestazione di status, piuttosto che il sostegno alla ricerca e sviluppo della cultura.
Ma forse è il gioco delle parti, e quindi i tanti volti noti della preview – che sembrano essere invecchiati al pari della Fiera (e dell’Italia?) – sono almeno il segno di una pandemia ormai archiviata: in Italia siamo tornati a comprare arte e fare cultura, sempre attaccati al secolare mantra del «se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi».
In questo «non cambiamento» di mentalità e approccio, concentriamoci ora sulle dieci “chicche” dell’arte contemporanea proposte da chi ha cercato di portare delle innovazioni all’interno di un legittimo contesto di commercio e al di fuori/al di là di una scorpacciata di immagine e corpo, forse corrispettivo coerente a una cultura dell’immagine che va “mangiata” bulimicamente, di corsa, e che non ha tempo per pensare a ciò che sta introitando. E così, se la pittura torna padrona delle pareti dei nostri salotti, e perciò della fiera, senza essersi veramente sempre ripensata fino in fondo, stupiscono le opere che hanno il coraggio arrogante di mostrare il saper fare.
Ria Bosman con la Galleria Tatjana Pieters
La Galleria Tatjana Pieters presenta la prima personale a Bologna della pittrice belga Ria Bosman, classe 1956. Le sue opere, dall’immaginario puro e colorato, ispirate al mondo interiore dell’artista, evocano un’esperienza spirituale e suscitano emozioni. L’artista – che ha studiato arte monumentale – utilizza materiali sofisticati e design minimali, enfatizzando colori intensi e realizzando le delicate e fitte trame con le sue minute mani. Un’opera che è quasi il frutto di una performance di una donna “faber”, quasi sconosciuta in Italia.
Daniela Ortiz alla Galleria Laveronica
Irresistibile e giocosa l’artista e attivista Daniela Ortiz propone alla Galleria Laveronica diverse opere che vanno dalle ormai famose matriosche I figli dei comunisti al fianco del lavoro dedicato alla dinastia Thyssen. Il suo tratto sempre sarcastico, che rievoca esplicitamente il Sudamerica, non scade mai nella piaggeria di genere e risulta sempre quel tanto di gradevole e decorativo che sta bene in tutte le collezioni, che vogliono avere anche un’impronta sociale, non troppo “disturbante”. Che questa quasi decorazione stia diventando un problema? Vedremo come crescerà questa artista, ancora under quaranta.
Jingge Dong con la Galleria L’Ariete
Da segnalare anche Jingge Dong, pittore di punta della galleria di L’Ariete, che ha il coraggio di cimentarsi con la piccola ma pregnante scultura È in das. Come spiega l’artista: «Nella mia opera d’arte, ritraggo i demoni interiori che nascono dalle nostre emozioni instabili e desideri incontrollati. Quando ci abbandoniamo a questi demoni, iniziano a consumare i nostri cuori. Più profondamente cadiamo nella tentazione, più rapido e fatale diventa questo consumo. Una volta che il cuore è completamente divorato, l’individuo cessa di esistere. La battaglia con i nostri demoni interiori è essenzialmente una scommessa tra il piacere a breve termine e il beneficio a lungo termine. È una battaglia estenuante, una lotta solitaria in cui siamo allo stesso tempo il nostro unico avversario e l’unico su cui possiamo veramente contare».
Simone Racheli alla Galleria Clivio
A Bologna si possono anche studiare le ultime opere di Simone Racheli, già assistente di Boetti che traspone sulle sue carte circolari in modo virtuoso la sua ricerca sui filamenti di polvere. Il risultato è un incredibile paesaggio mentale, forse ancora grezzo dal punto di vista espositivo (dubbie cornici e rifiniture) ma dal grandissimo potenziale concettuale ed espressivo.
Simon Callery da UNOSUNOVE
Da UNOSUNOVE la tela diventa letteralmente scultura grazie alla ricerca artistica di Simon Callery, noto artista del Regno Unito nato a Londra nel 1960. Le sue opere partono da una rielaborazione delle tele che vengono immerse nel pigmento, lavorate con colla di coniglio e infine cucite, così da fondere pienamente la natura pittorica con quella scultorea e con il colore in un mix di luci e ombre che non può lasciare indifferenti. Il risultato minimalista e brutalista ha un non so ché di filosofico e irresistibile che, nonostante le taglie non sempre facili, può stare bene e dare senso a tutti gli ambienti e a tutte le gallerie-quadrerie.
Lucia Cantò alla Galleria Monitor
La giovanissima Lucia Cantò presentata dalla Galleria Monitor il suo corpo di lavori Atti certi per corpi fragili ha non solamente un titolo molto riuscito e accattivante, ma riesce a sposare tradizione, gusto estetico con l’arte partecipata e un senso che apre il cuore. Ciò che vediamo è un’installazione di vasi, ciascuno realizzato a quattro mani dall’artista insieme a una persona per lei importante. Ognuno ha scelto due vasi, li ha uniti, li ha coperti di argilla e li ha sigillati. Ogni unità rappresenta un ritratto, ma è anche il gesto impresso nella terra, che non viene cotta, il ricordo del tempo trascorso insieme.
Ernesto Sartori alla Galleria Marcelle Alix
La Galleria Marcelle Alix di Parigi espone le opere di Ernesto Sartori, pittore italiano nato a Vicenza nel 1982. Sartori sperimenta la scultura con il pennello in mano, utilizzando volumi per le sue necessità pittoriche. Le sue installazioni sono considerate esperimenti su larga scala per composizioni pittoriche che vanno oltre il modello, mantenendo una relazione stretta con la pittura. Le ultime opere sono quindi pittura su legno su tutte le sei facce dei parallelepipedi, rigorosamente lignei.
Adélaïde Feriot da Artopia Gallery
La giovane artista francese Adélaïde Feriot, classe 1985 e con un passato nella moda, dopo aver esposto le sue opere in varie istituzioni arriva a Bologna con le sue opere che traspongono la pittura sull’arte tessile: il colore prende il sopravvento il materiche quinte teatrali dalle profonde ispirazioni tattili: non a caso il teatro è stato la prima passione e campo di studi dell’artista.
Niko Luoma presso la Galleria MLZ Art Dep
Presso la Galleria MLZ Art Dep sono esposte le opere dell’artista finalndese Niko Luoma, riconosciuto a livello internazionale per i suoi esperimenti di astrazione fotografica. Il suo lavoro, basato su sistemi sperimentali, utilizza la luce come materia prima e incorpora proprietà casuali nel processo creativo. Influenzato da concetti di ordine e struttura, Luoma esplora la dimensione spaziale attraverso composizioni di colore e dimensionalità sovrapposte. Geniale il lavoro che trasforma in immagine fotografica astratta i volumi tratti dalle opere famose, tra cui quelli di Van Gogh.
Marco Palmieri da Antonia Jannone Disegni di Architettura
Marco Palmieri, architetto e artista milanese, crea una serie di fotografie che esplorano le nuove fisicità negli spazi virtuali, mantenendo principi base nonostante il cambiamento. Utilizza luoghi tecnologici come ispirazione, catturandoli in set di carta Arches acquerellati a mano e stampati su carta cotone. Con una carriera eclettica, ha collaborato con Ettore Sottsass e lavorato su progetti internazionali di architettura e design.
FuoriFiera: IV edizione di BOOMing
Infine per il “FuoriFiera” da segnalare “Adesso”, la quarta edizione di BOOMing Contemporary Art Show. Negli spazi rigenerati di DumBo il main project è affidato agli artisti Giulio Boccardi e Leonardo Panizza che, unendo performance e videoarte, riflettono sulla relazione uomo-natura dell’antropocene. L’azione è trasmessa in diretta streaming per la sua intera durata (quattro giorni di fiera), in collaborazione con Bluwire, Bearsound e Artsted sul canale YouTube di Exibart, visibile anche dalla lounge che sarà allestita all’interno della fiera.